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«Il Cremlino ha pagato per disegnare svastiche sui muri dell’Ucraina»: l’accusa shock di Rolling Stone

24 Marzo 2022 - 16:40 Redazione
L'operazione sarebbe stata fondamentale per giustificare l'invasione come opera di "denazificazione". La rivista frena: «Impossibili verifiche indipendenti»

Un uomo d’affari collegato al Cremlino avrebbe commissionato dei graffiti con la Svastica sui muri delle strade ucraine: è questa la ricostruzione fatta dalla testata Rolling Stone, che nelle ultime ore ha pubblicato un lungo articolo sulla vicenda. L’obiettivo di una simile operazione, scrive il giornale americano, sarebbe stato quello di offrire a Putin un pretesto per dare avvio all’invasione iniziata lo scorso 24 febbraio, a più riprese giustificata da Mosca con la missione di «combattere i neonazisti».

L’uomo dietro la manovra

«Molte fonti», che includono report dell’intelligence statunitense, avrebbero riferito a Rolling Stone che l’uomo al centro del «complotto» sarebbe il magnate Pavel Fuks, attivo nel settore immobiliare, bancario e petrolifero, che da dicembre a febbraio avrebbe offerto dai 500 ai 1.500 dollari ad alcuni «criminali di strada» per vandalizzare le strade delle città con graffiti filo-Nazisti. Dietro l’operazione di Fuks, prosegue Rolling Stone, ci sarebbero le forze di polizia russe. Fuks sarebbe stato infatti costretto a prender parte all’operazione, e minacciato della chiusura delle sue attività nella regione in caso di diniego: almeno questo è quello che ha raccontato alla stampa un suo sedicente amico, l’ex kick-boxer ucraino Oleg Plyush, che si è dichiarato pronto, se necessario, a ripetere le sue affermazioni sotto giuramento. Il diretto interessato non ha risposto alle mail inviate ai suoi account, né lo ha fatto il suo avvocato americano John Lomas. Rolling Stone dichiara di non essere stato in grado di verificare in modo indipendente il collegamento tra gli episodi di vandalismo e il disegno di cui Fuks sarebbe stato protagonista.

Il neo-nazismo in Ucraina: tra verità e propaganda

Dissacrare i siti ebraici e usare i simboli nazisti per fomentare disordini è una nota tattica sovversiva impiegata dall’intelligence russa sin dai tempi della guerra fredda, come testimoniano le dichiarazioni che Oleg Kalugin – un ex generale del KGB – ha riportato nel suo libro Spymaster. In Ucraina, come in molti paesi ex sovietici, sono effettivamente attive formazioni dell’ultradestra: basti pensare alle origini del noto battaglione Azov, fondato nel 2014 dal militante Andriy Biletsky e attualmente incorporato nella Guardia nazionale ucraina come unità militare permanente. Il partito di estrema destra Svoboda è presente in parlamento, ma con poco più del 2% dei consensi, anche se è risaputo che queste e altre formazioni di estrema destra ebbero un ruolo nei movimenti di piazza che nel 2014 costrinsero alle dimissioni l’allora presidente filo russo Yanukovich. Ovviamente questo non basta in alcun modo a supportare la denuncia di Putin riguardo il presunto dominio che in Ucraina avrebbero le frange che si rifanno al nazismo. Tanto più che alla guida del governo di Kiev c’è il presidente democraticamente eletto Volodymyr Zelensky, che oltre ad essere ebreo ha perso alcuni parenti nel corso dell’Olocausto.

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