Luca Zaia all’attacco di Francesca Donato e dei leghisti che strizzano l’occhio ai No vax

Il governatore del Veneto: «Sul Green Pass abbiamo vinto noi e la linea della responsabilità. Nel Carroccio nostalgici? Ne prendiamo atto»

«Non la conosco». Bastano tre parole al presidente della Regione Veneto Luca Zaia per liquidare in un’intervista al Corriere della Sera l’europarlamentare leghista Francesca Donato, che nei giorni scorsi ha sbeffeggiato la figlia di un medico morto di Covid-19 e si è poi a modo suo scusata. La freddezza della battuta va spiegata politicamente: Donato fa parte di quell’infornata di eletti voluti da Matteo Salvini, che nel frattempo si sono schierati contro il Green Pass obbligatorio e parlano spesso di vaccini e vaccinazioni senza troppa cognizione di causa. Zaia, così come altri governatori e, nel Carroccio, i rappresentanti dell’ala “tradizionale” del Carroccio (come il ministro Giancarlo Giorgetti) li vedono come il fumo negli occhi. E non perdono occasione per far notare la loro estraneità al sentiment del partito. E infatti nell’intervista Zaia ci tiene proprio a rimarcare la differenza tra i parlamentari che votano con Fratelli d’Italia contro il Green Pass obbligatorio e i governatori che invece seguono una linea opposta: «La nostra stella polare è il riconoscimento della campagna vaccinale e della sua promozione, e dall’altro lato il riconoscimento del green pass, che è una patente di libertà».


E se al presidente veneto fanno notare che la Lega strizza l’occhio ai No vax, la risposta è chiarissima: «Davanti a scelte così importanti, il dibattito e la discussione sono inevitabili. Ma nella Lega la linea che vince è quella della responsabilità messa nero su bianco dai governatori. Poi, se resta qualche nostalgico del no green pass o del no mask, ne prenderemo atto. Io penso che non ci siano alternative alle scelte che abbiamo fatto». Anzi, di più. Perché quando il giornalista Marco Cremonesi gli fa notare che nella Lega in molti pensano che ci siano alternative, Zaia diventa ancora più tranchant: «Ma certo, la teoria delle cure solo domiciliari, la teoria secondo cui il Covid è solo un’influenza… In fondo, la teoria della selezione naturale. Se lo pensiamo, diciamolo. Io invece penso che in un Paese civile sia impensabile il ritenere che sulla base dell’età uno abbia meno il diritto di vivere. Che poi, il virus ne colpirebbe tanti, anche giovani. Il fatto è che senza vaccino e senza ospedali non se ne esce». Più chiaro di così è difficile. Chissà se a Salvini fischieranno le orecchie.


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