La Lega rinvia il Congresso: troppi delegati senza Green pass: «Una follia»

La nota del partito di via Bellerio: l’assemblea programmata è rinviata «alla luce delle decisioni del governo». Per partecipare non basta il tampone. Lo ha deciso l’esecutivo a cui il Carroccio partecipa

La Lega deve rinunciare al Congresso dell’11 e 12 dicembre. Per un motivo molto curioso: troppi delegati sarebbero senza Green pass. A dirlo è stata ieri una nota ufficiale del partito di via Bellerio: l’assemblea programmatica «è rinviata per garantire a tutte le persone invitate la possibilità di partecipare». Per il Carroccio si tratta di «una scelta di rispetto, in particolare per militanti e amministratori locali, alla luce delle decisioni del governo». Ma la traduzione della nota dal politichese all’italiano è una sola: il decreto approvato dal governo anche con il voto del Carroccio obbliga ad avere il certificato e non basta il tampone. Per questo motivo molti eletti sarebbero rimasti fuori in quanto non immunizzati.


La nota di Armando Siri

Il Fatto Quotidiano oggi spiega che la decisione serve a togliere dall’imbarazzo parlamentari, sindaci e amministratori locali. Che avrebbero potuto viaggiare fino a Roma, visto che per salire su un treno o su un aereo basta il Green pass “base”, ma non entrare al Palasport dell’Eur dove era in programma la kermesse. L’organizzatore dell’assemblea, che doveva anche toccare il nodo del doppio binario di lotta e di governo nel Carroccio, era il senatore Armando Siri. Che non ha fatto mistero di non essersi immunizzato contro il Coronavirus «perché il vaccino è sperimentale», anche se ha detto di avere con sé «un test negativo in tasca», perché «è quello che conta». Siri sarebbe stato il primo a non poter entrare al Congresso. Per questo è stato lui a dare mercoledì l’annuncio del rinvio.


Ora, aggiunge Repubblica, sono a rischio anche gli annunciati congressi territoriali, che avrebbero dovuto essere convocati dal primo dicembre al 15 gennaio. E che rappresentavano una richiesta esplicita della base. Mentre i vertici hanno anche altre grane a cui pensare. La delegazione del Carroccio al governo infatti non ha opposto una grande resistenza all’estensione del lasciapassare con il divieto di frequentare bar, ristoranti, cinema e teatri imposto ai No vax. Così come non ha detto nulla sull’estensione dell’obbligo vaccinale a professori e forze dell’ordine. Forse per questo, fa sapere il quotidiano, la pagina Facebook di Matteo Salvini si è riempita di No Green pass infuriati con il leader del Carroccio per il voltafaccia sul lasciapassare.

Leghisti contro il pass

Di certo i leghisti che hanno contestato il Green pass sono molti. Il Fatto fa i nomi di Claudio Borghi, Simone Pillon, Alberto Bagnai al Senato e di Alex Bazzaro e Guido De Martini alla Camera. Alcuni di loro sono scesi in piazza a luglio contro il certificato. Ma nella lista ci sono anche sindaci e amministratori. Come il capogruppo del Carroccio a Ravenna Gianfilippo Nicola Rolando, che a settembre si è presentato in un asilo per chiedere, con cinque famiglie al seguito, che i genitori entrassero senza pass (sono dovuti intervenire i carabinieri) e poi è sceso in piazza con i portuali. Oggi segue i consigli comunali in streaming. Senza contare la new entry degli ultimi giorni, ovvero quel Fabio Meroni capogruppo della Lega a Lissone che ha avuto la bella idea di contestare Liliana Segre per il pass, salvo poi dover cancellare tutto e scusarsi. E non è l’unico.

«Ma come si fa a vietare di entrare in un posto pubblico a chi ha fatto un tampone ed è risultato negativo? Una follia», dice un deputato “di peso” della Lega a Repubblica. L’ironia della sorte è che dal 6 al 12 dicembre invece è in programma invece Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia. La festa del partito di Giorgia Meloni, maggior competitor elettorale del Carroccio, si terrà perché è stata organizzata all’aperto. Un altro smacco per il Capitano.

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