Colin Powell è morto in ospedale per complicazioni legate al Covid, così come annunciato dalla sua famiglia. Si tratta dell’ex generale statunitense e primo segretario di Stato americano nero. Protagonista nell’amministrazione di George W. Bush dal 2001 al 2005, fu decisivo per l’entrata in guerra contro l’Iraq. «Il generale Colin L. Powell, ex segretario di Stato degli Stati Uniti e presidente del Joint Chiefs of Staff, è morto questa mattina a causa di complicazioni dovute al Covid-19», hanno scritto i suoi familiari su Facebook precisando, poi, che fosse pienamente vaccinato, con doppia dose. «Abbiamo perso un marito, un padre, un nonno e un grande americano, straordinario e amorevole», hanno aggiunto. «L’America perde un gran servitore dello Stato», questo il commento dell’ex presidente statunitense George W. Bush.
Chi era Colin Powell
Powell è stato anche il più giovane in assoluto della storia a ottenere la carica di capo di Stato maggiore delle forze armate statunitensi. Ha influenzato la politica estera del Paese, ha combattuto in Vietnam e ha lavorato come diplomatico, consigliere per la sicurezza nazionale e presidente del Joint Chiefs of Staff, organo che racchiude tutti i vertici delle forze armate americane. Negli anni ’90 venne considerato un possibile candidato alla Casa Bianca ma nel 2003 a segnare la sua carriera fu il discorso alle Nazioni Unite che aprì la strada all’invasione dell’Iraq, Paese che Powell definì pubblicamente produttore di antrace e di armi biologiche. In quello stesso momento dichiarò di avere le «prove» dell’attività pericolosa di Saddam Hussein. «Non posso dirvi tutto ciò che sappiamo. Ma posso dirvi che l’insieme delle cose venute alla luce nel corso degli anni è molto preoccupante. I fatti e i comportamenti dimostrano come Saddam Hussein e il suo regime nascondano i loro tentativi di produrre più armi di distruzione di massa», disse. Dichiarazioni che poi non si rivelarono vere. Nel 2008, ormai lontano dal partito repubblicano, Powell appoggiò la candidatura di Barack Obama alla Casa Bianca.
Foto in copertina: EPA/DNCC
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