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Ucraina, occupazione o trattativa? Quali scenari per l’«imperialismo irrazionale» di Putin – L’intervista

25 Febbraio 2022 - 17:08 Giada Ferraglioni
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Dai negoziati anti Nato alla pura ambizione ideologica, l'analista e docente di relazioni internazionali all'Università di San Pietroburgo Ilya Matveev spiega che cosa c'è dietro l'invasione dell'Ucraina e cosa ci si deve aspettare

Al secondo giorno di bombardamenti in Ucraina, è ancora difficile mettere in fila gli eventi. Dopo mesi di tensioni, in cui la Russia sembrava voler provocare l’Occidente per guadagnare spazio contro la Nato, Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina e di marciare militarmente verso Kiev. Le ultime notizie parlano di una riapertura dei negoziati da parte di Mosca: Putin, che sta assediando i territori ucraini, punta a demilitarizzare il Donbass e ad azzerare le ambizioni di Volodymyr Zelensky di entrare nell’Alleanza atlantica. Eppure, se l’obiettivo di Putin era quello di indebolire la Nato, sembra aver mancato l’obiettivo. A tal punto che analisti, politici e giornalisti hanno iniziato a chiedersi se Putin fosse impazzito.

A inizio febbraio, in piena escalation con l’Ucraina, il Financial Times aveva ribattezzato Putin “Vlad the mad”. Pochi giorni fa, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha detto che «Putin è andato completamente fuori di testa». Ma quanto è probabile che sia davvero così? «Non penso che Putin sia impazzito», dice a Open Ilya Matveev, ricercatore e professore di economia politica a San Pietroburgo e co-autore del popolare podcast Political Diary. «Penso piuttosto che abbia avuto fin dall’inizio una visione e un intento puramente imperialista. Questo è ormai certo. Basta guardare ai due discorsi che ha fatto prima del riconoscimento del Donbass e prima dell’invasione. Non vedo una ragione razionale dietro questa guerra».

Un «imperialismo irrazionale»

EPA/SERGEI ILNITSKY

Spiega Matveev che il focus iniziale (e dichiarato) di Putin era quello di contrastare la Nato. Per mesi ha tirato in ballo la difesa della sicurezza nazionale contro la «pericolosa» espansione degli Alleati verso Est. Era opinione condivisa che il presidente russo stesse usando la minaccia dell’attacco a Kiev per negoziare con l’Occidente in questi termini: «Io stesso credevo ci fossero delle motivazioni più razionali dietro alla crisi», dice Matveev. «Ma è ormai chiaro che il suo intento non si può ridurre a quello». Anche perché ora l’Alleanza atlantica si espanderà per forza di cose: «La Finlandia e la Svezia non potranno fare altro che unirsi nei prossimi mesi – sottolinea Matveev -. Cos’altro potrebbero fare se la Russia passa all’azione militare? La stessa Ucraina confina con quattro Paesi Nato: come può questa invasione essere qualcosa a tutela della sicurezza nazionale? È tutt’altro».

Durante il suo discorso – ricco di revisionismo storico – Putin ha fatto appello a una cosiddetta “Russia storica”, che includerebbe anche l’Ucraina stessa nei suoi confini. «Quella che ha presentato Putin è una visione molto più simile alla Russia imperiale che a quella sovietica, a cui lui ha detto di appellarsi – dice Matveev,- e sulla quale sta giustificando la sua espansione». La motivazione dell’invasione è una, dunque, che Matveev definisce «imperialismo irrazionale». Ma il presidente russo non è l’unico nel suo entourage ad avere una visione simile. L’élite politica vicina al premier condivide con lui l’ideologia imperialista e colonialista, e concorda sul fatto che l’Ucraina non sia considerabile un Paese. La Russia, secondo questa idea «incredibilmente radicata», si sente giustificata a conquistarla. «L’idea diffusa è che Mosca stia semplicemente reclamando qualcosa di suo». Il revisionismo storico e la disinformazione tramite i media vicini al Cremlino non sono solo una narrativa per i media: sono qualcosa in cui Putin «crede davvero», e che lo ha spinto a fare cose «irrazionali» che porteranno la Russia a «soffrire per decenni».

Due scenari

Twitter

A fronte degli ultimi sviluppi, secondo Matveev gli scenari che si aprono ora sono due: l’Ucraina e la Russia negozieranno un accordo totalmente sbilanciato su Mosca, che comprende la rinuncia alla Nato per Kiev, la completa smilitarizzazione del Donbass e il riconoscimento della Crimea.« È lo scenario migliore al momento, anche se per niente positivo», dice. Ma il peggiore è ben oltre: che la Russia catturi o anche uccida il presidente Zelensky, che occupi l’intero Paese e insedi un governo vicino al Cremlino. A quel punto la Russia avrebbe occupato militarmente un Paese di 44 milioni di persone. Il primo scenario resta ancora aperto, e non solo perché Putin ha già aperto ai negoziati. «A questo punto per Kiev è impossibile ambire alla Nato – nota Matveev -, e continuare su quella strada significherebbe venire annientati».

Il margine dell’Occidente: «Nessuno»

Cosa può fare l’Occidente a questo punto? «Direi nulla», dice Matveev. Militarmenre, Joe Biden ha già detto che non manderà truppe americane in Ucraina. Dal punto di vista delle sanzioni, sicuramente faranno male all’economia russa. Ma non potranno «in alcun modo» distruggerla. «Probabilmente – nota Marveev – la Russia diventerà il nuovo Iran».

Chi sta con Putin?

EPA/MIKHAIL KLIMENTYEV /

Ci sono diversi Paesi sul cui supporto la Russia può contare anche dopo l’invasione. La Cina, che aveva già definito le sanzioni «immorali» e che è già in conflitto con l’occidente, è tornata a parlare ponendosi come Paese mediatore dei negoziati con Kiev – complice il fallimento della diplomazia di Ue, Usa e Regno Unito. Il ministro degli Esteri cinese ha detto che la Nato ha lasciato poche alternative a Mosca, e ora Pechino ha chiarito di supportare Putin. «È un’alleanza di convenienza: i nemici dei miei nemici sono miei amici», dice Matveev. Ma i veri amici della Russia sono in realtà molto spaventati da Mosca: la Bielorussa è dipendente al 100% dalla Russia e così il Kazakhistan. L’Armenia, che sarebbe una democrazia indipendente, lo diventa anche lei in virtù della minaccia dell’Azerbaijan. «Siamo davanti al puro imperialismo», conclude Matveev. «Alla pura ideologia. Ed è una tappa storica: non si torna indietro».

Immagine di copertina: EPA/THIBAULT CAMUS
Elaborazione grafica: Vincenzo Monaco

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