Eitan, la scia di veleni dopo la sentenza. La zia rompe il patto coi nonni: «Resta con me, di loro non mi fido»

La famiglia materna contesta la sentenza del Tribunale di Tel Aviv, ritenuta «una convalida ufficiale che può impedire alla famiglia di sua madre, la famiglia Peleg, di essere parte della vita» del bambino, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone

Dopo la contestazione della famiglia Peleg al tribunale di Tel Aviv per denunciare il mancato rispetto dell’accordo con i Biran sui giorni di affido temporaneo del piccolo Eitan, la zia paterna del bambino risponde alle accuse lanciate dai nonni materni. All’indomani della sentenza del tribunale della famiglia israeliano che ha stabilito l’affidamento alla zia Aya Biran, i nonni materni hanno accusato Biran di non aver portato il bambino da loro come previsto dal patto del mese scorso. E la zia paterna di Eitan, confermando di non aver riportato il bimbo ieri sera ai nonni materni, ha giustificato tale decisione perché, come riferito dai suoi legali, «nella sentenza con cui ieri la giudice ha deciso che il bimbo dovrà tornare in Italia, sulla base della Convenzione dell’Aja, questo aspetto non è stato normato». L’avvocato di Biran, secondo quanto riferito dall’Ansa, avrebbe spiegato al Tribunale che il bambino «è al sicuro con lei» e che la donna «non si fida dei Peleg», già indagati dalla procura di Pavia per il rapimento del bambino. Per questa ragione, dunque, la zia Aya Biran sta tenendo il piccolo Eitan con sé. La zia paterna, inoltre, al momento non può rientrare in Italia con il bambino perché deve attendere una settimana dal verdetto di ieri, 25 ottobre, in cui le è stato affidato il bambino. Nell’arco di questi sette giorni, la famiglia Peleg può presentare ricorso contro il verdetto del tribunale israeliano, chiedendo anche la sospensione dell’esecutività della decisione.


L’accordo temporaneo sull’alternanza della custodia del bambino

All’inizio dello scontro in tribunale a Tel Aviv, infatti, le due famiglie si erano accordate temporaneamente per ospitare Eitan per tre giorni ciascuno, in attesa della sentenza. L’avvocato di Shmuel Peleg, il nonno di Eitan, ha detto che «ieri Aya Biran avrebbe dovuto consegnare Eitan alla casa di suo nonno Shmuel, così come era stato concordato fra parti e convalidato dal Tribunale e la sua decisione di impedire alla famiglia Peleg di vedere il nipote Eitan è la dimostrazione totale di tutto quanto su cui la famiglia Peleg metteva in guardia e temeva». Il legale, a nome della famiglia materna, contesta la sentenza del Tribunale, ritenuta «una convalida ufficiale che può impedire alla famiglia di sua madre, la famiglia Peleg, di essere parte della vita» del bambino. I nonni materni del bambino puntano il dito contro la zia paterna che, secondo quanto riferito dal loro legale, «da un lato sventola convenzioni e leggi, Aya calpesta brutalmente l’accordo da lei firmato, ed impedisce alla famiglia Peleg di trascorrere momenti di grazia con il loro amato nipote».


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