Ragazze morte nel Milanese, parla l’uomo sulla mietitrebbia: «Sono sconvolto: vi spiego perché era impossibile vederle»

L’uomo alla guida del mezzo agricolo sostiene che dalla cabina di guida la vista è ridotta, e non ha avuto modo di vedere le due donne nel campo in mezzo alle alte piante di mais

«Sono sconvolto da quanto è successo. Non mi sono accorto davvero di nulla». A riferirlo è il bracciante 28enne indagato per omicidio colposo per la morte di due donne, i cui corpi sono stati ritrovati nel tardo pomeriggio dello scorso 3 luglio in un campo nelle campagne tra San Giuliano Milanese e Locate di Triulzi, nell’hinterland del capoluogo lombardo. L’uomo accusato di aver investito le due giovani ha riferito alla propria legale, l’avvocato Angela Maria Odescalchi, che dalla cabina di guida del mezzo che stava guidando non avrebbe potuto accorgersi delle presenza delle due giovani. L’uomo ha mostrato alla legale un video che evidenzierebbe quanto sia ridotta la visuale rispetto alle ruote in movimento, durante l’utilizzo del mezzo agricolo. In sua difesa, l’indagato ha infatti sottolineato che le ruote del mezzo che conduceva distano circa 3 metri dall’asse della cabina di guida, che è sopraelevata. Di conseguenza, a suo dire, il campo visivo non dava modo di poter intercettare le due donne in mezzo al campo, anche a causa dell’altezza delle piante di mais durante l’operazione di spargimento di pesticidi nel campo agricolo su cui stava lavorando.


I punti da chiarire nella vicenda

E se con tutte le probabilità questi saranno gli elementi che l’agricoltore porterà in propria difesa dalle accuse di omicidio delle due giovani, restano tuttavia numerosi i punti oscuri ancora da chiarire nella vicenda. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, infatti, assieme alle due ragazze erano presenti altre persone, tra cui alcune persone (non ancora identificate) che avrebbero fornito della droga alle due giovani e sarebbero fuggite dopo l’incidente mortale. A fianco dei corpi delle giovani sono stati ritrovate bottiglie vuote, carta stagnola, zampironi e dei cellulari che non appartenevano alle due donne. Parallelamente, gli investigatori hanno interrogato Meryem Sekka, cugina di Hanan Nekhla, che ha rivelato che le due giovani erano uscite per un appuntamento con due uomini, di cui tuttavia non conosce le generalità: «Non so chi sono, non li ho mai incontrati, credo che li abbiano conosciuti su Facebook». 


Foto in copertina: ANSA/ANDREA CANALI

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