Dati Eurostat, alle madri italiane il primato della disoccupazione in Europa

Il binomio famiglia-lavoro rimane negativo per le donne mentre gli uomini risultano premiati nel lavoro dalla nascita dei figli

Le madri italiane hanno il primato della disoccupazione in Europa. È quanto emerge da una classifica pubblicata dall’Eurostat, che evidenzia come nel 2020 – con il 57,3% di donne lavoratrici con figli – l’Italia si classifichi ultima del continente, preceduta dalla Grecia (61.3%) e dalla Spagna (66.2%). Un trio di Paesi accomunati dunque da una triste realtà: meno di due terzi delle donne con figli risultano impiegate.


Le madri single le più colpite

Il rapporto evidenzia anche un curioso paradosso: se le donne sono danneggiate relativamente dalla nascita dei figli, gli uomini sembrano beneficiarne. Le lavoratrici mamme sono il 72,2 per cento contro il 76,8 di chi non ha bambini, mentre risultano occupati il 90 per cento di uomini con figli contro l’80,9 di chi non ne ha. La tendenza tocca anche le madri all’interno di una coppia: in questa porzione di popolazione femminile in Italia il calo tocca quota 54,3 per cento, mentre nel 2015 era del 56,5 per cento. Le difficoltà di lavorare e mantenere una famiglia da sole hanno influito sullo scenario italiano, che vede le madri single impiegate in calo di quasi 2 punti percentuali, arrivate al 70,7 per cento rispetto al 72,6 rilevato nel 2015. L’unico miglioramento, comunque al di sotto della media europea, arriva dalle donne single e senza figli, passate al 69,4 per cento contro il 66 registrato nel 2015. Il dato è comunque più basso rispetto al 2019 dell’1,4 per cento.


Titolo di studio e disparità

Le quote più alte di madri occupate, invece, si trovano in Slovenia, con l’86,2 per cento, in Svezia, con l’83,5, e nei Paesi Bassi, con l’80,7 per cento. Per i papà i luoghi migliori dove lavorare nell’Unione sono la Repubblica Ceca (96,5 per cento), Malta (95,7 per cento) e ancora la Slovenia (95 per cento). Tra le informazioni più interessanti c’è il divario di genere sia con chee senza figli: ancora l’Italia figura tra i paesi con più criticità con 28,9 punti per gli uomini e 12,5 per le donne rispetto al dislivello rilevato in paesi come Portogallo (0,1 punti), Belgio (0,8 punti) e Germania (1,0). La disparità si allarga, in particolare, nei casi di donne dove il livello di istruzione è più basso in relazione al numero di figli. Dal documento, infatti, è chiaro che maggiore è il numero di bambini, maggiore è il divario occupazionale tra le donne con un livello di istruzione basso e quelle con un diploma di studi più alto. Questo gap varia da 32 punti per le donne con un figlio e arriva fino a 48,4 per quelle con tre o più bambini. Per gli uomini il quadro è diverso: chi è senza figli ha un tasso di occupazione medio più basso (80,9 per cento), ma un tasso più alto, fino al 92,4 per cento, se padre di due o più bambini.

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