La lista di ristoranti e bar no Green pass a Roma: «La multa non la pago e faccio ricorso»

Le mappe si trovano su due siti e su Telegram. Ed esistono dal maggio scorso. Il titolare di Fortunato al Pantheon: «Ne vado fiero, dobbiamo liberarci»

A Roma c’è una lista di ristoranti e bar No Green pass. Organizzati in una rete e con mappe interattive per localizzarli. L’edizione romana di Repubblica fa sapere che le mappe con i ristoranti accessibili per chi rifiuta vaccino e certificato si trovano su due siti, Animap e Umap, e su un gruppo Telegram super popolare che si chiama “Esercenti no Green Pass“, nato ad agosto dello scorso anno. Ma, come ha documentato Open, è da maggio che gira la lista dei professionisti che hanno registrato la propria attività tra quelle che «non intendono escludere nessuno, e che permettono a tutti un libero accesso ai propri prodotti e servizi», definendo l’introduzione del Green pass una forma di «apartheid». Il comune di Roma promette controlli mentre per chi non controlla il pass c’è una sanzione di 400 euro, che se pagata entro 5 giorni dalla notifica diventa di 280. Però c’è sempre la possibilità di fare ricorso. Per i recidivi si può arrivare alla chiusura dell’esercizio per cinque giorni. Ma in questo caso c’è un escamotage: chi va in “diffida” viene ricontrollato entro pochi giorni. Se è tutto in regola la diffida decade. E così si ricomincia. Un gioco che il titolare di Fortunato al Pantheon, uno dei ristoranti No Green pass, conosce molto bene.


«Non sono vaccinato e sono profondamente contrario al Green Pass. Le mie opinioni restano tali, e non sarà certo un articolo di giornale a farmi cambiare idea», dice oggi Jason Baldassarri a Repubblica. E la multa? «Me l’hanno fatta, non l’ho pagata e ho fatto ricorso. Me lo posso permettere». Baldassarri però nega qualcosa: «Non mi sono mai iscritto a quelle mappe, probabilmente lo ha fatto qualcuno che è venuto a mangiare qui e lo ha consigliato ai suoi amici. Dopo 50 anni di attività non ho certo bisogno di mettermi a fare il “locale della carboneria” e stare ad elemosinare gente su Telegram». Anche se sono stati i suoi dipendenti a dire a chi voleva prenotare un tavolo che il Green pass non era necessario.


E la multa non l’ha pagata: «Assolutamente no, ho fatto ricorso e ho affidato il tutto ai miei avvocati. Mi atterrò a tutto il percorso legale richiesto, e intanto sono in attesa della convocazione dal Prefetto proprio per parlare di quella sanzione. Solleverò anche il problema del controllo dei dati sanitari, di cui ho scritto anche al Ministero. Non andrebbe fatto con il telefono personale, non c’è garanzia per la privacy». E non ha voglia di cambiare idea: «Ho ricevuto almeno 20 chiamate di insulti oggi, dopo l’articolo di Repubblica. Ormai siamo circondati dall’estremismo, e vale sia tra chi è No Vax che per chi è pro vax. Il governo ha detto tutto e il contrario di tutto in due anni. Noi siamo stati chiusi per quasi un anno, ho pagato tutti i miei dipendenti in quel periodo, non ho licenziato nessuno. Abbiamo fatto tutti gli adeguamenti, curiamo l’igiene, il distanziamento, teniamo la mascherina. E poi ormai la situazione è paradossale».

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