La questione europea spacca il M5s: montano i malumori per il passaggio nel gruppo dei socialisti Ue

Il tempo stringe. Tra un mese, si ridiscutono tutte le cariche dell’europarlamento: «Senza gruppo, siamo ininfluenti»

La rivoluzione contiana nella galassia 5 stelle non ingrana. Il Movimento resta più ancorato che mai alle sue contraddizioni e, a furia di esercitare gli attriti, il gruppo rischia di spaccarsi. Lo dice apertamente l’ex ministro Vincenzo Spadafora, che parla di «rischio scissione», lo mormorano in molti. Giuseppe Conte non ha tra i parlamentari lo stesso seguito che raccoglie nelle piazze. Gli indizi di una difficoltà riorganizzativa si sprecano: dalla mancata rielezione del fedele Ettore Licheri a capogruppo al Senato alle uscite di Luigi Di Maio che anticipano le mosse del presidente. Come quella sull’entrata del Movimento nel gruppo dei socialisti europei. Beppe Grillo, intanto, snobba l’invito di questa sera, 9 novembre, a Roma, per incontrare i gruppi parlamentari.


I 5 stelle si avvicinano in maniera scomposta alle elezioni del presidente della Repubblica, partita che Conte giocherà in concomitanza con la nomina del capogruppo pentastellato alla Camera. Davide Crippa, che è un uomo di fiducia del garante e non dell’avvocato, è favorito per la riconferma. Altro deficit per la presidenza di Conte, il quale sembra avere più alleati nel Pd bettiniano che nel suo Movimento. Anzi, pare che Conte abbia discusso di Quirinale prima con Goffredo Bettini, nella festa di compleanno del Dem alla quale era presente anche Gianni Letta, che con i suoi gruppi di Camera e Senato. E ciò ha fatto esplodere, per l’ennesima volta, le chat dei parlamentari grillini. «Conte non può farsi dettare la linea da Bettini senza chiederci nulla», scrive un deputato. «Siamo passati da Dario Fo a Bettini», commenta un altro.


Il senso di abbandono degli europarlamentari

Ma che Conte rimandi i discorsi faccia a faccia con i suoi, ne è la riprova la questione europea. Giovedì 11 novembre, a Bruxelles, ci andrà Enrico Letta e non lui: il segretario Dem incontrerà i suoi per discutere anche dell’eventuale adesione dei 5 stelle all’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, l’S&D. Gli europarlamentari grillini, invece, continuano ad attendere notizie da Roma. Dai primi di agosto, quando Conte è stato ufficialmente investito della carica di presidente del Movimento, l’avvocato non è mai volato a Bruxelles. I deputati 5 stelle in Europa, ormai, sono rimasti in otto, quasi la metà dei 14 eletti a maggio 2019. Faticano a richiamare l’attenzione della dirigenza grillina e alcuni di loro dicono di sentirsi «abbandonati da Roma». La maggior parte di loro auspica il passaggio nel gruppo con i socialisti perché, al momento, «siamo irrilevanti nell’europarlamento».

Ma c’è un problema. O meglio, un ostacolo al passaggio nel gruppo rappresentato in Italia dal Pd. La posizione del grillino Fabio Massimo Castaldo, attualmente vicepresidente del parlamento europeo: se il M5s confluisse nell’S&D, difficilmente Castaldo potrebbe mantenere la carica per una questione di ripartizione degli incarichi tra i differenti gruppi dell’europarlamento. E lui, non lo nasconde, quel ruolo non vuole perderlo. La vicepresidenza porta con sé svariati vantaggi: dall’assunzione di un funzionario in più alla partecipazione alla Conferenza dei presidenti. «Vantaggi individuali che non si riverberano sugli altri eurodeputati», dice una fonte grillina a Bruxelles, «Castaldo sta facendo resistenza, ma gli eurodeputati 5 stelle sono pronti da tempo a entrare nell’S&D, a costo di perdere la vicepresidenza».

