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La crescita dei ricoveri negli ospedali e le sette regioni che possono finire in zona gialla a dicembre

stato emergenza draghi proroga perché regioni zona gialla dicembre
stato emergenza draghi proroga perché regioni zona gialla dicembre
Lazio, Lombardia, Marche, Campania, Veneto e Calabria vedono una crescita preoccupante dei positivi e dei posti letto. Poi c'è la Liguria. Mentre il Fvg potrebbe evitare la zona arancione

Da domani 6 dicembre l’Alto Adige andrà in zona gialla dove trova il Friuli-Venezia Giulia. E la provincia autonoma di Bolzano è anche il terzo territorio italiano (dopo la Campania e il Veneto) in cui è stata sequenziata la variante Omicron: positiva una donna vaccinata di ritorno dal Sudafrica. Ma mentre il bollettino del ministero della Salute sull’emergenza Coronavirus certifica l’incremento dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva, il report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità segnala che cresce l’incidenza della malattia tra gli under 19. E sette regioni sono a rischio zona gialla a dicembre: Lazio, Lombardia, Marche, Campania, Veneto e Calabria. Più la Liguria. Mentre proprio il Fvg può evitare la zona arancione secondo le stime dei tecnici della Regione.

Il boom di positivi

Con ordine. Ieri i ricoveri in terapia intensiva sono cresciuti in tutte le regioni: 24 posti letto occupati in più a livello nazionale, 43 quelli in più in area medica. Nella settimana dal 27 novembre al 4 dicembre, fa sapere oggi La Stampa, siamo passati da 624 a 732 ricoverati (+108). E nella maggioranza dei casi si tratta di persone non vaccinate, visto che, come precisa l’ultimo rapporto esteso dell’Iss, chi non è immunizzato rischia di finire intubato «16 volte in più rispetto a chi è vaccinato da meno di cinque mesi». E corre un rischio nove volte maggiore di morire. Ieri intanto proprio il bollettino segnalava un boom di contagi nelle ultime 24 ore in Calabria dove, a causa dell’incremento dei ricoveri si fa sempre più concreto il rischio di un passaggio in zona gialla. Sono 456 i nuovi positivi registrati a fronte dei 300 del giorno prima.

E cresce anche la pressione sugli ospedali con 4 nuovi ingressi nei reparti di area medica (141) e due in più in terapia intensiva (20). Il tasso di positività arriva a oltre il 7% (7,3) dal precedente 5,15. Due i nuovi decessi, entrambi in provincia di Reggio Calabria, che portano il totale nella regione a 1.505. Ieri il maggior numero di positivi è stato però individuato in Lombardia (2990), seguita da Lazio e Veneto. Anche il Green pass e le vaccinazioni però aumentano: ieri sono stati scaricati 1.240.703 certificati mentre i richiami sono stati oltre 423 mila; 33 mila le prime dosi. E mentre c’è chi, come il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, pronostica un richiamo annuo per il Coronavirus come per l’antinfluenzale, secondo l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato «è improbabile» che la regione finisca in zona gialla a dicembre.

Il lockdown soft a Natale

Intanto l’onorevole Alessia Morani (Pd) ieri è andata all’attacco della sua regione: «Pur di rimanere entro il 10% di occupazione di terapie intensive e non finire in zona gialla la Regione Marche è disposta anche a dichiarare posti di terapia intensiva che non esistono. Oggi apprendiamo che come per magia sono stati aggiunti altri 4 posti ai già fantomatici 246 posti letto “attivi” di terapia intensiva comunicati qualche giorno fa dalla regione Marche al Ministero. Questo giochino è incredibilmente pericoloso perché le Marche non hanno 250 posti letto attivi di terapia intensiva!».

In questa situazione non è difficile immaginare il rischio di finire in zona gialla per molte regioni a dicembre. La Lombardia, se continua la crescita dei contagi e delle ospedalizzazioni con questo ritmo, rischia di avere i numeri per finirci entro 10 giorni. Per quanto riguarda il Veneto, la scorsa settimana la regione ha sfondato il tetto dei tremila contagi in un giorno. E intanto il presidente Luca Zaia ha deciso di non effettuare più tamponi ai non vaccinati nelle Ulss. Nel Lazio – e questo è il motivo dell’ottimismo dell’assessore D’Amato – nonostante i quasi duemila contagi invece l’indice di contagio Rt è sceso a 1,01. E anche i casi crescono a un ritmo minore rispetto a una settimana fa: +13% contro +50%. I ricoveri però continuano a crescere.

Il caso Liguria

Poi c’è il caso Liguria. Che, fa sapere l’edizione genovese di Repubblica, ha superato due parametri su tre per l’ingresso in zona gialla. L’incidenza è a 198 casi, più alta della media nazionale. Mentre la regione ha superato anche la linea di allerta dei tassi di occupazione della terapia intensiva: 10,1%. E secondo i numeri del bollettino di ieri il tasso di occupazione sale ancora all’11%, visto che sono registrati 25 ricoveri in terapia intensiva. Rimane sotto la soglia di allerta il numero degli ospedalizzati nei reparti a bassa intensità: sono 195 su un totale di 1700 posti letto disponibili, anche qui si tocca l’11%, ma la soglia di allerta è fissata al 15%. La Liguria e il Veneto sono le due regioni in cui la diffusione dei contagi è ad alta probabilità di progressione con rischio moderato secondo il monitoraggio settimanale.

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