«È a nome di papà, non possono bloccarlo»: nelle intercettazioni i timori dei fratelli Bianchi sul reddito di cittadinanza

Indagati i genitori dei due ragazzi accusati dell’omicidio di Willy. La guardia di finanza punta a recuperare 29mila euro che sarebbero stati percepiti in maniera illegittima

«So tutte caz***e, mica lo pigli tu a nome tuo tutto quanto, lo piglia papà. La finanza non ha bloccato gnente». In un italiano stentato, a un mese dal massacro di Willy Monteiro Duarte, Marco Bianchi, in carcere, si mostra preoccupato per il possibile blocco del reddito di cittadinanza, percepito dalla sua famiglia. Alessandro, il fratello non coinvolto nell’omicidio, andato a trovarlo in carcere, lo tranquillizza. E critica invece l’atteggiamento di Gabriele, l’altro accusato di aver ucciso Willy. «Tu hai capito la problematica – dice Alessandro a Marco -, Gabriele non ha capito un ca**o. Scrive solo a Silvia, “amore mio Silvia, amore mio Silvia non mi tradire, di qua, di là, ti amo”». In queste intercettazioni dal carcere, Marco non sembra mostrare pentimento per l’assassinio di Willy, ma solo preoccupazione per il reddito di cittadinanza. Il sussidio, percepito dai fratelli Bianchi attraverso la famiglia, è stato revocato subito dopo l’omicidio del giovane di origini capoverdiane. La procura, adesso, ha chiuso l’inchiesta sul tenore di vita ostentato dai Bianchi, inviando i relativi avvisi giudiziari anche i genitori.


Le foto postate sui social dai fratelli Bianchi

Mentre padre e madre percepivano i soldi della norma bandiera del Movimento 5 stelle, i figli riempivano i social di foto in barca all’arcipelago pontino, in hotel di lusso a Positano, su suv e moto da corsa, con orologi di lusso al polso. Per gli inquirenti, è l’ennesimo raggiro compiuto ai danni dell’erario, sfruttando il reddito di cittadinanza. Il sostituto procuratore di Velletri, Giovanni Taglialatela, coadiuvato dalla guardia di finanza di Colleferro, ha chiuso le indagini preliminari e inviato gli avvisi a Ruggero Bianchi, il padre dei presunti assassini, e alla moglie Antonietta di Tullio, entrambi residenti in una villa alle porte di Artena. La stessa accusa di aver percepito illegittimamente il reddito di cittadinanza è stata rivolta anche ai genitori del coimputato Francesco Belleggia, Lorenzo Belleggia e Rita Soccodato. Adesso, si attende il rinvio al giudizio. Dai genitori di Marco e Gabriele la guardia di finanza punta a recuperare 29mila euro che sarebbero stati percepiti in maniera illegittima.


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