Bonus psicologo, la difesa di Speranza: «Il fondo del Parlamento era insufficiente per sostenerlo»

Il ministro della Salute risponde al Question Time alla Camera sulla bocciatura della misura: «38 milioni già spesi. Non bastano ma sono qualcosa»

«Vado dritto al punto con una preghiera. Lo facciamo questo bonus, ministro?». L’interrogazione alla Camera del deputato dem Filippo Sensi al ministro della Salute Roberto Speranza è cominciata così, chiedendo conto di quell’emendamento tanto atteso e poi bocciato dal Senato che poche settimane fa ha messo ancora una volta la salute mentale tra i problemi secondari del Paese. Promotore della petizione che nel giro di pochi giorni ha raggiunto le 250 mila firme, Sensi ha continuato: «L’emergenza psicologica è l’altra faccia della pandemia. Al Senato l’emendamento è arrivato a un passo, ci riproviamo ministro? L’auto psicologico non è in competizione con lo sforzo che l’attuale emergenza richiede al sistema sanitario nazionale. Ci sono 250 mila persone che lo chiedono». La proposta per un bonus salute mentale era stata lanciata nell’ambito della legge di bilancio 2022: firmata trasversalmente dai partiti di maggioranza, avrebbe previsto un finanziamento di 50 milioni di euro per poter sostenere economicamente le persone in attesa di cure e denaro per accedervi. Ma all’ultimo momento il Senato ha detto no.


La risposta del ministro Speranza ha fornito con maggiore chiarezza le ragioni del rifiuto: «Personalmente ho dato parere favorevole a quell’emendamento. Il finanziamento sarebbe dovuto arrivare dal fondo del Parlamento: quello che è successo è che una parte di quei fondi non è stata messa a disposizione e quindi a quel punto non c’è stata più possibilità di destinare alcun sostegno per problemi di copertura». Il ministro della Salute ha poi definito quello del disagio mentale «un tema cruciale, che non può essere escluso dall’idea di salute: il benessere mentale è rilevante quanto quello fisico». E ha aggiunto: «La pandemia da Covid ha senz’altro reso più complicata e impellente l’emergenza del disagio mentale. Queste sono le ragioni che mi hanno portato 20 anni dopo dalla prima Conferenza nazionale sulla Salute mentale, svoltasi nel 2001, a promuovere quella del giugno 2021. E a candidare l’Italia come prossimo Paese per il Summit mondiale sulla salute mentale dell’anno prossimo. Non c’è alcun dubbio che dobbiamo investire di più e con tutti gli strumenti a disposizione».


Il ministro ha fatto luce poi sui 38 milioni messi a disposizione dalla legge di bilancio proprio a sostegno della salute mentale: «20 milioni sono stati pensati per il disagio psicologico di bambini e adolescenti: verranno assunte persone che si faranno carico dei loro problemi. 10 milioni per le fasce più deboli, come i pazienti oncologici, che hanno bisogno di assistenza nei momenti più complicati della loro vita. E infine 8 milioni per il potenziamento dei servizi ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale. Basterà? Sappiamo che la risposta è no ma sono primi passi». L’impegno dichiarato da Speranza infine è stato quello di «sostenere tutte le iniziative che da qui in poi andranno nella direzione di una salute mentale curata e sostenuta. La mia opinione – ha continuato – è che dobbiamo rafforzare a tutti i livelli la capacità di assistenza ma sono per farlo all’interno di una grande alleanza in cui il governo, come il parlamento, deve fare la propria parte. Abbiamo bisogno poi di un patto con le società scientifiche e con il mondo esterno che si è mobilitato in questi giorni per sostenere la causa del bonus. Questa iniziativa non va lasciata cadere».

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