Sciopero per il clima e contro tutte le guerre. La piattaforma dei Fridays for future (in Italia) non cita l’Ucraina

La guerra, e non solo quella in Ucraina, la scuola e il clima tra i temi delle manifestazioni di Fridays for Future di domani, spiegati dalla portavoce dell’organizzazione

Domani venerdì 25 marzo tornano gli scioperi per il clima di Fridays For Future a tre anni di distanza dal primo del 2019. Le manifestazioni, si terranno in tutto il mondo: dalla Nigeria al Belgio, dal Perù al Bangladesh. I temi toccati sono principalmente due: la giustizia climatica e la guerra in Ucraina. La divisione italiana diverge lievemente, però, aggiungendo tra i temi anche la scuola, e non riferendosi specificamente alla guerra in Ucraina, bensì a tutte le guerre.


I temi italiani: scuola, guerra e clima

In Italia gli scioperi si terranno in gran parte delle maggiori città del paese. Per capire meglio i temi delle manifestazioni italiane di domani, Open ha parlato con la portavoce di Fridays for Future Italia Martina Comparelli, che ha spiegato che la decisione di includere la scuola tra i temi deriva dal fatto che «la crisi climatica può essere affrontata solo con un cambio di paradigma accettato e voluto, e quello parte dalle scuole» . Tra i problemi sistemici che interessano la scuola in Italia, Comparelli ha menzionato i seminari di Eni per i docenti di educazione civica. «Una compagnia petrolifera non può fare educazione ambientale», ha detto l’attivista, che ha anche citato Greta Thunberg: «Che senso ha andare a scuola e imparare nozioni se le nozioni più importanti scoperte dagli scienziati formati dalla scuola stessa non importano ai politici e alla società», ha detto la fondatrice del movimento.

Osservando le tematiche toccate dalle varie divisioni nazionali di Fridays for Future salta subito all’occhio che quella italiana non abbraccia platealmente l’hashtag StandwithUkraine ma lancia un motto più generale: Effetto Serra Effetto Guerra. Comparelli, però, spiega che il motto più generico non è stato scelto per mancanza di solidarietà col popolo invaso, tutt’altro: «Non volevamo fare sciacallaggio sul tema del momento solo per convincere gli studenti a saltare scuola. Ci sono guerre meno evidenti in altri paesi di cui non si parla mai». E ancora: «Il nostro è un movimento per giustizia climatica e sociale, e con il cambiamento climatico i primi a soffrire sono i più poveri, le cui proteste diventano ragione di repressione sociale, come ad esempio accade in Somalia, dove le comunità nomadi entrano in conflitto per risorse e territori con quelle stanziali a causa della siccità e della mancanza di raccolti».

La guerra in Ucraina ha ovviamente influito sulla scelta dei temi, specifica Comparelli, tant’è che è la prima volta la guerra rientra tra le ragioni delle manifestazioni del collettivo. La portavoce specifica anche che l’organizzazione chiede che i corridoi umanitari siano rinforzati prima di eventuali aiuti militari. Riguardo la questione energetica, l’attivista ha citato uno studio, che sostiene come l’Italia potrebbe tagliare del 50% la dipendenza dal gas russo in massimo un anno semplicemente risparmiando e potenziando le rinnovabili, senza quindi dover ricorrere ai combustibili fossili, presentati come l’unica soluzione possibile nel breve termine.

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