Il vaccino di Moderna è genotossico? Nessuno studio lo conferma
Ci avete segnalato un tweet che comincia a diventare virale anche su Facebook. In allegato presenta una clip con l’intervento di Giovanni Frajese a Non è l’Arena di Massimo Giletti, nella puntata del 13 gennaio. In collegamento è presente anche Francesca Donato. In studio troviamo invece il professor Fabrizio Pregliasco. Nel tweet viene attribuita una affermazione che per la verità Frajese non ha fatto, ovvero che dagli studi di Moderna si evincerebbe una genotossicità del suo vaccino contro il nuovo Coronavirus, quindi col rischio di provocare il cancro. Mentre Pregliasco in studio non lo avrebbe smentito. Altra affermazione che non corrisponde. Per altro la clip mostrata è stata tagliata proprio nel punto in cui il Professore comincia a rispondere.
Per chi ha fretta:
- Dagli studi in vitro, in vivo e sull’uomo non è mai emerso un potenziale e rilevante rischio di genotossicità e cancerogenicità dei vaccini a mRNA.
- Quando invitato a Non è l’Arena a dare spiegazioni in merito il professor Pregliasco non conferma affatto che gli studi dimostrino un concreto rischio.
- La stessa narrazione di Frajese in merito agli studi cui fa riferimento non porta conclusioni definitive sul tema.
- I vaccini a mRNA approvati in Europa hanno ampiamente dimostrato efficacia e sicurezza di gran lunga superiori rispetto ai presunti rischi.
- Il principio di precauzione non può applicarsi rispetto ai concreti rischi posti in essere dall’emergenza dovuta alla pandemia di Covid-19.
Analisi
Il tweet recita quanto segue:
dott. #Frajese : Secondo studi fatti da Moderna il vaccino può provocare #genotossicità ( rischio di sviluppare un cancro ).
#Pregliasco non smentisce!
1/2
#NonelArena #vaccino
Cosa ha detto Frajese
Ecco la trascrizione integrale del confronto tra Frajese e Pregliasco, il grassetto è nostro:
Si ritiene che i componenti del vaccino lipidi mRNA non presentano alcun potenziale genotossico – afferma Frajese riportando una fonte di Moderna -, per cui non sono stati fatti né gli studi di carcinogenesi né quelli di genotossicità. Questo perché si presume che questi componenti non debbano avere questa azione. C’è però una problematica venuta dai nuovi dati […] gli studi di genotissicità […] Moderna ne ha fatto uno recentemente per vedere se ci fosse stato qualche tipo di azione […] fatto utilizzando un mRNA diverso da quello che c’è nel vaccino: mRNA 1706 al posto del 1273».
A questo punto Frajese viene incalzato da Giletti che gli chiede di arrivare al punto.
Il punto che non torna – continua Frajese -, è che dalle prove di genotossicità di Moderna, la stessa Casa farmaceutica dice che ci sta una azione debole di genotossicità, quindi vuol dire che l’azione di genotossicità è possibile e andrebbe studiata quella sequenza specifica oggi, perché […] significa la possibilità di cancro e significano altre possibilità che il professor Pregliasco conosce meglio di me. Prima di dare queste cose ai bambini – soprattutto agli adolescenti -, con il rischio che ci sia questo tipo di problematica, io credo sia responsabilità dell’Aifa, dell’Ema e del Governo di fare i test che sono necessari per renderci tutti quanti più tranquilli.
Cosa ha detto Pregliasco
Giletti chiede chiarimenti sul concetto stesso di «genotossicità» in sintesi. Frajese preferisce passare la parola a Pregliasco.
«La genotossicità è una azione che può determinare variazioni nel Dna -continua il Professore -, che possono poi avere conseguenze successive».
A questo punto la clip allegata al tweet si arresta. Troviamo la versione integrale del confronto tra Frajese e Pregliasco nel sito della trasmissione:
Però fra quanti anni eventuali studi di questo genere potrebbero darci dei risultati definitivi? Voi dite “non si doveva usare la vaccinazione a fronte di un’emergenza e di una serie di studi pregressi sull’mRNA” – prosegue Pregliasco – ma tutto questo lo conoscevamo già bene. Quindi sono elementi che vanno approfonditi, ma davvero non con questa enfatizzazione delle negatività potenziali, rispetto a una efficacia dimostrata.
