Ferrero, lo sfogo dal carcere: «Se volevo, potevo fuggire a Pechino Express». Domani l’interrogatorio

L’ex presidente della Sampdoria contesta la custodia cautelare a San Vittore: «Dicono che potrei fuggire: è una follia, dove potrei andare? Potevano darmi il braccialetto
elettronico»

Dopo l’arresto per bancarotta per il fallimento di quattro società in Calabria e per la distrazione di milioni di euro, Massimo Ferrero parla per la prima volta di quanto accaduto dal carcere di San Vittore a Milano. «Se volevo potevo far perdere le mie tracce quando stavo girando le puntate di Pechino Express», ha detto l’ex presidente della Sampdoria dalla sua cella. «Non mi hanno mandato agli arresti domiciliari perché ritenevano che non era una misura adeguata – si è sfogato con il quotidiano Il Tempo -. Ma se ho la Digos che mi segue da tempo, e se mi mettevano il braccialetto elettronico agli arresti domiciliari, come potevo scappare?». Secondo l’imprenditore è da diversi anni che le forze dell’ordine stanno indagando sulle sue società nel settore turistico e cinematografico, tanto che lui stesso se ne sarebbe più volte accorto. Ferrero fa sapere di stare bene. Ieri aveva avuto un picco di pressione alta per via di un’arrabbiatura sul provvedimento di perquisizione dei pm della procura di Paola, in provincia di Cosenza.


«Adesso sto bene, anche se sono in carcere. Ieri mi sono arrabbiato con i finanzieri che non mi hanno concesso di essere trasferito nella mia casa romana per assistere alla perquisizione e mi è uscito un fiotto di sangue dal naso, ho avuto un picco di pressione», ha raccontato a Il Secolo XIX l’ex patron della Samp. E poi ha insistito sulle – a suo dire – incongruenze della custodia cautelare in carcere: «Dicono che potrei fuggire: è una follia, dove potrei andare?». Nel frattempo il suo avvocato difensore Pina Tenga fa sapere che non sarà possibile rispondere all’interrogatorio di garanzia perché «non abbiamo potuto vedere il fascicolo». «L’avviso di interrogatorio fissato per giovedì alle 13:30 a Milano è stato notificato ieri alle 16 con cancelleria del tribunale di Paola non accessibile per chiedere le copie di 17 faldoni – ha spiegato la penalista -. Oggi 8 dicembre il tribunale è chiuso per la festa dell’Immacolata. Domani dovremmo andare in Calabria per prendere 17 faldoni di copie, quindi arrivare a Milano confrontarci con Ferrero e farlo rispondere».


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