Massimo Ferrero, dal cinema al calcio: la storia esagerata di Er Viperetta

Ascesa e guai giudiziari di uno dei personaggi più discussi della Serie A, arrestato oggi per bancarotta fraudolenta

L’arresto di Massimo Ferrero è solo l’ultimo capitolo di una parabola che ha visto il patron della Sampdoria far parlare di sé per comportamenti sopra le righe e vicissitudini giudiziarie. L’attuale patron della Sampdoria è stato arrestato stamattina nell’ambito di un’inchiesta per reati societari e bancarotta. Il reato di bancarotta fraudolenta sarebbe stato riscontrato analizzando alcuni di accordi fallimento che riguardano quattro società dell’imprenditore. Il reato è stato contestato anche alla figlia di Ferrero, Vanessa, e al nipote, Giorgio, entrambi agli arresti domiciliari. «In concorso tra loro – si legge negli atti –, distraevano 1 milione e 350 mila euro dalla società Eleven Finance srl, nella quale sono state fuse per incorporazione la Vici Srl, la Cgcs, la Mediaport Cinema Srl». Ecco una ricostruzione della vita, costellata di vicende giudiziarie, di uno dei personaggi più discussi della Serie A.


La gioventù turbolenta

Ferrero nasce a Testaccio nel 1951. Il suo spirito testardo e turbolento si manifesta già da adolescente. I genitori, entrambi lavoratori – il padre è autista di autobus e la madre venditrice ambulante -, non riescono a stare dietro alle scorribande del figlio: ogni volta che può, marina la scuola per andare di nascosto a Cinecittà. Il cinema lo affascina più dei libri e dello studio. Ferrero trascorre anche sei mesi in un penitenziario minorile all’età di 14 anni. Lui stesso racconterà che la madre gli portava sigarette di contrabbando in carcere per fargli passare più velocemente le giornate in cella. Ma «non ho rapinato, non ho stuprato. Era solo una piccola storia adolescenziale – spiegherà lui -. Io stavo con la figlia di un vigile urbano, ma il padre non voleva che stessi con lei perché era malato di mente. Mi ha fermato sul motorino e io gli ho dato uno schiaffo e lui mi ha portato in carcere».


La carriera nel mondo dello spettacolo

La caparbietà e la passione per le luci di Cinecittà lo portano, non appena 18enne, a trovare lavoro nel cinema. Meglio, decine di lavori diversi, da assistente ad autista, da comparsa a tecnico. Un factotum: Ferrero è la personificazione perfetta della gavetta. E non ha importanza se per ottenere il suo spazio nello show business deve sbattere la testa contro il muro, o contro qualcuno. «Non ho paura di nessuno e mando a fanc**o chiunque», dice. Una spigolosità che gli fa inimicarsi il mondo. Pare che il soprannome Er Viperetta gli sia stato affibbiato da Monica Vitti, dopo che Ferrero riempì di sberle un uomo che molestava l’attrice.

Versione poi smentita dal diretto interessato: nella sua autobiografia, Ferrero afferma che il nomignolo è stato coniato da un costumista omosessuale e masochista, che godeva delle percosse che Ferrero gli dava per respingere le sue avance. A 23 anni il testaccino ottiene i primi incarichi da direttore di produzione, ruolo che ricoprirà in più film, fino al 1983. Poi, raggiunge la qualifica di produttore esecutivo per diverse pellicole fino al 1998. Durante questo periodo, si concede anche alcuni cameo in film di prestigio come Ultrà di Ricky Tognazzi e Camerieri di Leone Pompucci.

La svolta da imprenditore e l’approdo nel mondo del calcio

Il matrimonio con Laura Sini, ricca ereditiera di un’azienda casearia che esportava latticini negli Stati Uniti, garantisce a Ferrero un supporto economico per tentare la scalata da imprenditore. Er Viperetta, nel 1998, lancia la sua casa di produzione, la Blu Cinematografica. I primi film, però, non ripagano gli investimenti e Ferrero è costretto a vendere alcune proprietà immobiliari. Gli insuccessi non spengono la fame dell’imprenditore, che rileva 60 sale cinematografiche dal gruppo di Cecchi Gori per un valore di 59 milioni di euro, cifra ribassata rispetto a una valutazione iniziale di 100 milioni anche per alcune situazioni pendenti.

Nonostante ingiunzioni di pagamento, cartelle esattoriali e cause giudiziarie diventano delle costanti nella gestione del patrimonio, Ferrero insiste con la sua politica espansiva e si accaparra i diritti di diversi film. Con il ventaglio di società di cui fa parte, tenta anche incursioni nel settore dei trasporti aerei, senza esito. Infine, con «il cuore blucerchiato e la testa giallorossa», Ferrero il 12 giugno 2014 rileva da Edoardo Garrone la Sampdoria a titolo gratuito. Quello stesso giorno, patteggia con il gup la pena di un anno e 10 mesi per il reato di bancarotta fraudolenta relativa alla vicenda della compagnia aerea di voli charter Livingston Energy Flight.

Le traversie economiche e giudiziarie alla guida della Sampdoria

Con l’acquisizione, l’imprenditore di Testaccio deve farsi carico di circa 15 milioni di euro di debiti. Inizia la storia di amore con i blucerchiati. Ma l’amore così estroverso di Ferrero non basta per risolvere le traversie economiche e giudiziarie che piombano sulle sue società. Il cda della Sampdoria approva nel 2015 un piano di risanamento. Due anni più tardi, in seguito alla condanna definitiva per il crac della compagnia aerea, la Figc fa decadere Ferrero dalla carica di presidente del club. Lui continua a mantenerne la proprietà e, dopo qualche mese, può tornare a ricoprire la presidenza. Ruolo che gli viene confermato dal cda – rinnovatosi nel 2018 – grazie anche al successo del piano di risanamento: la società calcistica chiude con un attivo di bilancio di 10 milioni di euro, nonostante gli investimenti che dotano la squadra di una rosa di livello e di beni immobili come l’Academy di Bogliasco.

Non decolla, invece, il rapporto con la tifoseria doriana, anche per la mancata cessione del club a una cordata guidata dalla bandiera Gianluca Vialli. Non aiuta la complicata situazione societaria che, nonostante i tranquilli piazzamenti di classifica della Sampdoria, fa apparire Ferrero ai tifosi come inaffidabile. L’ultima protesta durante la partita Sampdoria-Inter del 12 settembre 2021: nel corso della passeggiata in campo del presidente, dalla curva partono cori di disapprovazione e striscioni con su scritto «Ferrero vattene».

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