Quindi si inserisce nella discussione Donato, che non afferrando il senso delle affermazioni di Pregliasco, gli chiede del principio di precauzione. Ma essendoci un divario tra potenziali rischi non dimostrati e l’assenza fattuale di eventi avversi gravi statisticamente rilevanti, tale principio non ha alcun senso.
Qualsiasi farmaco – continua Pregliasco -, qualsiasi vaccino subisce poi via via una valutazione nel tempo, però [applicando a prescindere il principio di precauzione, Ndr] non useremmo mai nessun farmaco, nessun vaccino prima di 20/30 anni.
Cosa sappiamo sull’mRNA dei vaccini
Avevamo trattato l’argomento della presunta genotossicità dei vaccini a mRNA in un precedente articolo del progetto Open Fact-checking il 9 settembre 2021, avvalendoci della consultazione dell’esperto di genomica comparata Marco Gerdol. Rispondevamo alla segnalazione di un articolo il cui autore si firma il Giardiniere che parlava di eventi avversi di tipo neurologico. Riportiamo il sunto che facemmo per rendere più chiaro di cosa stiamo parlando:
I vaccini a mRNA devono stimolare il Sistema immunitario facendo produrre alle nostre cellule le proteine Spike (S). L’mRNA contiene le sole informazioni per produrre la Spike, il mezzo con cui SARS-CoV-2 infetta le cellule, riconosciuto come antigene dalle cellule immunitarie che producono i relativi anticorpi. La tesi dell’autore è che questi presentando dei nucleotidi modificati (Ψ al posto di U) portano alla produzione di Spike errate. La porzione di Spike che si lega ai recettori delle cellule (RBD) presenta anche la subunità S-2P, la quale porterebbe a effetti neurologici nocivi.
La narrazione si concentrava su fonti riguardanti Pfizer. In generale il discorso verte su parti di mRNA che darebbero luogo a errori nella produzione della Spike, stimolando una risposta immunitaria inadeguata. Riportiamo di seguito l’analisi che fece Gerdol a Open:
La storia delle pseudouridine (Ψ) è abbastanza semplice in realtà – continua Gerdol – la modifica della seguenza di mRNA con queste che sostituiscono le uridine (U) è il risultato di studi che sono iniziati più di dieci anni fa. Questa sostituzione (con un nucleotide modificato naturale, perché Ψ si trova normalmente negli RNA ribosomali e molti tRNA) la si introduce per fare in modo che l’RNA introdotto non venga riconosciuto da tutto quel sistema di attività enzimatiche, che portano alla degradazione di un RNA esogeno, normalmente attivate con un virus a RNA.
Il fatto che ci sia Ψ maschera l’RNA e lo rende meno attaccabile. La degradazione avviene più lentamente del normale e dall’altro lato aumenta l’efficacia con cui viene tradotto in proteina. Quindi produci più proteine. Il discorso dell’autore è che in questo modo si otterrebbero Spike piene di errori, che porterebbero a una serie di malattie neurologiche. Ma con quale frequenza vengono generate? Quando c’è la Ψ, questa viene letta come se fosse una uridina, nella maggior parte dei casi in maniera corretta. C’è un certo grado di tolleranza per l’appaiamento di tRNA, quindi può capitare si incorpori un amminoacido errato. La frequenza è stimata come inferiore all’1%. Tale errore non ha alcun effetto rilevante nella Spike. La stragrande maggioranza delle proteine prodotte corrispondono perfettamente.
Immagino che quando l’autore parla di S-2P, intenda la proteina Spike codificata dall’mRNA dei vaccini, che presenta due modifiche: una lisina ed una valina sostituite con proline, due posizioni mutate, le quali fanno in modo che la proteina venga bloccata nella sua conformazione prefusione. Questo viene fatto per aumentare l’immunogenicità, ovvero la sua capacità di stimolare il Sistema immunitario, rispetto a una conformazione postfusione. Derivano da studi fatti sulla SARS del 2003, in cui si era già visto che modificare la proteina in questa conformazione rende di fatto il vaccino più efficace. È una modifica dei vaccini a mRNA, per esempio AstraZeneca non la usa.
