Le armi italiane date all’Ucraina: «Sono vecchie e difficili da usare»

Il contributo di Roma non genera entusiasmo a Kiev: non spicca per tecnologia e sembra anziano

Le armi date dall’Italia all’Ucraina per difendersi dall’invasione della Russia non sono state accolte con grande entusiasmo dall’esercito di Kiev. Perché, spiega oggi Gianluca Di Feo su Repubblica, il contributo bellico del Belpaese non spicca per innovazione tecnologica. Per questo sui social network hanno più fortuna i missili Javelin dati dagli americani o le forniture made in Uk. Anche se da Pratica di Mare sono arrivati i missili terra-aria Stinger e i razzi controcarro Panzer Faust. Ma in numeri limitati visto che dalla fine della Guerra Fredda il parco armi non è stato rinnovati. Molti di questi razzi sono stati usati nelle missioni afghane e irachene. Poi ci sono i missili Milan, che sono ritenuti ancora efficienti anche se il progetto risale al 1993: ma il personale ucraino deve venire addestrato per usarli. Lo stesso problema hanno i mortai da 120 millimetri – anche questi usati in Afghanistan – che si trovavano nelle prime liste di aiuti. Tutti elementi che non hanno entusiasmato i militari di Kiev, tanto che non sono mai comparsi al fronte.


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