Addio al bonus psicologo, la denuncia degli esperti: «Situazione drammatica, ma molti giovani rinunciano alla terapia perché è un lusso»

Mentre nella legge di bilancio sparisce il bonus psicologo, con il Covid aumentano le richieste di aiuto: +100% tra i 18-35 anni. E la sanità pubblica non sa come rispondere

Nella legge di bilancio non c’è traccia del bonus psicologo, quello che avrebbe consentito a chiunque di poter avviare un percorso terapeutico con un bonus iniziale di 150 euro (e che sarebbe potuto arrivare addirittura a 1.600 euro in base al proprio reddito, secondo un emendamento bipartisan). Una notizia che ha fatto infuriare molti giovani, dopo due anni di isolamento a causa della pandemia del Coronavirus, ma anche molti psicologi. «Oggi chi va dallo psicologo o è in gravi condizioni o è benestante», ce lo confermano, senza mezzi termini, sia Laura Parolin, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, sia David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi. «Abbiamo registrato quasi il 40 per cento di richieste di aiuto in più nell’ultimo anno. A questo si aggiunga oltre il 30 per cento di pazienti che, rispetto allo scorso anno, hanno dovuto smettere la terapia perché non potevano permetterselo. Un aumento, dunque, frenato e contenuto a causa dei costi delle terapie», denuncia Lazzari a Open. A influire – continua – «anche la Dad» che ha avuto «un impatto pesante». A chiedere aiuto, adesso, sono soprattutto gli adolescenti ma anche la fascia 18-35. Riferiscono di «ansia, attacchi di panico, tentati sucidi, atti autolesionistici come tagli e bruciature, dipendenze da alcol e droghe ma anche da social e giochi, senso di smarrimento, angoscia». Insomma un malessere generale che molti di loro non sanno nemmeno spiegare. Per Lazzari «la situazione è peggiorata e lo scenario è drammatico» con un servizio pubblico praticamente inesistente (che spinge, di fatto, le persone a rivolgersi ai costosi servizi privati).


Andare da uno psicologo può costare dai 40 ai 60 euro a seduta quando si è fortunati, ma le cifre possono schizzare ben più in alto: «fino a 200 euro per chi ha una nomea elevata», ci dicono. Conti alla mano, quando va bene, servono almeno 200-250 euro al mese per curarsi. Il bonus, invece, «avrebbe garantito un’equità di accesso al servizio arrivando di fatto alle fasce che non possono permettersi lo psicologo, come chi ha perso il lavoro. Andare dallo psicologo, dunque, viene ancora considerato come un bene di lusso, ad appannaggio di alcuni», spiega Parolin. Proprio per questo motivo, come Open ha già raccontato, è nata l’iniziativa di psicoterapia a basso costo di Margherita Fioruzzi, fondatrice di Mama Chat, che aiuta specialmente donne e adolescenti. L’aumento di richieste «è preoccupante, sono davvero quintuplicate», ci dice Fioruzzi. «Molti sono minori, alcuni con comportamenti autolesionistici – ci confida – I consultori sono strapieni e i pazienti ci confessano che non possono permettersi nemmeno di spendere 36 euro a settimana per la terapia, questo il costo calmierato che abbiamo noi per una seduta». Da qui l’idea di istituire «un fondo per i meno abbienti». Non è un caso, poi, che ad accedere alle cure siano soprattutto i giovani dai 18 ai 35 anni: questa è «la fascia più facilitata nella richiesta» vuoi perché spesso indipendente dal punto di vista economico vuoi perché non deve renderne conto ad altri (come ai genitori per i minori).


Tra i 18 e i 35 anni la richiesta «è aumentata del 100 per cento» – ci conferma il dottor Stefano Porcelli, psichiatra, psicoterapeuta e responsabile dell’area psichiatrica-psicologica-neuropsicologica del Santagostino. Gestisce 350 professionisti in tutta Italia. I costi nel loro caso sono medio-bassi, si va dai 40 euro per una consulenza online ai 50 per quella in presenza. «Tanti giovani arrivano da noi quando trovano lavoro. Questo significa che iniziano le cure decisamente in ritardo. “Ci penso da anni ma vengono solo adesso” ci sentiamo dire spesso». «L’aspetto economico è un grave problema, molti sono esclusi dalle cure. Tra l’altro, stanno arrivando persone sempre più persone giovani, ma anche più anziane – ci conferma Andrea Civitillo, responsabile del gruppo di lavoro psicologia e scuola dell’ordine degli psicologi del Lazio, che segnala anche la comparsa di un altro fenomeno preoccupante: «Pur di avere un contatto, uno scambio relazionale, questi ragazzi si danno appuntamento per fare risse. Come dire, meglio “perseguitare” qualcuno che non fare nulla. Fenomeno che è esploso soprattutto dopo la pandemia».

Mancano gli psicologi nel pubblico

Nel pubblico, intanto, «le liste d’attesa sono sorprendenti. D’altronde come si fa quando in 3 psicologi devono servire un bacino d’utenza di 300 mila persone? O si incrementano gli psicologi nelle strutture pubbliche o si procede con queste misure straordinarie. Non si può non fare né l’uno né l’altro. Questa, dunque, è una visione miope. Si parla tanto di Pnrr Next generation ma di questa Next generation non ci stiamo occupando molto», tuona Parolin. Gli psicologi in tutta Italia, nella sanità pubblica, «sono 5 mila. Possono bastare per 60 milioni di abitanti? Sono una cifra irrisoria», rincara la dose Lazzari secondo cui questo governo avrebbe potuto fare molto di più. «Abbiamo provvedimenti su tutto ma non sulla salute psicologica che viene considerata un optional, un lusso. Tanto chi vuoi che scenda in piazza a protestare? I pazienti che vanno da uno psicologo, per pudore, non lo farebbero mai. Nel nostro Paese non abbiamo dato risposte, se non un numero verde nel pieno della pandemia», continua. «Si è persa un’occasione unica che pagheremo caro fra 10 anni. La generazione che ha subito la pandemia, dai 14 ai 20 anni, purtroppo si porterà dietro cicatrici psicologiche per tanti anni», dichiara Porcelli secondo cui il nostro Paese «è indietro di 20 anni rispetto, ad esempio, al mondo anglosassone dove lo Stato garantisce una terapia cognitivo-comportamentale standard di alcuni mesi per curare, tra le altre, ansia e depressione». Nella legge di bilancio, infine, sono pochi, pochissimi i fondi per la psicologia scolastica: si puntava a 120 milioni, ne sono passati solo 20. «Non esistono solo i bisogni materiali ma anche quelli psicologici, hanno la stessa dignità per la ripresa del nostro Paese. Ma evidentemente questo non è stato colto», conclude Parolin.

Foto in copertina di repertorio da PEXELS

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