La storia del sindaco chiuso in ufficio per il divieto di avvicinarsi a una funzionaria che lo accusa di stalking

«A spaventarmi più delle minacce è stata la violenza del potere, ciò che a volte può arrivare a fare», racconta la donna, che lavora all’ufficio risorse umane del comune

Ha denunciato, per due volte, Damiano Costantini, ovvero il sindaco del suo comune, Chiaravalle in provincia di Ancona. Che ora deve fronteggiare l’accusa di molestie e atti persecutori. «A spaventarmi più delle minacce è stata la violenza del potere, ciò che a volte può arrivare a fare. Io però sono stata coraggiosa perché non è mai facile sostenere il peso di una denuncia come questa, ma l’ho fatto per me, per il mio lavoro e per quello di tutte le donne, perché non è giusto subire quello che ho subìto io», dice S.C., 48 anni, funzionaria dell’ufficio risorse umane del comune alla sua avvocata, Roberta Montenovo. A raccontare la storia il Corriere della Sera.


Il giudice per le indagini preliminari di Ancona, Carlo Masini, ha emesso contro Costantini, 51 anni, eletto con una lista civica del centrosinistra, un divieto di avvicinamento a meno di 100 metri dalla donna. Non solo. Non solo: il sindaco ha il divieto di «fissarla né guardarla, non può rivolgerle in alcun modo la parola e nemmeno gesticolare verso di lei», spiega l’avvocata secondo la ricostruzione del Corriere. Per questo il sindaco al lavoro resta chiuso nella sua stanza, nello stesso palazzo, non grande, in cui lavora anche la dipendente in piazza Risorgimento. Le indagini del pubblico ministero Andrea Laurino sono terminate e ora il prossimo appuntamento è con l’udienza preliminare.


Sindaco e funzionaria hanno avuto una relazione qualche anno fa. Storia poi entrata in crisi. Lei – separata e con due figli come il primo cittadino – credeva di poterla archiviare senza problemi, racconta. «Ma lui si opponeva sempre ed io abbozzavo», dice alla sua avvocata. Poi, meno di un anno fa, lei ha cominciato a vedere un’altra persona E questo, a detta della sua legale, ha portato a episodi drammatici di gelosia da parte del sindaco. Che ha cominciato a fare scenate, a inseguirla in macchina, a telefonare ai genitori e alle figlie di lei. Nessun episodio di violenza fisica, ma con insulti, minacce, ricatti.

«Mi devi portare rispetto, non ti devi permettere, come ti ho fatta arrivare alle stelle ti porterò alle stalle. Devi tutto a me, mi devi ringraziare, te la farò pagare. Se qualcuno va contro di me tu sai cosa sono capace di fare». O anche: «Bada, sei sotto controllo segreto. So dove vai. Io vengo a sapere tutto: mi riportano che cosa fai e dove vai». Non solo: secondo la sua legale l’incubo si è esteso anche al lavoro. «L’accusava di svolgere male il proprio lavoro, l’incaricava di sbrigare atti gravosi oggi per domani, accusandola poi di non essere capace a rispettare i tempi». La donna ha provato a fare buon viso a cattivo gioco e a proseguire la sua vita e il suo lavoro. «Da quando è scattato il provvedimento la paura comunque è passata, ora respiro», racconta ora la funzionaria.

La difesa

«Sono basìto», dice il sindaco. E i messaggi di minacce «vanno interpretati, contestualizzati e non strumentalizzati, attenti ai processi mediatici», dice il suo avvocato. Il primo cittadino non intende arrivare alle dimissioni, nonostante l’invito di una parte della politica locale. «Un amministratore pubblico così limitato nell’espletamento delle proprie funzioni come può continuare a lavorare? Vogliamo che la città non finisca nel fango per beghe sentimentali (sic!) finite male», dice il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli.

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