Caro bollette, non c’è accordo nel Cdm: salta il contributo di solidarietà da chi guadagna più di 75 mila euro

Nel corso della cabina di regia, la proposta era stata illustrata dal premier Mario Draghi e dal ministro dell’Economia Daniele Franco, senza incontrare un consenso unanime nei partiti di maggioranza

I ministri del governo Draghi, riunitisi in Cdm a Palazzo Chigi per approvare il ddl a firma Elena Boneti sul contrasto alla violenza contro le donne, non hanno trovato l’accordo, invece, per l’emendamento fisco alla Manovra. Sebbene non sia stato messo ai voti dei membri dell’esecutivo in maniera formale, non è stata raggiunta l’intesa sul contributo di soliderietà per i redditi sopra i 75mila euro. Mario Draghi, dopo aver raccolto la proposta dai sindacati, aveva sottoposto alla maggioranza – in cabina di regia – l’ipotesi di prelevare circa 20 euro al mese dai cittadini più abbienti per aiutare, invece, le persone sotto quella soglia di reddito contro il caro bollette. La contrarietà di Lega, Forza Italia e Italia Viva, alla fine, avrebbe convinto lo stesso Draghi a lasciar correre la richiesta dei sindacati per evitare attriti nella maggioranza. Sempre nel corso del Cdm, sarebbe arrivato l’ok per destinare gli sgravi contributivi di 1,5 miliardi – previsti nella legge di Bilancio – ai dipendenti che percepiscono meno di 35mila euro, e non più sotto la soglia di 47mila euro come aveva stabilito il ministero dell’Economia, insieme ai partiti, la scorsa settimana. Nelle oltre due ore di Cdm – sospeso verso l’ora di pranzo proprio per le frizioni sull’emendamento fisco – il ministro del lavoro Andrea Orlando ha proposto l’avvio di un tavolo sulla riforma delle pensioni, da insediare a Palazzo Chigi fra due settimane. Previdenza e misure contro le delocalizzazioni le urgenze che Orlando ha chiesto di affrontare già prima della fine dell’anno. Durante la mattinata, il presidente del Consiglio aveva provato a sondare le sensibilità dei capi delegazione e i responsabili economici delle forze di maggioranza in una cabina di regia dedicata al contributo di solidarietà.


Le negoziazioni – fallite – in cabina di regia

Nella difficile mediazione con i sindacati sul taglio del cuneo fiscale, Mario Draghi aveva messo sul tavolo della maggioranza la proposta che poteva scongiurare uno sciopero generale. Il presidente del Consiglio aveva portato al tavolo di Palazzo Chigi – durante la cabina di regia della mattinata di oggi, 3 dicembre – la proposta ricevuta ieri dalle sigle sindacali: impedire che chi guadagna più di 75 mila euro annui riceva vantaggi dal taglio dell’Irpef. E usare quei fondi per aiutare i redditi più bassi, specie a fronte dell’ormai inevitabile caro bollette in arrivo. L’idea sarebbe stata quella di far pagare un contributo di solidarietà a chi si trova nelle fasce di reddito più alte, in modo da compensare i 248 milioni di euro circa della riduzione Irpef che impatterebbe sul loro scaglione. Una restituzione quantificata in circa 20 euro al mese a persona. L’intervento, come chiesto dai sindacalisti Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, avrebbe permesso di avere più risorse per aumentare la decontribuzione per le fasce più deboli e aiutare le famiglie in difficoltà a fronteggiare l’aumento delle bollette. La misura sarebbe stata comunque di natura straordinaria, intervenendo solo sul 2022. Sia il presidente del Consiglio che il ministro dell’Economia Daniele Franco, presentando la proposta ai rappresentanti dei partiti, avevano già mostrato alcune perplessità. Si sono detti subito contrari il centrodestra e Italia Viva. fFvorevoli all’intervento, invece, Partito democratico, Liberi e uguali e Movimento 5 stelle. Al termine delle consultazioni con i capi delegazione e i responsabili economici delle forze di maggioranza, Draghi ha telefonato ai leader di Cgil, Cisl e Uil. Quindi è iniziato il Consiglio dei ministri che ha cassato, poi, la proposta del contributo di solidarietà.


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