De Donno rompe il silenzio stampa e spiega il motivo della sua «scomparsa». Sfumano le teorie di complotto – Il video

Era scomparso dai social, torna per chiarire i perché della sua scelta spazzando via le teorie di complotto

Dal 6 maggio 2020 era scomparso dai social il Dott. Giuseppe De Donno, pneumologo dell’ospedale Carlo Poma di Mantova diventato noto al pubblico per la terapia sperimentale del plasma, scatenando polemiche e teorie di complotto tra i suoi fan. Oggi, a distanza di due giorni, rompe il «silenzio stampa» pubblicando sulla sua pagina Facebook, riattivata per l’occasione, un breve comunicato e un video annuncio:


Carissimi, la vostra vicinanza in questi giorni, mi ha commosso. Vi posto un breve video, fatto d’impeto, per spegarVi il mio silenzio.
Io non cerco visibilità. Volevo visibilità per il plasma convalescente. Oggi una marea montante di ASST, città e regioni promuovono il nostro protocollo, identico o modificato nella forma ma non nella sostanza. Di questo ne sono orgoglioso, assieme ai miei Colleghi ricercatori. Molte Regioni stanno partendo con la istituzione di banche di plasma convalescente.
Continuate a sostenermi, sostenerci. Il nostro obiettivo oramai è a portata di mano. Non disperdiamo le energie.
Sempre vostro.
@docgiuseppededonno
E se vi sta a cuore il Centro di Ricerca Etico, come patrimonio di tutto il paese e non di una singola città, condvidete qesto post. Con la mia gratitudine infinita.
Promuoviamo la Scienza
nonsiamomammalucchi
vinciamonoi


Ecco quanto riportato nel video:

Cari amici, nei giorni scorsi la pressione mediatica e popolare sul mio operato è stata tale da non permettermi di operare serenamente, soprattutto nell’ambito della sperimentazione del protocollo implementato insieme ai colleghi di Pavia, del San Matteo di Pavia. Per questo motivo ho reputato prudente chiudere i miei account social Instagram, Twitter e anche Facebook sia del mio profilo personale che della mia pagina istituzionale. Questo per lanciare un messaggio di calma, un messaggio di rasserenazione. Se ho parlato e sono intervenuto in pubblico l’ho fatto semplicemente per fare informazione e vedo però che l’informazione è stata recepita da alcuni come mezzo per azzuffarsi con chi la pensa diversamente.

I miei interventi sui mass media sono stati animati dal solo spirito divulgativo e da un auspicabile sereno e professionale confronto con i colleghi su un protocollo che, oggettivamente, ottiene risultati lusinghieri, incoraggianti, ancorché oggetto di ulteriori approfondimenti scientifici. Un protocollo che ci invidiano moltissimi, un protocollo che è stato preso come esempio da molti stati europei e americani. Io vi ringrazio per la vicinanza, vi ringrazio per l’attenzione, ma non sono disponibile in questo momento a risse televisive, a zuffe mediatiche, con questo o quel collega, atteso che essendo tutti noi medici lavoriamo per una causa unica che è la lotta al Coronavirus, a questo terribile virus che ha determinato questa maledetta pandemia che ha causato molti morti nel nostro paese, molti morti nel mondo. Gli occhi di questi morti non me li dimenticherò mai. E, a differenza di come può pensare qualcuno, non utilizzo mai i morti per farmi pubblicità, questa è una speculazione che non accetterò mai.

Noi non siamo mammalucchi, non siamo però neanche in gara tra di noi colleghi e, come già è stato dichiarato da ASST Mantova, lunedì un’importante rivista scientifica sottometterà il nostro lavoro, analizzerà i nostri risultati, ci dirà se il lavoro che abbiamo compiuto è un lavoro degno di essere pubblicato su riviste di elevato impact factor, cioè di riviste importanti, di riviste cioè che fanno letteratura. Fino ad allora cercherò di mantenere un profilo molto basso nell’attesa che arrivino questi importanti risultati che non sono soltanto risultati personali, ma sono risultati che riguardano tutta la nostra comunità, la comunità mantovana, la comunità italiana, la comunità del mondo. Moltissimi paesi, come vi dicevo prima, ci hanno preso per esempio, moltissimi altri ospedali hanno preso per esempio l’ospedale di Mantova e l’ospedale di Pavia, Crema e Cremona son partite anche loro, Milano è partita anch’essa arruolando pazienti, così stanno facendo la Valle d’Aosta e il Piemonte, così sta facendo la Toscana, così sta facendo la Puglia, così sta facendo la Calabria. Si sta manifestando quello che io speravo, che io auspicavo, che noi mantovani e pavesi auspicavamo, una marea montante di centri che sperimentano il plasma iperimmune dei pazienti convalescenti. Un momento di grandissima democrazia, un momento di grandissima solidarietà, dove i pazienti guariti aiutano i pazienti ancora ammalati.

Io vi ringrazio e ringrazio anche le istituzioni che in questi momenti ci sono stati molto vicino. Ringrazio in particolare il Presidente Mattarella, che ha dimostrato la sua vicinanza a noi. Ringrazio il Papa insieme ai suoi vescovi, e soprattutto il mio vescovo che ha speso per me parole meravigliose e ha speso per me riflessioni che mi hanno cambiato la vita. Ringrazio i miei parroci, Don Cristian in particolare, ringrazio il mio amatissimo Don Sandro che sebbene da lontano non perde mai occasione di manifestare l’amore che prova per me.

Ringrazio i Nas, perché anche loro hanno dimostrato la loro serietà, hanno fatto il loro lavoro e hanno permesso di verificare quanto sia serio il lavoro della sperimentazione che noi insieme ai colleghi di Pavia abbiamo messo in atto. E ringrazio i giornalisti, non tutti di questi, ma la maggior parte si è adoperata affinché la verità possa andare avanti.

Grazie a tutti voi che in queste giornate durissime mi siete stati vicino aprendo social alternativi alla mia pagina Facebook. Vi ringrazio, vi ringrazio e vi abbraccio, però state attenti. Voglio che questi social siano un momento di vicinanza e un momento di amore, non utilizziamoli per fare cose alternative che non sono nel mio obiettivo, che è quello di promuovere la scienza.

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