Ucraina, l’Europa lavora al piano per i rifugiati: l’Italia accoglierà il 13% della popolazione in fuga

Oggi il vertice Ue, sul tavolo anche la nuova crisi migratoria all’orizzonte: il primo passo è il riconoscimento dell’Ucraina come Paese a rischio

Mentre l’offensiva russa non accenna ad arrestarsi, il tentativo del popolo ucraino di fuggire dall’inferno in cui il proprio Paese è piombato continua. I leader Ue saranno chiamati nel più breve tempo possibile a mettere in piedi un piano di accoglienza e a stabilire i passi necessari da fare. La prima tappa prevista sarà il riconoscimento dello status di Paese a rischio per l’Ucraina. A quel punto l’accordo tra gli Stati membri verterà su una redistribuzione equa dei profughi insieme a un ulteriore stanziamento di fondi per affrontare l’emergenza. La road map sarà discussa in maniera dettagliata nella riunione dei ministri dell’Interno della Ue convocati nella giornata di oggi 27 febbraio a Bruxelles.


I fondi per gli Stati limitrofi

Uno dei punti chiave che i ministri discuteranno riguarda i fondi da erogare a favore degli Stati limitrofi. Una prima somma potrà essere destinata a Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania. Si pensa che molti degli ucraini in fuga che non hanno familiari già espatriati in altri Paesi europei chiederanno o comunque proveranno a rimanere nelle terre di confine per poi tornare il prima possibile a casa, puntando a raggiungere Romania, Ungheria, Slovacchia, Polonia e Moldavia più di qualsiasi altro Stato. La stessa Commissione europea si è dichiarata pronta ad effettuare delle variazioni nel bilancio proprio per questa nuova crisi migratoria parlando di un miliardo di euro di fondi da stanziare. Nel frattempo la prima ondata di rifugiati sta già raggiungendo i confini: solo nella mattinata di ieri i media parlavano di una coda di 15 km verso Bucarest, mentre la stazione centrale di Kiev veniva presa d’assalto dalla fuga disperata di donne e bambini. Le stime attuali parlano di 200mila profughi, un numero destinato a crescere nei prossimi giorni di conflitto. L’ambasciatrice Usa all’Onu ha avvertito detto che si potrebbe arrivare a circa 5 milioni di persone in fuga.


Come si decidono le quote per ogni Paese

Per garantire un’equa redistribuzione dei profughi ucraini sarà fondamentale verificare che tutti i 27 Stati Ue si dichiarino ufficialmente disponibili all’accoglienza. Su questo fronte l’Italia ha già fatto il suo dicendosi di essere pronta ad accogliere la propria parte di rifugiati. Le prime fonti parlano già della disponibilità di tutti i Paesi membri a ricevere una parte di persone in fuga: se così fosse scatterebbe un meccanismo di redistribuzione paritaria basato sulle stesse quote fissate dal bilancio europeo. L’Italia, per esempio, ricevendo il 13% dei fondi iscritti nel bilancio comunitario, sarà chiamata a ricevere lo stesso 13% degli ucraini in fuga. Nella quota dovranno essere compresi anche tutti quelli che chiederanno il ricongiungimento e che cercheranno quindi di riunirsi alla famiglia già espatriata e che lavora in altri Paesi dell’Unione. A questo proposito attualmente soltanto in Italia si contano 248 mila ucraini. La redistribuzione della popolazione in fuga sarà possibile innanzitutto con l’inserimento dell’Ucraina nella lista dei paesi a rischio. Un elemento fondamentale per snellire la burocrazia attualmente vigente e che consentirà ai cittadini ucraini di essere riconosciuti come rifugiati in maniera automatica.

Cosa succede senza unanimità

Il piano che i ministri degli Interni saranno chiamati a definire potrebbe invece arenarsi in partenza se al Consiglio europeo di oggi ci fosse anche un solo membro Ue contrario all’accoglienza. Uno scenario che potrebbe verificarsi anche alla luce delle controversie europee riguardo al Patto sui migranti fermo senza risoluzione da oltre un anno. Se l’Ue non dovesse essere compatta, gli Stati membri dovranno distribuirsi le quote in maniera volontaria.

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