Cosa dicono gli studi su genotossicità e cancerogenicità di Moderna
Anche nel caso di Pfizer si sosteneva che non fosse stato verificato il rischio di genotossicità, insinuando che manchino dei controlli dovuti, fin dalla sperimentazione pre-clinica (ne parliamo qui, qui e qui). Si tratta di una narrazione che non tiene conto del contesto. Prendiamo uno studio su questo tema a titolo d’esempio, datato 20 aprile 2021:
Non sono stati condotti studi di genotossicità poiché non si prevede che i componenti della formulazione del vaccino (LNP e mRNA) provochino effetti genotossici – continuano i ricercatori -, in particolare, l’mRNA consegnato è attivo nel citoplasma di una cellula e non entra nel nucleo né interagisce con il genoma, in modo tale da non replicarsi.
Leggiamo ora cosa riporta l’Assessment report di Ema dell’11 marzo 2021 sul vaccino di Moderna, in riferimento agli studi sulla genotossicità eseguiti non con gli mRNA-1706 e 1273 (proprio quello del vaccino):
- In vitro coi batteri E. coli (mRNA-1723) «Results did not indicate any evidence of genotoxic activity»;
- In vivo coi ratti (mRNA-1706) «various nongenotoxic effects that could impact on the increase of micronucleated erythrocytes in this species were observed».
- Per quanto riguarda la possibilità che il vaccino possa causare tumori i ricercatori riportano quanto segue: «No carcinogenicity studies were submitted. This is scientifically acceptable and in line with relevant guidelines on non-clinical development of vaccine candidates. The components of the vaccine formulation are lipids and natural nucleosides that are not expected to have carcinogenic potential».
In un precedente documento del 1° marzo 2021 di Moderna, possiamo leggere quanto riportato nella tabella alla voce «Genotoxicity»:
Nel complesso, il rischio genotossico per l’uomo è considerato basso a causa di una esposizione sistemica minima – conclude il documento -, I risultati non-clinici suggeriscono che il rischio per l’uomo dopo la somministrazione di […] è basso, a causa della minima esposizione sistemica e dei risultati negativi in vitro.
Tornando al documento dell’11 marzo, leggiamo a pagina 54-55 che per quanto riguarda gli studi di genotossicità presentati non è previsto un rischio genotossico rilevante per l’mRNA-1273.
Tossicità e quantità
Parliamo nel caso dei lipidi (grassi) presenti in quantità estremamente basse. Il tema dei prodotti cancerogeni viene rilanciato continuamente nel campo alimentare. Come ricordiamo in un precedente articolo, torna a galla il tema dell’etichetta “cancerogeno” sul caffè, dove la sostanza incriminata è l’acrilammide in quanto considerata potenzialmente cancerogena, ma resta pur sempre bassi livelli di esposizione.
Ricordiamo la polemica del 2016 della birra tedesca contenente glifosato? Tutto era partito da un’analisi dell’Istituto per l’ambiente di Monaco attraverso un’analisi dove si riscontrava una presenza di Glifosato trecento volte superiori rispetto al limite consentito per legge nell’acqua potabile. Una polemica di fatto inutile, come riscontrato in un successivo comunicato dell’Istituto, in quanto un uomo adulto doveva bere circa 1.000 litri di birra al giorno per ingerire quantità dannose di glifosato.
Conclusioni
Dalla letteratura scientifica non è emersa alcuna evidenza che possa implicare un ritiro dei vaccini a mRNA in nome di un giustificato principio di precauzione. Alla luce di quanto emerso in tutte le fasi di sperimentazione sull’uomo, e durante la vaccinazione di massa, i dati sulla presunta genotossicità dei vaccini vengono ritenuti irrilevanti rispetto ai benefici dimostrati.
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