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«Avete visto che bravi ministri…». Il segnale di pace di Draghi alla maggioranza: «Ma la barra resta dritta» – Il video

18 Febbraio 2022 - 19:13 Giovanni Ruggiero
Il premier ha provato con ironia a superare le tensioni delle ultime ore nella maggioranza, ma sulla sfuriata del giorno prima ai partiti la linea della fermezza non cambia

«Avete visto che bravi ministri che ho… è un bellissimo governo» dice sorridendo il premier Mario Draghi alla fine del Cdm che ha dato il via libera all’unanimità a una serie di decreti su caro bollette, regole del Superbonus e aiuti al settore dell’auto. I complimenti in quel momento sono andati ai presenti Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani, ma quello del premier è anche un segnale distensivo del premier alla maggioranza, dopo la sfuriata che il premier ha fatto con i capigruppo della maggioranza durante la cabina di regia. Draghi si era particolarmente inalberato per i quattro voti in cui il governo era uscito sconfitto su altrettanti punti del Milleproroghe. Da qui il richiamo ai partiti perché dimostrino di tenere in piedi la maggioranza dopo quel: «pessimo segnale».

Il giorno dopo Draghi tiene il punto e ribadisce: «Con il massimo rispetto ho detto le cose che ho detto ieri. Non può che essere così. Il governo e io abbiamo sempre offerto la massima disponibilità. Possiamo rivedere le modalità di confronto, ma teniamo dritta la barra del timone». Il richiamo di ieri lo ha confermato lo stesso Draghi: «Ho semplicemente ricordato quello che è il mandato del governo, creato dal presidente della Repubblica, per affrontare certe emergenze e conseguire certi risultati». Draghi quindi ha ribadito che lo scopo del governo non cambia, neanche ora che la legislatura sta finendo e gli interessi elettorali si fanno più pressanti. Anche perché chi chiede rispetto e un nuovo cambio di metodo, ha spiegato Draghi in conferenza stampa oggi, deve anche comportarsi con rispetto: «Per un cambio di metodo – ha aggiunto il premier – bisogna chiedere anche all’altra parte… Tutto quello che serve il governo e io lo faremo».

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