In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀCoronavirusGoverno DraghiLockdownZona arancioneZona gialla

Zona gialla e arancione: le cinque regioni a rischio cambio di colore dal 10 gennaio

zona gialla arancione regioni gennaio
zona gialla arancione regioni gennaio
L'approdo in zona gialla potrebbe arrivare venerdì per Toscana e Umbria. Anche l'Emilia-Romagna è in bilico. L'arancione è un rischio per Liguria, Piemonte e Marche

Cinque regioni rischiano il cambio di colore nei prossimi dieci o quindici giorni. L’approdo in zona gialla potrebbe arrivare già venerdì con l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza per Toscana e Umbria. Ma anche l’Emilia-Romagna potrebbe finirci. Mentre la Liguria sembra destinata alla zona arancione, così come Piemonte e Marche. Per le quali i parametri per il passaggio di colore potrebbero essere raggiunti entro due settimane. Il rischio arancione sussiste anche per la Calabria, dove da ieri undici comuni sono finiti nell’area a maggiori restrizioni: Campo Calabro, Cinquefrondi, Ferruzzano, Galatro, Laureana di Borrello, Melicucco, Rizziconi, Roghudi, Rosarno, San Roberto e Taurianova. Tutti della provincia di Reggio Calabria.

Le regioni oltre la soglia delle rianimazioni

Mentre il governo è al lavoro sul nuovo decreto che porterà l’obbligo di Green pass rafforzato sul lavoro, la variante Omicron continua la sua corsa anche se il numero di contagi vede una contrazione, dovuta molto probabilmente ai giorni di festa. E mentre Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe prevede un picco di due milioni di contagi, da raggiungere probabilmente tra gennaio e febbraio, il monitoraggio dei dati Agenas vede un’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale al 14%, 4 punti sopra la soglia di rischio, e 14 Regioni su 21 che hanno superato il limite, in alcuni casi di molto. I territori che si trovano sopra la soglia per le terapie intensive sono Abruzzo (al 12% di occupazione dei posti letto), Sicilia (13%), Lombardia (14%), Calabria, Toscana ed Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia e Lazio (16%), Provincia di Bolzano e Piemonte (17%), Veneto (19%), Marche (20%), Liguria (21%) e Provincia di Trento (24%).

Marche, Liguria e Trento hanno superato anche la seconda soglia di rischio, quella da zona arancione, fissata al 20%. Ma per l’arancione bisogna anche contemporaneamente superare la soglia del 30% dei ricoveri ordinari. Si trova a un passo la Liguria (29%), mentre Trento è ancora al 22%, e le Marche al 23%. A livello nazionale, l’occupazione dei posti letto ordinari è al 18%: ancora sotto la soglia. Intanto, ricorda oggi La Stampa, l’Istituto superiore di sanità attesta Omicron al 28,4 per cento dei campioni delle acque reflue raccolti in 98 punti di campionamento di 16 regioni e province autonome. Per questo, spiega il quotidiano, secondo le previsioni del matematico del Cnr Giovanni Sebastiani, le regioni cambieranno ancora colore. Venerdì Toscana e Umbria potrebbero approdare in zona gialla. Un destino simile a quello della Liguria invece potrebbe toccare tra una decina di giorni al Piemonte e tra tre settimane alle Marche.

«Duecentomila contagi al giorno»

Il fisico Roberto Battiston, coordinatore dell’Osservatorio dati epidemiologici di Agenas, pronostica intanto con Il Messaggero un boom di contagi: «Per tre ragioni – spiega – Innanzitutto perché ora sappiamo che presto anche l’Italia si avvicinerà o supererà la quota di 200.000 contagi quotidiani anche grazie agli incontri natalizi. Poi perché i dati esteri, in particolare quelli inglesi, che precedono i nostri di 10/12 giorni, confermano che ora lì è partito l’aumento dei ricoveri. Dunque è ragionevole pensare che anche da noi all’esplosione dei contagi seguirà verso fine mese una forte pressione sugli ospedali». «Terzo – chiosa il professore – in questo momento in Italia ci sono due infezioni: quella da variante Delta, più pericolosa, che sta facendo aumentare i ricoveri italiani del 3/3,5% al giorno e quella da Omicron, meno pericolosa, ma molto più diffusa perché spesso buca anche i vaccini con seconda dose. È una fase di grande cambiamento che quindi consente solo di abbozzare i futuri scenari».

Il lockdown soft

Intanto proprio il Piemonte è da ieri in zona gialla ma ci è arrivato «tra le ultime Regioni in Italia», come ha sottolineato il presidente della Regione, Alberto Cirio, visitando l’hub vaccinale del Valentino di Torino, che ha riaperto i battenti per intensificare il ritmo delle vaccinazioni. Nei primi giorni il centro eseguirà mille somministrazioni al giorno, e a regime raggiungerà la capacità vaccinale di duemila. Si potrà accedere solo su prenotazione, dalle 8 alle 17. Quanto alla zona arancione, paventata da molti in vista della riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie, prevista il 10 gennaio, Cirio ha chiarito che «al momento è impossibile fare previsioni». Anche perché, ha sottolineato, «questa è la prima ondata che gestiamo lasciando tutto aperto, e grazie alle vaccinazioni siamo ampiamente sotto i limiti di capienza delle terapie ordinarie e intensive. Il che significa che abbiamo ancora margini molto ampi».

Per il presidente Luca Zaia invece il Veneto rimarrà in zona gialla ancora per due settimane. Anche se per la sua regione proprio lui nei giorni scorsi aveva pronosticato l’arancione a breve. E intanto da ieri in ogni caso mezza Italia è in zona gialla. Quattro le regioni che ci sono passate in seguito all’ordinanza di Speranza di venerdì scorso: Lombardia, Lazio, Piemonte e Sicilia. Il totale sale così a 11. In giallo si trovavano già da almeno una settimana Liguria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria e le Province autonome di Bolzano e Trento. Di fatto però tra decreti del governo e ordinanze delle regioni dal punto di vista pratico non cambia molto. L’obbligo di mascherina all’aperto era infatti già in vigore in tutto il Paese. Mentre il limite delle 4 persone al tavolo è stato superato dall’obbligo di Super green pass per bar e ristoranti. Qualcosa invece cambierà per chi andrà in zona arancione dal 10 gennaio. Potrebbe infatti arrivare l’obbligo di esibire il Green pass (base) per uscire dai comuni con più di cinquemila abitanti.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti