In Evidenza ENISiriaUSA
ESTERIAfghanistanG7Talebani

Afghanistan, centinaia di combattenti talebani sono diretti nel Panjshir, base della resistenza. Martedì riunione del G7

22 Agosto 2021 - 21:00 Redazione
Il leader dei ribelli smentisce le notizie di un accordo imminente con i militanti islamici. Prosegue il caos all'aeroporto di Kabul: 20 morti in una settimana

Ancora caos all’aeroporto di Kabul. A una settimana dalla presa della capitale dell’Afghanistan da parte dei talebani, secondo quanto riferito da fonti della Nato, sono almeno 20 le persone che hanno perso la vita nella calca cercando di aprirsi un varco per imbarcarsi e lasciare il Paese, secondo le dichiarazioni di un funzionario della Nato. «La crisi all’esterno dell’aeroporto di Kabul è una disgrazia. Il nostro obiettivo è evacuare tutti gli stranieri il prima possibile», ha spiegato il funzionario. E mentre proseguono a rilento le operazioni di evacuazione (stamattina sono atterrati a Fiumicino 211 cittadini afgani), negli Usa il presidente Joe Biden sarebbe pronto a ordinare alle compagnie di linea americane di aiutare il governo a trasportare fuori dall’Afghanistan i civili in lista.

Intanto i talebani si dirigono verso il Panjshir, l’ultima roccaforte della resistenza afgana contro i militanti islamici. Da uno dei loro account Twitter ufficiali hanno scritto: «Centinaia di mujaheddin dell’Emirato islamico si stanno dirigendo verso la regione del Panjshir per assumerne il controllo, dopo che i funzionari locali si sono rifiutati di consegnarlo pacificamente». Ma il leader della resistenza Massoud non cede e dichiara che «La resistenza continua». All’intensificarsi degli scontri nel Paese aumentano anche i rischi per la popolazione civile. In giornata il Segretario alla Difesa americana Lloyd Austin ha chiesto all’aviazione civile e commerciale di mettere a disposizione dai 6 ai 18 aeroplani per agevolare le operazioni di trasporto dall’Afghanistan e garantire l’evacuazione da Kabul.

Johnson: «Martedì riunione d’urgenza del G7»

Nel pomeriggio il premier britannico Boris Johnson ha annunciato con un tweet di aver convocato per il prossimo martedì una riunione straordinaria del G7. «Martedì convocherò i leader del G7 per colloqui urgenti sulla situazione in Afghanistan», ha scritto il primo ministro. «È fondamentale che la comunità internazionale collabori per garantire evacuazioni sicure, prevenire una crisi umanitaria e sostenere il popolo afghano per preservare i risultati degli ultimi 20 anni».

Oggi l’esercito britannico ha comunicato, attraverso il ministero della Difesa, di aver evacuato circa 4 mila persone dallo scorso 13 agosto. Secondo le stime fornite da Londra altri 5 mila posti sarebbero riservati a collaboratori e traduttori afgani. Al momento il governo inglese è riuscito a far abbandonare il Paese a 300 cittadini britannici.

La strategia del Pentagono

La flotta di aerei richiesta dal Pentagono e da Austin coinvolgerebbe tre aerei ciascuno da American Airline, Atlas Air, Delta Air Lines e Omni air; due da Hawaiian Airlines e quattro da United Airlines. Lo stesso responsabile dei rapporti con la stampa del Pentagono, John Kirby, ha rassicurato che la decisione «non impatterà negativamente sui voli commerciali». Il piano prevede che i voli non atterreranno all’aeroporto “Hamid Karzai” di Kabul per questioni di sicurezza. Secondo Kirby, gli aerei non voleranno nell’aeroporto internazionale “Hamid Karzai” di Kabul, ma trasporteranno i passeggieri dalle stazioni di passaggio, come il Kuwait, una volta lasciata la Capitale. Dove, invece, resteranno i soldati per dedicarsi all’evacuazione.

Il numero di velivoli richiesti potrà aumentare se necessario, ha tenuto a precisare Washington: aiuteranno invece a trasportare negli Usa e in Europa (Germania, Italia, Spagna e altri Paesi) con le persone evacuate che a bordo di aerei militari che arriveranno nelle basi Usa in Medio Oriente, Qatar, Bahrain ed Emirati Arabi. Il programma straordinario che attiva la Civil Reserve Air Fleet risale a 70 anni fa e fu creato nel 1952, in piena Guerra Fredda, in seguito al ponte aereo di Berlino del 1948-1949, organizzato dalle potenze occidentali per aiutare i cittadini di Berlino Ovest rimasti isolati dal blocco delle vie di comunicazione messo in atto dall’Unione Sovietica.

Le operazioni di soccorso

Diverse cancellerie europee e internazionali si stanno adoperando per portare in salvo dal Paese civili e collaboratori. L’Air Mobility Command americano ha annunciato la nascita di una bambina a bordo di un C-17 dell’aeronautica diretto alla base di Ramstein in Germania. La base in questione è utilizzata per il transito delle persone evacuate dall’Afghanistan. Anche l’esercito olandese in mattina ha annunciato di aver inviato truppe di rinforzo ai 62 militari presenti a Kabul per «aiutare e garantire l’evacuazione e la protezione della squadra consolare». Sono invece 83 le persone portate a Kiev, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Sul volo militare diretto nella capitale dell’Ucraina anche 31 cittadini ucraini, oltre a «stranieri, come donne e bambini afgani, e attivisti per i diritti umani e giornalisti che lavorano a Kabul».

