Blitz di CasaPound davanti alla sede dell’Aifa: «Verità per De Donno, la sua morte ha dei responsabili e dei mandanti chiari»

«Lo stop alla ricerca sul plasma iperimmune è stato un duro colpo per De Donno, deriso, umiliato ed emarginato da tutto il sistema affaristico col quale si è scontrato», scandisce al megafono Luca Marsella, tra i leader di CasaPound e consigliere municipale a Roma

Intorno alle 17 alcuni attivisti di CasaPound si sono resi protagonisti di un atto dimostrativo sotto la sede dell’Agenzia italiana per il farmaco, in via del Tritone, nel centro della Capitale. Qui hanno srotolato uno striscione sul quale, a caratteri cubitali e con il consueto font, è comparsa la scritta: «Verità per De Donno», l’ex primario di pneumologia dell’ospedale di Mantova trovato senza vita nella sua casa di Eremo di Curtatone, dopo essersi impiccato. Il dottor Giuseppe De Donno è stato il pioniere della terapia a base di plasma iperimmune contro il Coronavirus e sul suo caso la procura di Mantova ha aperto un’inchiesta «per valutare eventuali responsabilità di terzi». Con la sua azione dimostrativa CasaPound – che oggi è presente in diverse piazze italiane per manifestare contro il Green Pass – chiede «verità» e sostiene che «lo stop alla ricerca sul plasma iperimmune è stato un duro colpo per De Donno, umiliato ed emarginato da tutto il sistema affaristico col quale si è scontrato».


«De Donno è stato uno dei principali fautori della cura con plasma iperimmune ma, nonostante i risultati positivi, si è dovuto scontrare con una vera e propria campagna denigratoria – ha scandito al megafono Luca Marsella, tra i leader di CasaPound e consigliere municipale a Roma -. Lo stop alla ricerca sul plasma iperimmune è sicuramente stato un duro colpo per De Donno, un dolore difficile da superare, soprattutto, da medico e uomo di scienza, devi scontrarti con affarismo e speculazione». E ha concluso: «È in questo senso che noi oggi chiediamo verità: la morte di De Donno ha dei responsabili e dei mandanti chiari. È stato deriso, umiliato, emarginato, pur continuando a mettersi al servizio dei suoi pazienti, al contrario dei virologi da talk show, troppo impegnati a fare gli influencer».


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