Le resistenze di Castaldo e le lamentele dei colleghi

Insomma, un ruolo che serve solo a Castaldo – al secondo mandato da vicepresidente – e che gli consente di fare il networking che conta a Bruxelles. Gli altri parlamentari europei del Movimento, invece, hanno le mani legate: non appartenendo ad alcun gruppo, i cosiddetti non-iscritti non hanno tempo di parola nelle commissioni e tantomeno in plenaria, non hanno possibilità di essere relatori dei report che contano, non riescono ad avere il sostegno necessario affinché passino i proprio emendamenti. Avere un gruppo, all’europarlamento, garantisce un peso politico altrimenti inesistente. «In più, si sta ponendo il tema delle elezioni europee del 2024 – affermano fonti grilline a Bruxelles -. Oggi gli eurodeputati dei 5 stelle non riescono a incidere su nulla. Rischiamo di arrivare all’appuntamento elettorale nell’anonimato più totale».

C’è timore nel prendere una posizione pubblica contro le resistenze di Castaldo, primo perché è comunque il più influente del gruppo M5s Europa, essendo vicepresidente dell’europarlamento, secondo perché in uno scenario di disunità nazionale, almeno a Bruxelles, si cerca di restare compatti e pretendere considerazione da Roma. Un manipolo di eurodeputati grillini, tuttavia, ha già fatto circolare le proprie lamentele sulla posizione di Castaldo. L’eurodeputata Sabrina Pignedoli, ad esempio, ha espresso molti dubbi sulla sua permanenza nei 5 stelle. Lo slancio di Conte, il rinnovamento del Movimento, a Bruxelles, non è pervenuto. «Leggiamo notizie da parte del Pd, che spinge per il nostro passaggio nell’S&D, mentre alcuni nostri colleghi che hanno un peso nel Movimento frenano la transizione nel campo progressista», afferma un 5 stelle da Bruxelles.

Dicembre mese decisivo

La riorganizzazione del Movimento appare impantanata. Tra i sintomi, ci sono anche i continui malfunzionamenti della nuova piattaforma per la partecipazione digitale. Tra i bug riscontrati, ad esempio, l’impossibilità di connettersi per chi ha perso il token per il primo accesso. «L’unico modo di resettare questo token è scrivere direttamente a Vito Crimi», scherza uno di loro nel bar dell’europarlamento. Ma a parte la goliardia sulle questioni annose della piattaforma che ha soppiantato Rousseau, resta l’amarezza per l’immobilismo del partito. La scadenza di dicembre si avvicina e, ogni due anni e mezzo, si rinnovano le cariche del parlamento europeo. Per gli otto superstiti grillini, essere in un gruppo solido come quello dei socialisti servirebbe a incidere sulle elezioni delle presidenze delle commissioni parlamentari. «Se l’S&D ci lascia lo spazio, anche alcuni dei nostri potrebbero essere candidati presidenti o vicepresidenti delle commissioni». Castaldo permettendo.

La smentita della delegazione M5s all’europarlamento

Pubblichiamo la richiesta di rettifica arrivata dall’ufficio stampa del M5s al parlamento europeo: «La delegazione del Movimento 5 stelle al parlamento europeo smentisce con decisione le ricostruzioni dell’articolo in oggetto: i virgolettati attribuiti agli europarlamentari sono completamente inventati, il contenuto dell’articolo è fantasioso, non esistono “malumori”, non c’è alcun “caso Castaldo” al parlamento europeo e anzi tutti gli eurodeputati sono compatti e uniti intorno a lui e al capo delegazione Tiziana Beghin, che da tempo si spendono senza sosta e indugi per individuare la giusta collocazione del Movimento 5 stelle al parlamento europeo».

L’autore dell’articolo conferma che quanto riportato è frutto di conversazioni avvenute con fonti attendibili del M5s a Bruxelles.

Leggi anche: