Perché i sindaci ucraini sono nel mirino dei russi, parla il sindaco di Irpin: «Mi seguono per uccidermi, ma con loro non tratto»

Sono almeno 14 finora i sindaci ucraini detenuti dall’esercito russo

Con l’ultimo tentativo di ieri 25 marzo, il sindaco di Irpin dice di essere scampato già a tre tentativi di ucciderlo da parte dei russi. Oleksander Markushin, 40 anni, racconta all’inviato di Repubblica, Fabio Tonacci, come i sindaci ucraini siano diventati un obiettivo di alta priorità per l’esercito russo. Fonti ucraine ieri avevano fissato a 14 i primi cittadini detenuti dai russi. Rapimenti travestiti da arresti che precedono una sostanziale sostituzione con figure più disposte a collaborare con Mosca. Markushin non rientrerebbe in quella categoria: «Per quanto mi riguarda, possono anche rapirmi o torturarmi: io un accordo con loro non lo firmerò mai». Perciò racconta che i russi tentano da giorni di colpirlo: «Avevano già sparato alla mia auto, poi mi hanno bombardato la casa». Markushin è certo di essere stato lui il bersaglio, innanzitutto perché intorno a casa sua non ci sono obiettivi militari, e poi per il rifiuto arrivo proprio quello stesso giorno: «Avevo rifiutato una proposta di collaborazione fattami arrivare da russi. L’ho spedita al mittente platealmente, scrivendo un post su Facebook».


Markushin spiega che in questa fase i russi puntano a convincere i sindaci a firmare la resa, così da poter diffondere la storia e usarla per propaganda: «Perché un sindaco in Ucraina è come la nave ammiraglia, la sua comunità lo segue e lo ascolta sempre. Quindi mostrare al popolo che un sindaco si è piegato e sta dalla parte del nemico è il modo migliore per fiaccare lo spirito di quel territorio e conquistarlo». Irpin è tra le città che gli ucraini sarebbero riusciti a riconquistare, come conferma lo stesso sindaco: «L’80% è tornata sotto il nostro controllo, ma negli ultimi tre giorni i russi hanno reagito istericamente con bombardamenti devastanti su palazzi residenziali, usando artiglieria, missili, granate. Li stiamo respingendo fuori, verso Bucha».


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