Francia, cosa dicono i sondaggi sulle elezioni presidenziali: Macron e Le Pen testa a testa

A determinare il risultato saranno anche gli astenuti: si prevedono superiori al 30%

Le elezioni presidenziali in Francia sono alle porte: il primo turno delle votazioni avverrà domani, domenica 10 aprile, mentre il secondo domenica 24. Mentre il tempo mancante si riduce, aumentano le congetture su quale sarà il prossimo leader della Nazione: i due favoriti sembrano essere Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che vantano rispettivamente il 26 e il 25% delle intenzioni di voto nel primo turno, mentre al secondo turno l’attuale presidente risulta perdere due punti (attestandosi attorno al 51%), e la leader del Rassemblement National passare dal 47 al 49%, secondo l’ultima rilevazione di Elabe per BfmTv. Al terzo posto, il candidato del partito di sinistra radicale France Insoumise Jean-Luc Melenchon, con il 17.5%. I numeri nella media dei sondaggi rilevata dall’Economist sono leggermente diversi ma confermano il quadro generale: 27% per Macron, 23% per Le Pen, 17% per Melenchon. A seguire, Zemmour e Pécresse, con il 9% e l’8%.


Il barometro dell’IPSOS

Due giorni fa l’Ipsos ha pubblicato il suo “barometro” sulle intenzioni di voto, basato su un campione di 1.716 persone iscritte alle liste elettorali. Anch’esso conferma i dati sopracitati, attestando le preferenze per Macron al 26.5%, quelle per Le Pen al 23%, e quelle per Melenchon al 16.5%. Percentuali riferite al primo turno di votazioni: l’Ipsos ricorda che il 71% degli elettori che votò per Macron nel 2017, che ha intenzione di andare a votare e che ha espresso la propria scelta di voto, ha intenzione di replicare la sua preferenza. Tra coloro che votarono Marine Le Pen nel 2017, la conferma arriva dal 75%, mentre il 18% stavolta sceglierà Zemmour.


Le elezioni dipenderanno anche dagli astenuti

Grande protagonista, tuttavia, sarà anche l’astensionismo: le speculazioni lo prevedono superiore al 30%. I mancati voti arrivano, secondo una recente indagine Ipsos-Sopra Steria per France Inter, dalla fascia 25-34: il 43% dei giovani potrebbe non recarsi alle urne, contro il 15% degli over 70. I più demotivati sarebbero gli operai (36%), seguiti dagli impiegati (35%), dai dirigenti (29%) e dai pensionati (18%). Ad essere penalizzati in questo scenario sarebbero Le Pen e Melenchon: «Le Pen ottiene i suoi migliori risultati nella fascia di età tra 25 e 34 anni, nell’elettorato popolare e tra chi non ha titoli di studio», ha detto a Mediapart Nonna Mayer, direttrice di ricerca emerita del Cnrs, secondo quanto riporta l’AGI. Un bacino elettorale simile a quello di Melenchon.

Chi vota per Le Pen

Come riporta ancora l’AGI, il professore di scienze politiche Jean-Yves Dormagen spiega che Le Pen e Melenchon raccolgono i segmenti dell’elettorato meno politicizzati rispetto alla media. Gli stessi che hanno bisogno di una campagna elettorale ad alta intensità per essere spronati al voto: quella per le presidenziali del 2022 non lo è stata, e dunque potrebbero esserci ripercussioni nei tassi d’affluenza alle urne. «Vedremo se gli ottimi risultati nei sondaggi si trasformeranno in voti domenica», ha concluso Mayer. Macron, dal canto suo, può dormire sonni più tranquilli: i moderati che si riconoscono nei candidati di centro sembrano mobilitarsi più facilmente e votare di più, e sono in media anziani e borghesi. L’ottimismo delle proiezioni, tuttavia, potrebbe giocare a suo sfavore: considerarlo ampiamente qualificato al ballottaggio, infatti, potrebbe disincentivare i sostenitori del candidato di En Marche a recarsi alle urne.

Perché la campagna di Le Pen è stata efficace

Il direttore delle ricerche per Ipsos Francia, Mathieu Gallard, ha dichiarato su Twitter: «Non sono per niente sicuro che Marine Le Pen sarà eletta. Ma se succederà, sarà chiaro come ci è riuscita». Le ragioni che Gallard menziona sono: un’ottima campagna elettorale, migliore di quella degli altri candidati; la scelta di rivolgersi agli elettori delle aree urbane o rurali, piuttosto che organizzare grandi incontri con sostenitori convinti; una retorica incentrata sull’inflazione e il potere d’acquisto, piuttosto che sui tradizionali temi dell’immigrazione e della precarietà (che secondo Gallard ha aiutato ad aumentare anche la sua credibilità); infine, il basso profilo che ha tenuto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha portato a percepirla come meno pericolosa. La prospettiva di vederla all’Eliseo, oggi, «preoccupa un elettore su due: a livello di Melenchon, non molto superiore a Macron».

Il tempismo delle elezioni

Le presidenziali si svolgono durante le vacanze scolastiche di primavera, e anche questo non è un fattore da sottovalutare: le ferie prese dai dirigenti e dai professionisti a favore di Macron aggiungono incertezza sul numero di voti che il candidato otterrà. Questi ultimi dipendono infatti dalle deleghe che la citata categoria di elettori predisporrà per sostenere l’attuale presidente, sia nel primo che nel secondo turno. Anche nella stessa sinistra moderata, infine, sussistono segmenti rilevanti che non si riconoscono nella candidatura di Macron (mentre potrebbero sentirsi incoraggiati dalla rimonta di Melenchon).

Difficili previsioni

Una precisazione sull’affidabilità dei sondaggi è tuttavia necessaria: il professor Jean-Yves Dormagen ha ricordato anche come di solito a rispondere alle indagini sono i cittadini che partecipano più attivamente alla politica, e dunque sono i più disposti a votare. Dunque le analisi tendono a non raggiungere, o a raggiungere poco, le categorie solitamente più scettiche e propense all’astensionismo. Per questo motivo, è la conclusione, nel corso delle ultime regionali il risultato del partito di Le Pen è stato «notevolmente sovrastimato».

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