Ancora guai per don Francesco Spagnesi, il prete agli arresti domiciliari per traffico internazionale di droga, spaccio, appropriazione indebita e tentate lesioni gravissime. Adesso la procura di Prato lo accusa anche di truffa. Avrebbe chiesto soldi ai fedeli dopo che il vescovo gli aveva bloccato l’uso dei conti della parrocchia (divieto che era scattato alla fine dell’aprile scorso dopo che si è scoperto che, nel corso degli anni, avrebbe di fatto prosciugato le casse). In quel periodo, non sapendo più come reperire denaro per acquistare la droga, avrebbe deciso di rivolgersi direttamente ai fedeli truffandoli. In particolare, avrebbe chiesto loro di elargire aiuti economici (decine di migliaia di euro, secondo le ricostruzioni) da destinare a famiglie bisognose che erano cadute in povertà durante il periodo della lotta al Covid. Per evitare di far confluire quei soldi sul conto della parrocchia, avrebbe invitato i fedeli a versare il denaro su una carta prepagata a lui intestata.
La difesa: «Vuole disintossicarsi»
Intanto il prete – tramite il suo legale, Federico Febbo, che lo difende insieme alla collega Costanza Malerba – «ha detto che vuole disintossicarsi, che vuole iniziare un percorso e per questo già nei prossimi giorni riceverà una visita del personale del Sert». «Il massiccio uso di cocaina – ha spiegato il legale – lo ha distaccato dalla realtà fino a fargli vivere una doppia vita». Il prete ha consegnato, nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice, un elenco dei parrocchiani truffati – con le cifre offerte da ciascuno – così da risarcirli il prima possibile.
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