Università di Palermo, concorsi per professori e ricercatori truccati: arrestati padre e figlia – Il video

Agli arresti domiciliari l’ex direttore del dipartimento di Chirurgia del Policlinico e la figlia, chirurgo plastico all’ospedale Civico di Palermo. Altri 21 i professionisti indagati, 11 gli interdetti dai pubblici uffici

Avrebbero truccato concorsi per professori ordinari e ricercatori universitari al Policlinico universitario “Paolo Giaccone” di Palermo: i carabinieri del Nas hanno eseguito un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di un ex professore e direttore del dipartimento di Chirurgia del Policlinico, ora in pensione, e della figlia, chirurgo plastico all’ospedale Civico di Palermo. Oltre a padre e figlia, sono indagate altre 21 persone: a 11 di loro è stata notificata un’interdizione di 12 mesi dai pubblici uffici e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli altri 10 sono in stato di libertà. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio. Tra i professionisti interdetti, oltre a varie persone in servizio nella stessa o altre aziende ospedaliere di Palermo e al direttore del dipartimento delle Discipline chirurgiche, oncologiche e stomatologiche dell’Università di Palermo, vi sono quattro professori ordinari di Chirurgia in servizio al Campus Bio-Medico di Roma, all’Università Vanvitelli di Napoli e a Messina, coinvolti in quanto presidenti e membri di commissioni di vari concorsi universitari.  


Le indagini

L’ordinanza arriva al termine di una lunga inchiesta avviata nel giugno 2019, in seguito alla denuncia di un medico del Policlinico che segnalava comportamenti illeciti da parte del direttore di un dipartimento dell’ospedale, in particolare l’influenza su un concorso universitario per la nomina di un professore ordinario. Nel corso delle indagini sono poi effettivamente emerse una serie di condotte del direttore mirate a condizionare e alterare l’esito della procedura selettiva favorendo, in un «patto di alternanza» con un altro indagato, i candidati legati all’uno o all’altro, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso scelti fra conoscenti o colleghi. Diversi i metodi adottati per favorire i loro protetti, dall’influenza sui criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli, alla raccolta di informazioni riservate, grazie alla complicità dei membri delle commissioni, sui punteggi provvisori attribuiti ai candidati, in modo da poter redigere nuove graduatorie o inserire criteri di selezione più favorevoli, fino all’invio di lettere, di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, nelle quali venivano segnalati i candidati di gradimento.  


Le altre accuse

Nel corso delle indagini sono emersi altri comportamenti illeciti da parte del dirigente che, grazie alla sua posizione e ricorrendo alla collaborazione di altri medici, fra cui la figlia, attestava falsamente la sua partecipazione a interventi chirurgici compiuti in realtà da altri medici. Si sarebbe appropriato, inoltre, di somme di denaro comprese tra i 100 e i 200 euro per quasi 70 visite svolte in intra-moenia senza avvisare l’azienda sanitaria né riversare la percentuale dovuta. Ancor più grave, l’indagato avrebbe utilizzato la sua rete di relazioni per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, false attestazioni di malattia. I certificati medici finti sarebbero serviti a giustificare l’assenza dei due dal servizio ma, soprattutto, per ottenere un referto falso di lesioni subite dalla figlia a opera dell’ex marito, poi querelato e processato per il reato di lesioni personali aggravate.

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