Decreto energia, quando scatta lo sconto sulla benzina: controlli sui prezzi alle pompe, i distributori minacciano lo sciopero

L’insieme di misure dal valore complessivo di 4,4 miliardi pensato dal governo Draghi per far fronte alla crisi energetica continua a destare non poche polemiche. Dai partiti ai consumatori, dagli industriali e ai sindacati la delusione è per interventi «troppo timidi e non risolutivi»

Ancora qualche giorno e il prezzo alle stelle della benzina scenderà leggermente di orbita: dopo l’arrivo del nuovo decreto in Gazzetta Ufficiale previsto per lunedì, lo sconto di 25 centesimi deciso dal governo sulle imposte applicate ai carburanti entrerà in vigore dal giorno successivo, martedì 22 marzo. Un primo passo a cui seguiranno tutti gli altri previsti dal decreto legge approvato due giorni fa dal Consiglio dei ministri: dal prelievo del 10% sugli extraprofitti delle società energetiche alla sterilizzazione degli aumenti di energia per le famiglie sotto i 12mila euro di Isee. Secondo quanto previsto dal decreto legge la tassa straordinaria sugli extraprofitti colpirà tutte le imprese dell’energia elettrica, del gas e anche dei carburanti.


Il faro anti speculazione

La tassa sugli extraprofitti aiuterà a finanziare le misure di sostegno all’economia per 4,4 miliardi totali previsti dal decreto, in primis quella del taglio delle accise sui carburanti con una diminuzione di 25 centesimi al litro del prezzo alla pompa, fino al 30 aprile. Secondo quanto deciso dal decreto la tassa sugli extraprofitti sarà a carico dei «produttori, distributori, venditori e importatori di energia elettrica e gas e dei soggetti che svolgono attività di produzione, distribuzione e commercio di prodotti petroliferi». La base imponibile, come spiega il documento, «è costituita dall’incremento del saldo tra le operazioni attive e le operazioni passive» nel periodo che va dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022 rispetto al saldo del periodo 1° ottobre 2020 – 31 marzo 2021. La tassa sarà pari al 10% se l’incremento è superiore a 5 milioni di euro, mentre sarà considerata «non dovuta» se l’incremento è inferiore al 10%. Le imprese dovranno versare il contributo entro il 30 giugno del 2022. Il rispetto delle nuove regole dovrà essere monitorato attraverso un attento sistema di controlli.


L’articolo 37 servirà come faro anti-speculazione: tra gli aspetti previsti infatti c’è anche l’obbligo per tutte le aziende soggette al contributo di comunicare mensilmente i prezzi di acquisto e di vendita dei loro prodotti all’Antitrust che, in collaborazione con la Guardia di finanza potrà intervenire «al fine di evitare, a tutela del consumatore, indebite ripercussioni sui prezzi al consumo». Un sistema di monitoraggio che resterà in vigore dal 1° aprile al 31 dicembre 2022. Attualmente risultano concentrate nell’indagine su eventuali abusi ben sette procure assieme alla Guardia di Finanza che ha risposto alle numerose sollecitazioni arrivate dagli esposti inviati da Codacons. «Al momento si contano due diverse indagini a Roma», fa sapere l’associazione dei consumatori, «e inchieste sono state avviate dalla magistratura anche a Cagliari, Belluno, Prato, Ancona, Perugia, Verona. A Pescara, Trieste e Napoli è la Guardia di Finanza ad aver avviato verifiche sui listini dei carburanti».

I delusi

L’insieme di misure dal valore complessivo di 4,4 miliardi pensato dal governo Draghi però continua a destare non poche polemiche. Dalla politica, alle aziende, dai consumatori agli industriali il fronte comune sembra essere quello di una richiesta di maggiore impegno. «Le misure prese sono giuste ma non bastano», esorta il leader del Pd, Enrico Letta. «C’è bisogno di un intervento con uno scostamento del deficit o con una spending review», rilancia Forza Italia, mentre Liberi e Uguali con Fassina critica l’atteggiamento «timido» del governo «sugli extraprofitti». Lo sconto di 25 centesimi al litro non va giù ai consumatori, molto duri su un importo considerato insufficiente a colmare il divario con gli aumenti subiti. Le lamentele riguardano anche il fattore tempo: il testo iniziale del decreto prevedeva per lo sconto deciso una durata di 30 giorni, poi il premier Draghi ha rilanciato con l’ipotesi di una decina di giorni in più. «Con il taglio delle accise i carburanti già immagazzinati con la vecchia accisa saranno venduti con la riduzione e quindi subiranno una fortissima svalutazione rispetto al prezzo di carico», spiegano Assopetroli e Assoenergia, parlando di «un danno enorme per il settore distributivo». Per queste ragioni la minaccia è quella di una mobilitazione collettiva.

Mentre i tir in Sardegna arrivano al sesto giorno di protesta, Confindustria non risparmia torni molto aspri parlando di «forti perplessità nonché delusione». La critica maggiore è «sull’indisponibilità ad un taglio strutturale delle accise sui carburanti», spiega, «ma anche verso la non immediata applicabilità della rateizzazione delle bollette per le imprese e verso il prelievo degli extraprofitti sugli operatori che rischia di incorrere in rilievi Costituzionali». L’alternativa proposta dagli industriali sarebbe quella invece di «un tetto nazionale al prezzo del gas». Un tema ancora aperto che il governo Draghi ha posto a livello di Consiglio Europeo e di cui si discuterà tra pochi giorni a Bruxelles. La tassa sugli extraprofitti viene criticata anche dai sindacati. «Il prelievo è doveroso ma debole», spiega il leader Cisl, Luigi Sbarra, «è necessario uno sforzo in più sulle misure sociali e gli ammortizzatori sui lavoratori delle imprese in crisi». A fare da eco anche il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «La tassa sugli extraprofitti è nella giusta direzione ma servirebbe più coraggio e magari l’estensione del prelievo anche alle altre multinazionali per trovare le risorse che aiutino lavoratori e famiglie alle prese con i rincari», commenta.

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