Variante Delta, Crisanti: «Tra poco diventerà resistente ai vaccini, il liberi tutti è pericoloso. Si cominci a pensare alla terza dose»

«I festeggiamenti dopo la finale di Euro 2020 hanno aiutato il virus. Bisogna vaccinare più persone possibili e rafforzare la nostra capacità di tracciamento», dice il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova

Secondo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, la variante Delta è a un passo dal diventare resistente ai vaccini «quindi meno si trasmette e meglio è. Per questo, penso che bisognerebbe combinare la campagna vaccinale, vaccinando più persone possibili, e allo stesso tempo rafforzare la nostra capacità di tracciamento, perché diminuire la trasmissione potenzia l’effetto dei vaccini». A causa della variante i contagi sono vicini al raddoppio di settimana in settimana – tanto che cinque regioni rischiano di tornare in zona gialla -, e «saliranno a questo ritmo ancora per un mese e poi tutto dipenderà da quanto terrà la barriera dei vaccinati con due dosi e dei guariti», ha detto Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova intervistato da La Stampa. Sicuramente i festeggiamenti di domenica sera, dopo la vittoria degli Azzurri contro l’Inghilterra, hanno dato una mano al virus: «Soprattutto in Inghilterra dove il contagio supera i 30 mila nuovi casi al giorno e le restrizioni stanno venendo meno. Una situazione che rischia di facilitare nuove varianti più resistenti ai vaccini. In Italia per ora il contagio resta sotto i mille casi giornalieri ed è difficile rimanere infettati. Certo gli assembramenti aiutano sempre il virus».


«Contro i contagi vorrei le stesse garanzie al ristorante e in discoteca»

In questi giorni «i ricoveri sono leggermente aumentati, ma anche guardando all’esperienza inglese si può confermare questo rapporto inverso. Però non si può far finta che la variante Delta non sia un rischio per un Paese come l’Italia che ha protetto con due dosi meno della metà della popolazione». L’elemento di maggiore preoccupazione, spiega Crisanti, «è che se i dati israeliani sulla minore efficacia dei vaccini sono corretti non arriveremo all’immunità di gregge». Questo significa dover vaccinare tutti e preparare una terza dose aggiornata «su cui la comunità scientifica è bene che inizi a discutere».


«È vero che la tecnologia a Rna sta dando i migliori risultati, ma c’è la possibilità che non sia adatta per ulteriori somministrazioni a causa di alcuni effetti collaterali infiammatori». Per quanto riguarda i vaccini, in particolare al fatto che AstraZeneca e Johnson&Johnson hanno interrotto le consegne perché si somministrano solo Pfizer e Moderna, Crisanti sostiene che mentre all’inizio della campagna avere a disposizioni più vaccini è stato utile, ora è diventata «una complicazione. Meglio fare dei test per capire quale sia il migliore per la terza dose e andare avanti con uno». Sul Green Pass dice invece che al di là del certificato vaccinale «sarebbe importante non poter viaggiare senza due dosi o un tampone molecolare recente e in ogni caso cinque giorni di quarantena. E a parte quest’ultima vorrei le stesse garanzie al ristorante e in discoteca».

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