Le preoccupazioni internazionali

Dopo il muro eretto dalla Grecia e quello di confine che separa l’Iran dalla Turchia, i flussi migratori sono rimasto stabile negli anni. La crisi in Afghanistan, tuttavia, preoccupa l’Unione Europea che teme l’intensificarsi della crisi umanitaria sulle rotte migratorie. Anche da Pechino, la cui linea diplomatica è quella di dialogare col nuovo governo talebano in funzione degli interessi geopolitici e commerciali nel Medio Oriente, sono subentrate perplessità rispetto agli scenari che la crisi a Kabul potrebbe portare.

Proprio in ottica commerciale i possibili teatri di conflitto e gli attentati terroristici potrebbero non solo destabilizzare il territorio afgano, ma anche quello cinese, soprattutto per quanto riguarda il confine a nord ovest della regione dello Xinjiang, dove c’è una importante presenza di cinesi musulmani. «Penso che Pechino giocherà sulla narrativa dell’incoscienza americana e del declino dell’Impero, dipingendo questo come prova del perché la Cina sarà una amministratrice migliore per il cuore dell’Eurasia», ha affermato Raffaello Pantucci, esperto della regione presso il Royal United Services Institute di Londra. «In realtà non mi è chiaro se vedo così tanti enormi vantaggi per Pechino in questo momento».

I talebani in marcia verso il Panjshir. Ma il leader della resistenza Massoud non cede

I talebani da giorni sono diretti verso la Valle del Panjshir, l’ultimo bastione di resistenza ai militanti islamici, nella provincia del Nord-Est dell’Afghanistan, dove Ahmad Massoud, figlio del “Leone del Panjshir” assassinato nel settembre 2001 da al-Qaeda, ha rinnovato un appello alla ribellione: «Ho ereditato da mio padre, l’eroe nazionale e comandante Massoud, la sua lotta per la libertà degli afgani. Questa lotta è ora mia, per sempre: la resistenza continua». E dopo l’ultimatum lanciato dai talebani che, secondo i media internazionali, avrebbero dato 4 ore per la resa della regione, dal profilo ufficiale di Panshir Province, riconducibile al gruppo guidato da Ahmed Massoud, sono state smentite «categoricamente» le voci relative alla disponibilità di «formare un governo inclusivo con i talebani attraverso negoziati politici».

L’allarme dell’Onu: «L’Afghanistan sull’orlo della catastrofe»

L’Afghanistan affronterà una «catastrofe assoluta» con fame diffusa, persone senza casa e collasso economico a meno che non venga concordato un urgente sforzo umanitario sulla scia del ritiro dal Paese degli Stati Uniti. A lanciare l’allarme ai leader mondiali è Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale per l’Afghanistan del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, dichiarando al britannico Observer che un’azione rapida e coordinata è fondamentale. «Altrimenti, una situazione già orrenda diventerà solo una catastrofe, un completo disastro umanitario», ha detto. «Dobbiamo portare rifornimenti nel Paese, non solo in termini di cibo, ma anche di forniture mediche, di ripari. Abbiamo bisogno di soldi e ne abbiamo bisogno ora», ha aggiunto.

Caos all’aeroporto, i talebani accusano gli Usa

Il caos di questi giorni all’aeroporto di Kabul è «colpa degli Stati Uniti»: lo ha detto oggi un funzionario talebano. «L’America, con tutta la sua potenza e le sue strutture non è riuscita a portare l’ordine all’aeroporto. C’è pace e calma in tutto il Paese, ma c’è caos solo all’aeroporto di Kabul», ha affermato il funzionario Amir Khan Mutaqi.

Sette vittime nella calca vicino all’aeroporto

Sette persone tra la folla vicino all’aeroporto di Kabul sono morte nella calca mentre cercavano di avvicinarsi allo scalo per lasciare il Paese: lo riporta Sky News, che cita un comunicato diffuso questa mattina dal ministero della Difesa britannico. Un portavoce del ministero ha detto che le vittime sono civili afgani. Le «condizioni sul terreno rimangono estremamente impegnative, ma stiamo facendo tutto il possibile per gestire la situazione nel modo più sicuro possibile», recita il comunicato del ministero. Ieri, secondo i media, quattro persone sono morte nella calca fuori dall’aeroporto della capitale afgana.

Il piano di Biden per l’evacuazione su voli di linea

Il presidente Usa Biden potrebbe ordinare alle compagnie aeree americane di aiutare a trasportare le persone evacuate dall’Afghanistan, l’ennesimo sforzo per tentare di risolvere il caos di Kabul. Lo riporta il Wall Street Journal, che parla di un «programma di emergenza di aviazione civile» che prevede anche l’aumento delle basi Usa in cui portare i rifugiati afghani. Nel dettaglio, la Casa Bianca starebbe studiando l’attivazione della Civil Reserve Air Fleet (Craf), creata nel 1952 allo scopo di fornire al Pentagono aerei civili in caso di emergenze, come quella di un ponte aereo per organizzare il quale non basta la disponibilità di aerei militari. Se il programma sarà varato, spiega il Wsj, almeno cinque compagnie aree Usa dovranno mettere a disposizione 20 aerei di linea cha affiancheranno i voli militari impegnati nell’evacuazione di americani e afghani dall’Afghanistan. Gli aerei civili non potranno volare sopra Kabul, caduta nelle mani dei talebani, ma dalle basi Usa in Qatar, Bahrain e in Germania aiuteranno a smistare le migliaia di evacuati dalla capitale afghana a bordo dei voli militari.

Foto di copertina: Una delle immagini pubblicate sui profili ufficiali dei talebani

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti