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Freedom Convoy Europe: così la protesta dei camionisti vuole arrivare a Bruxelles (e in Italia)

freedom convoy italia camionisti
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La data fissata sul calendario è il 14 febbraio. Secondo le cartine che circolano su Telegram quel giorno nella capitale del Belgio e simbolo dell'Unione Europea convergeranno spagnoli, italiani, finlandesi, tedeschi e ungheresi. Tutti per chiedere la fine dell'obbligo vaccinale e delle restrizioni per il Coronavirus

Le date segnate sul calendario sono quelle del 14 e del 22 febbraio. I nomi degli organizzatori, per lo meno in Italia, sono sempre gli stessi. E il rischio che diventi un flop globale c’è tutto. Ma il Freedom Convoy, la protesta dei camionisti canadesi contro la vaccinazione obbligatoria per lavorare al confine con gli Usa, sta davvero tentando lo sbarco in Europa mentre a Ottawa siamo al decimo giorno di occupazione della Capitale e i 500 “Truckers for freedom” non sembrano avere alcuna intenzione di andarsene. Il piano prevede l’arrivo a Bruxelles per il 14 febbraio. E secondo le cartine che circolano su Telegram e Twitter quel giorno nella capitale del Belgio e simbolo dell’Unione Europea convergeranno spagnoli, italiani, finlandesi, tedeschi e ungheresi. Tutti per chiedere la fine dell’obbligo vaccinale e delle restrizioni per il Coronavirus.

Come in altri casi è il social network a costituire il centro dei canali di comunicazione di chi organizza la protesta. Nel gruppo “Italian Freedom Convoy”, che ha più di 17 mila iscritti, è stata postata l’immagine che ricorda la bandiera del Canada e che dovrebbe accompagnare la manifestazione. «Vi chiediamo di mettervi all’opera. Tra due giorni soltanto i ciechi potranno dire di non aver mai visto questo simbolo. Magliette, bandiere, stickers, profili: usate l’immaginazione. Forse così lo capiranno che non siamo pro/no vax. Siamo semplicemente un popolo che si ritrova e dice basta», recita il messaggio che accompagna l’immagine. Un altro post ci aiuta a capire chi c’è dietro: “Oggi il forum rimarrà chiuso. In seguito all’ordinanza del prefetto di Roma dobbiamo riconsiderare…”, si scrive l’8 febbraio. Di cosa si parla?

Molto probabilmente del divieto spiccato dalla prefettura di Roma per il rave No vax che Nicola Franzoni stava organizzando ai Castelli Romani. E che i sindaci di zona erano pronti a respingere usando droni e… camion (ironia della sorte). E che ci sia proprio lui dietro quel canale è indubbio. Ma di gruppi italiani ce ne sono anche altri. “Freedom Convoy Italia Official Channel” è più piccolo. Ma in un messaggio del 7 febbraio scorso spiega i piani e le richieste dei manifestanti: «Lunedì 14 febbraio Convoglio per Bruxelles Tutti gli europei si uniscono nella loro capitale per chiedere la fine della tirannia in uno spirito di solidarietà! Tutti i veicoli a motore sono i benvenuti! C’è un solo convoglio dalla Germania, ci uniamo ai convogli dei paesi vicini il 13 febbraio. nel nord e guidare insieme a Bruxelles! Rimarremo lì fino a quando tutte le nostre richieste non saranno soddisfatte!!!». E ancora: «Chiediamo: Fine immediata di tutte le misure Corona! Fine di passaporti sanitari, codici QR, app corona e carte d’identità digitali simili! La fine delle leggi emergenziali illegali e ingiustificate che minano la nostra costituzione e prevalgono sui diritti umani! La fine del sistema!».

Anche se c’è chi, con un po’ di confusione, indica invece date diverse: il 14 febbraio sarebbe il giorno dell’adunata a Roma e il 22 quello della “marcia” su Bruxelles. D’altro canto la protesta dei camionisti ha già innescato l’effetto emulazione dei gruppi suprematisti e negazionisti di Covid-19. Ieri abbiamo raccontato che in Canada tra i leader della protesta ci sono James Bauder, complottista che prima della pandemia parlava dell’11 settembre, Pat King, suprematista bianco e negazionista dell’Olocausto. E poi Tamara Lich, cantante e chitarrista della band Blind Monday che tre anni fa si è messa alla guida del movimento Wexit per l’indipendenza delle province del nord del Canada. 

Il Guardian racconta che a Ottawa si sono viste sfilare bandiere neonaziste e confederate, i loghi QAnon su camion e cartelli e adesivi sono finiti sui pali del telefono intorno all’area occupata recano la faccia del primo ministro canadese Justin Trudeau, e la scritta: “Ricercato per crimini contro l’umanità”. Gli occupanti hanno anche le risorse per rimanere in piazza per lungo periodo di tempo: hanno raccolto oltre 6 milioni di dollari canadesi (4,7 milioni di dollari Usa) attraverso varie piattaforme di crowdfunding, in contanti e bitcoin, nonostante siano stati espulsi da GoFundMe. Ma soprattutto, spiega il quotidiano, l’occupazione di Ottawa è la prova che bastano poche migliaia di manifestanti per sopraffare la polizia e chiudere le città. I convogli di solidarietà hanno bloccato il valico di frontiera di Coutts tra Alberta e Montana, hanno messo a dura prova le risorse della polizia a Toronto e Quebec City mentre i manifestanti avvertono che questo è solo l’inizio.

E intanto c’è chi mette le mani avanti. Il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha detto che in caso di arrivo di manifestazioni di camion a Parigi «la risposta dello Stato sarà estremamente ferma». Il 14 febbraio nella Capitale è già prevista la manifestazione di un gruppo di oppositori del Green pass e già lunedì un primo convoglio è stato intercettato e fermato. Le Parisien scrive che è stato creato un gruppo Facebook che ora riunisce2 3.000 membri e dove circolano inviti a raggiungere Parigi venerdì. Lunedì sono stati arrestati una trentina di manifestanti diretti nella Capitale. «Oggi non abbiamo informazioni che ci dimostrino che questo è organizzato in proporzioni che sarebbero significative», ha affermato il ministro. Tuttavia «i mezzi sono importanti» per prevenire tali blocchi.

E mentre in Nuova Zelanda le proteste bloccano la strada per arrivare in Parlamento, in Canada Trudeau ha detto che le manifestazioni devono finire: «La popolazione di Ottawa non si merita di essere molestata nei suoi quartieri, non deve fare i conti con la violenza implicita di una bandiera con la svastica che sventola ad un angolo di strada, o con quella confederata, o con gli insulti e le offese solo perché si indossa una mascherina. Non è quello che siamo noi canadesi». In Italia la memoria torna al 27 settembre 2021: per quel giorno i tam tam sui social, molto più martellanti di quelli di oggi, annunciavano una protesta dei camionisti per bloccare l’Italia marciando a passo d’uomo sulle autostrade. A parte qualche video folkloristico, alla fine non se ne fece nulla.

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