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Stretta sul Green pass, Regioni in pressing sul governo. Di Maio: «Il lockdown per i No vax non è sul tavolo»

Nelle prossime ore le Regioni si confronteranno con il governo sulle misure anti Covid per fronteggiare la quarta ondata. Ma i governatori si spaccano

Le nuove restrizioni anti Covid per arginare gli effetti della quarta ondata continuano a tenere banco tra le regioni. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha chiesto all’esecutivo di accelerare la riflessione «sulla tenuta delle regole attualmente vigenti che furono adottate in assenza dell’attuale percentuale di vaccinati e dello strumento de Green pass». Il confronto tra Stato – Regioni, definito «urgentissimo» dal governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, ha come obiettivo quello di «mettere in sicurezza il sistema sanitario da un lato e le attività economiche dall’altro». Al momento, la posizione del governo non sembra essere cambiata perché, come spiegano fonti dell’esecutivo, «i dati non sono tali da prevedere misure ad hoc per i non vaccinati». Il lockdown per i No vax, ha confermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «oggi non è oggetto di decisione: lo schema di lavoro è che deve essere la comunità scientifica a dirci cosa fare. Bisogna andare avanti con le vaccinazioni. Il tema non è neanche l’obbligo di vaccini, il tema è la terza dose».

Insomma, il governo punta tutto sui vaccini e sull’accelerazione delle prime e terze dosi, come confermato in serata dal ministro Speranza, che ha annunciato che l’esecutivo ha deciso di «anticipare al 22 novembre la campagna per i richiami vaccinali per la fascia d’età 40-59 anni». Il governo Draghi infatti, salvo diversa indicazione del Cts, al momento non intende avviare alcuna modifica restrittiva sul Green pass. Eventuali cambiamenti saranno oggetto di valutazione dal mese di dicembre. Ma il confronto con i governatori non è affatto escluso, tant’è che la prossima settimana potrebbe esserci un tavolo tra governo e Regioni ed Enti locali per approfondire le specifiche situazioni, che restano comunque attentamente monitorate dalla Protezione civile, dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Comitato tecnico-scientifico.

Nelle ultime ore diversi ministri hanno dato, rigorosamente a mero titolo personale, pareri più “aperturisti” verso le istanze dei governatori. L’ultimo in ordine di tempo, è stato il ministro della Cultura Dario Franceschini che ha dichiarato a titolo personale, «perché le decisioni spettano al governo e al parlamento», di essere favorevole alla «differenziazione fra chi ha il Green pass perché è vaccinato. D’altra parte qualche provvedimento urgente dobbiamo prenderlo, perché personalmente credo che l’andamento dei contagi deve spingerci a misure più rigorose». Dichiarazioni che fanno eco a quelle della titolare del dicastero per gli Affari regionali, la ministra Mariastella Gelmini, che ieri ha dichiarato che «se la situazione dovesse peggiorare credo che dovremmo tenere in seria considerazione le istanze delle Regioni». Una posizione condivisa anche dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna. Infine, secondo il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, un possibile potenziamento del Green pass «deve colpire soprattutto i non vaccinati, gli irriducibili che devono essere reclusi ed esclusi dalla vita collettiva e dall’economia».

Le posizioni dei governatori

Il presidente della Liguria Giovanni Toti ha chiesto entro le prossime 72 ore un confronto diretto con il governo: la linea tracciata da lui e da altri governatori è quella di possibili restrizioni per i non vaccinati, nell’ottica di una divisione del Paese in zona gialla, arancione e rossa valida solo per i non protetti dal virus. La proposta è approdata in Conferenza delle regioni, dove Toti ha ribadito quanto il 90% degli italiani vaccinati non possa essere «tenuto sotto scacco» da quel 10% di scettici e No vax. Ma il fronte delle regioni non è compatto. Alla linea non attendista di Toti, è appoggiata anche da Fedriga del Fvg, Alberto Cirio del Piemonte, Attilio Fontana della Lombardia, e Eugenio Giani della Toscana, si oppone la linea di persuasione di Francesco Acquaroli.

«Ritengo che non siano utili ulteriori restrizioni per i non vaccinati o un Green pass rinforzato perché anche se il contagio ha ripreso a correre siamo in una fase diversa dallo scorso anno» ha spiegato, «anche perché nonostante il primo e il secondo Green pass non stiamo vedendo un aumento sconvolgente delle vaccinazioni». Secondo il governatore marchigiano ulteriori provvedimenti rischierebbero di creare «altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi non lo è». A sostenere la posizione del presidente Acquaroli anche Luca Zaia del Veneto. In un’intervista rilasciata al Corriere il governatore critica il modello austriaco di lockdown per i No vax: «L’applicazione del modello austriaco ha oggettivi limiti costituzionali e resto un ottimista sul fatto che si debba investire di più sul dialogo convincendo gli irriducibili a vaccinarsi».

Lo scontro

«Questo atteggiamento attendista non ci aiuterà», dice Toti, convinto che l’azione immediata su «norme chiare e urgenti per affrontare questa fase della pandemia» sia l’unica strada realmente efficace. L’obiettivo è quello «di tutelare la salute dei cittadini e di consentire all’economia di continuare la sua fase di crescita dopo aver attraversato una grave crisi». Per queste ragioni il fronte del rigore propone un Green pass a due velocità: «Uno per i vaccinati e uno derivante da tampone per i servizi essenziali». Normativa che per Toti andrebbe fatta a livello nazionale perché «a livello locale provocherebbe un arlecchino regionale ingestibile». Ma Acquaroli è di un altro avviso. «Dobbiamo parlare con la fascia di popolazione che ha deciso di non vaccinarsi e dobbiamo farlo anche cercando di convincerli, cercando di dibattere su temi che possono essere oggettivi, non rincorrendo a uno scontro che in questo momento va evitato a tutti i costi». Il muro contro muro è lo scenario da evitare, secondo il governatore delle Marche, per non alimentare posizioni già abbastanza infuocate. «Io raccomando a tutti la massima capacità di dibattere e confrontarsi senza creare un muro contro muro che rischia di consegnare al Paese uno spaccato che non è né utile a superare la pandemia né a contribuire al rilancio economico del Paese».

A rincarare la dose le riflessioni di Zaia. «Se pensiamo a una vera obbligatorietà, qualcuno può forse pensare che in questo Paese si possano accompagnare i cittadini coattamente a vaccinarsi? L’autonomia delle Regioni non è egoismo dei ricchi e non dovrà mancare di solidarietà e sussidiarietà. L’autonomia è una vera assunzione di responsabilità». Il periodo prossimo alle vacanze natalizie poi complica il quadro. «Questo è il momento in cui si programmano le vacanze di Natale e tutta la macchina economica che vi gira intorno, soprattutto dobbiamo dare la certezza ai lavoratori di tutti questi settori che il paese non richiuderà» ha detto in proposito Toti. Ma Acquaroli ha ribattuto: «Per far capire l’importanza della fase di rinascita a cui tutti sono chiamati a contribuire è necessario da parte nostra essere chiari e trasparenti. Se portiamo i dati e portiamo i numeri faremo comprendere a tutti l’importanza di questo momento, dal tracciamento alle misure necessarie, in modo da non arrivare al lockdown o altre chiusure. In gioco», ha concluso, «c’è la credibilità delle istituzioni».

Foto in copertina: ANSA/ANGELO CARCONI

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