Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi: i due ori che in dieci minuti hanno fatto la storia dello sport italiano

Tre figli, una passione per i tatuaggi e la grinta di chi non si arrende, l’uomo più veloce del mondo ha iniziato con il basket. Proprio come Gimbo, figlio d’arte e amante dei look stravaganti. Poi l’atletica li ha consacrati campioni

26 e 29 anni, l’atletica nel sangue e la grinta di chi è riuscito a entrare nella storia dello sport italiano e del mondo. Marcell Jacobs è l’uomo più veloce in assoluto con i suoi 9″80 in 100 metri, Gianmarco Tamberi salta oltre l’asta di 2 metri e 37, volando oltre il dolore di un infortunio che lo aveva messo all’angolo per cinque lunghi anni. Le imprese italiane di Tokyo 2020 sono destinate a rimanere nella storia dello sport di un Paese che continua ad essere orgoglioso dei suoi atleti. Tenaci, ma spesso anche fragili, hanno da sempre saputo condividere con il pubblico la semplicità di una passione diventata presto una ragione di vita.


Marcell Jacobs oltre i limiti

Tre figli, parecchi tatuaggi, e un unico mito di nome Pietro Mennea. Classe 1994, Marcell Jacobs nasce a El Paso in Texas, da madre italiana e padre texano. Il gigante buono dell’atletica italiana è cresciuto con il costante desiderio di superare i propri limiti, forte di un’educazione familiare che lo ha spronato a fare di più anche quando sembrava impossibile. Il padre Lamont è un ex militare americano del Texas ed ex militare dell’Us Army alla base di Vicenza. E mamma Viviana, donna dalla tempra fortissima che gli è sempre stato vicino, e che il giorno dopo l’impresa in batteria ai Giochi di Tokyo aveva ribadito decisa l’obiettivo del figlio: «Ora Marcell punta a scendere sotto 9”90». Lo ha dimostrato, è il più veloce. «La vita di Marcell è stata un grande sacrificio – ha commentato dopo la storica vittoria mamma Viviana -. È vissuto senza padre e gli ho fatto da papà e mamma. Ha superato tante difficoltà e ora si merita tutto. Avevo detto che era il nuovo Bolt».


Cresciuto in Italia, a Desenzano del Garda, Jacobs si avvicina allo sport praticando prima pallacanestro, poi il calcio, fino a mangiare la polvere della pista d’atletica, correndo i primi passi da velocista. Da lì una strada di record. Il primato juniores nel 2013 con 7.75, record che resisteva dal 1976. E poi il salto più lungo di sempre per un italiano nel 2016 con 8.48. Due anni con un infortunio al ginocchio, Jacobs rallenta ma non si ferma. Suo è il record italiano nei mondiali di Doha nel 2019 con i suoi 38.11 nella staffetta 4×100. L’ultimo traguardo prima dei mondiali è stato il trionfo di Torun del 2021, con il record italiano di 6.47 nei 60 metri. Il resto a Tokyo 2020 è ormai entrato nella storia.

Gimbo, gli infortuni nella storia della sua famiglia

ANSA/AP/ KIN CHEUNG | Gianmarco Tamberi nella finale di salto in alto di Beijing 2015 con la sua ormai famosa barba a metà

Ha gioito come un bambino dopo aver capito di essere il campione olimpico nel salto in alto di Tokyo 2020. E lo ha fatto con ancora più entusiasmo quando ha deciso di dividere la gioia con l’amico e atleta pari merito Mutaz Barshim. I due hanno volato a 2.37 metri con due splendidi ori ex aequo. In quel «Two is better than one» pronunciato da Barshim per comunicare alla giuria la decisione presa insieme a Tamberi di rinunciare allo spareggio, tutto il valore di un percorso doloroso, ricco di infortuni conosciuti da entrambi. Gianmarco Tamberi ha soli 26 anni, e dopo l’incidente al ginocchio che 5 anni fa lo volle fuori dai Giochi a Rio 2016, a Tokyo 2020 entra ufficialmente nell’olimpo dei più forti atleti italiani. Come lui solo Sara Simeoni a Mosca 1980.

Nato ad Ancona, già all’età di 12 anni Gimbo scalpitava sulla pedana del salto capace di superare il 1 metro e 52. Figlio d’arte, ha sempre saputo bene cosa volesse dire lottare contro un destino non del tutto favorevole. Il padre Marco saltava 2.28: due volte primatista italiano e presente alle Olimpiadi di Mosca del 1980, fu vittima di un grave incidente stradale che gli interruppe la carriera. Anche la rottura del legamento deltoideo del piede sinistro di Gianmarco era stata da molti considerata troppo invalidante per consentirgli di tornare a saltare. Ma Gimbo non si è arreso. Dopo cure e decine di trattamenti di fisioterapia, nel 2018 tornò a saltare 2 metri 33, vincendo con 2.35 il titolo europeo a Glasgow.

In comune con Jacobs una vecchia passione per la pallacanestro, «quando vedo una palla non resisto, potreste tranquillamente trovarmi su qualche campetto a fare gare di schiacciate». Ma l’atletica ha sempre conquistato gran parte delle sue giornate. Dai mondiali allievi al bronzo nella rassegna continentale juniores, fino al 2012 quando a 20 anni Tamberi si piazzò quinto agli Europei di Helsinki e si guadagnò il pass per i Giochi di Londra. Nel 2015 il suo primo record italiano assoluto con 2.34. Le imprese continuano e a Portland, un anno dopo, riporta dopo 13 anni un titolo in Italia con 2.36: prima di lui Giuseppe Gibilisco a Parigi 2003 ma nell’asta, nessun italiano era mai riuscito nel salto in alto.

Per anni tesserato con le Fiamme gialle, quest’anno Tamberi ha effettuato un passaggio di gruppo sportivo militare, passando alle Fiamme Oro. Fidanzato con Chiara Bontempi, le ha fatto una proposta di matrimonio il giorno prima della partenza per il Giappone, condividendo il video con i suoi quasi 200mila followers su Instagram. Appassionato di musica, ha divertito con look stravaganti in tutte le sue finali tranne che in quella di Tokyo dove dopo quasi 10 anni di capelli colorati e tagli bizzarri, Gimbo si è presentato in pedana senza la solita mezza barba porta fortuna, da cui nasce il soprannome affibiatogli di “halfshave“.

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