L’immunità naturale è più potente di un vaccino? No! Più rischi che benefici

Dall’infezione e dalla malattia si riscontrano più rischi che benefici, in particolare il Long Covid. L’Università ha preso le distanze dalle dichiarazioni del docente

La pagina Facebook Politically Incurrect ha pubblicato una clip tratta da una puntata di Dimartedì, condotta da Giovanni Floris. In studio ci sono l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin e David Parenzo, mentre in collegamento c’è il professor Francesco Broccolo, docente di Microbiologia all’Università Milano Bicocca, il quale riporta delle affermazioni totalmente prive di fondamento sulla superiorità dell’immunità naturale, rispetto ai vaccini contro il nuovo Coronavirus.

Per chi ha fretta:

  • Francesco Broccolo, professore dell’Università Milano Bicocca ha espresso opinioni sull’immunità naturale non supportate da evidenze scientifiche.
  • L’Università Milano Bicocca ha preso le distanze su Twitter dalle affermazioni del prof. Broccolo.
  • L’idea che l’immunità naturale sia preferibile al vaccino è stata già smentita dalla Comunità scientifica.
  • I vaccini anti-Covid sono studiati per rispondere alla Spike di SARS-CoV-2, che permette l’infezione, cosa che l’immunità naturale non può fare in maniera mirata.
  • L’immunità naturale a livello di popolazione non riduce ricoveri e morti, inoltre aumenta la probabilità che emergano varianti Covid.

Analisi

Ecco le affermazioni di Broccolo sulla presunta superiorità dell’immunità naturale rispetto a quella indotta dai vaccini:

La guarigione è molto più potente di un vaccino, perché l’infezione naturale dà una protezione molto più potente, per due motivi: primo, è che espone più proteine, quindi ci sono più anticorpi protettivi, non solo contro la Spike ma anche contro il nucleo capside; l’altro motivo, l’immunità è plastica, con una infezione naturale si creano anticorpi che poi maturano e si modellano continuamente anche verso le nuove varianti. Questa immunità plastica il vaccino non la dà.

È comprensibile che tutti si gelino in diretta, visto che ad ascoltarlo non ci sono né scienziati, né giornalisti scientifici. Ed è un problema questo che ancora non è stato risolto, permettendo di restituire ai telespettatori un contesto non supportato dalla Comunità scientifica.

La presa di distanze dell’Università Milano Bicocca

Non è certo la prima volta che Broccolo ha fatto affermazioni controverse in merito a vari argomenti riguardanti la Covid-19. Maria Scopece ne ha fatto una disamina su Start Magazine. Certamente non potevano passare in sordina. Il 9 febbraio su Twitter, dopo le sollecitazioni dei colleghi Roberta Villa (divulgatrice scientifica) e Daniele Banfi (Fondazione Veronesi), l’Università Milano Bicocca ha preso le distanze dalle affermazioni del suo docente.

«Vi rendete conto dei danni di queste falsità?! – li incalza Villa -. Ma un minimo di senso di responsabilità nella comunicazione non vi è rimasto?! Se proprio li dovete invitare, dopo 2 anni, non siete ancora in grado di controbattere a un “esperto” che dice cose così?!». «Eh ma l’ha detto Broccolo dell’Università Bicocca – ribatte Banfi -. L’ascoltatore medio ha tutto il diritto di credere che sia vero. Il problema è questo giornalismo spazzatura che prendere il Broccolo di turno utile alla propria narrazione. @unimib, se ci sei batti un colpo».

«L’Ateneo si è sempre impegnato nel contrasto alla pandemia – risponde l’account della Bicocca -, credendo e investendo nelle vaccinazioni come principale strumento per debellare il virus. Abbiamo recentemente intervistato il professor Bonfanti, le cui posizioni ci sentiamo di sostenere». Nell’ultimo tweet dell’ateneo leggiamo: «Le opinioni espresse dal dottor Broccolo non rappresentano il pensiero dell’istituzione. Nostre ulteriori azioni e considerazioni a riguardo saranno tenute al di fuori del contesto social. Grazie della comprensione».

Cosa sappiamo davvero sull’immunità, con e senza vaccini

Non è la prima volta che accade una cosa del genere in Tv. Lo scorso ottobre era ospite a L’aria che tira, condotto da Myrta Merlino, il medico e ginecologo Claudio Giorlandino, il quale aveva sostenuto la superiorità dell’immunità naturale rispetto ai vaccini, praticamente coi medesimi argomenti, fornendo persino più “dettagli”. Avevamo trattato il caso qui.

Da allora non è cambiato niente. È molto più efficace avere anticorpi sviluppati per riconoscere la proteina Spike, rispetto alle altre che compongono il capside. Questo perché si tratta del mezzo con cui SARS-CoV-2 si lega ai recettori ACE2 delle cellule polmonari. Non ha molta rilevanza avere una risposta immunitaria anche sulle altre componenti del virus. L’idea che l’immunità naturale potesse essere sufficiente era stata già smentita quando venne avanzata una proposta analoga attraverso la Great Barrington Declaration.

Il problema fondamentale è soprattutto quel che avviene durante la malattia, non solo per il singolo, ma per l’intera popolazione. Più il virus circola, maggiori saranno le probabilità che emergano delle varianti Covid in grado di eludere le difese immunitarie. Ma se l’immunità da vaccino si è rivelata resistente contro le varianti già emerse, lo stesso non si può dire di quella naturale. Infatti in terapia intensiva ci finisce generalmente chi non si è vaccinato. Ma dato che i vaccini continuano a risultare protettivi nel lungo periodo contro le forme gravi di Covid-19, riducendo i decessi; chi si ammala senza vaccino ha più probabilità di subire tutte le complicanze di una infezione dovuta a una variante. Senza contare lo strascico di sintomi che caratterizza il long Covid.

I rischi rispetto al vaccino

Come spiega Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology e collaboratore dell’OMS, il vaccino «garantisce un’ottima stimolazione del sistema immunitario innato grazie agli adiuvanti, una produzione sostenuta di anticorpi neutralizzanti e altissimi livelli di linfociti B e T che sono fondamentali per la memoria immunitaria e per contrastare la malattia severa». In vaccino, infine, «presenta dei rischi che sono infinitamente minori rispetto all’infezione naturale».

In merito ai rischi, Stingi ne riporta qualcuno: «Sars-CoV2 è in grado di interferire con lo sviluppo dei centri germinali, sorta di “palestre” dove i linfociti B vengono allenati a combattere il virus. Esistono infine evidenze che indicano come Sars-CoV2 sia in grado di spegnere o anergizzare i linfociti T, i cecchini del sistema immunitario deputati ad eliminare le cellule infettate dal virus».

Conclusioni

Le opinioni del professor Broccolo sulla superiorità dell’immunità naturale sul vaccino, in quanto non risponderebbe solo alla Spike, sono prive di fondamento scientifico. Proprio in quanto studiati per rispondere all’antigene che veicola l’infezione, i vaccini hanno dimostrato in ampi studi clinici ed epidemiologici di proteggere meglio, riducendo ricoveri e morti. Se è vero che calano gli anticorpi nel breve periodo, è stato visto che la protezione contro le forme gravi di Covid-19 resta alta.

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