Perché Draghi boccia (ancora) il Superbonus 110%: costi triplicati a carico dello Stato

Il premier sostiene che il bonus sia un ostacolo per trattare sui prezzi degli interventi e, di conseguenza, degli investimenti. Il M5s protesta, Fraccaro: «La misura è espressione della volontà parlamentare»

Nuova bocciatura netta e chiara. Durante il discorso alla plenaria del Parlamento europeo, il premier Draghi ha ribadito l’indigeribilità e l’insostenibilità del Superbonus 110%, la misura varata durante il governo giallorosso per l’efficientamento energetico degli edifici. «Non siamo d’accordo», ribadisce tranchant Draghi, ma il premier ha voluto nuovamente specificare il perché di questa posizione. «Questo governo è nato come governo ecologico», e che «fa del clima e della transizione digitale i suoi pilastri più importanti», ha precisato.


I due problemi

E però la misura introdotta dal governo Conte bis presenta almeno due problemi. Il primo: il rischio di frodi già segnalato lo scorso febbraio, quando il ministro dell’Economia Daniele Franco aveva dichiarato che «intorno al Superbonus è stata organizzata la più grande truffa della storia della Repubblica», commentando gli illeciti per 4,4 miliardi e i sequestri per 2,3 miliardi di euro segnalati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, ed evidenziando il peso della misura sui conti pubblici dello Stato. La seconda, ribadita ieri dal premier Draghi: «Il costo di efficientamento è più che triplicato: i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazione sono più che triplicati perché il Superbonus 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo», alimentando dunque una bolla che va oltre l’aumento dei costi delle materie prime e, in questo caso, pesa interamente sui bilanci dello Stato.


Lo scontro con il M5s

La posizione del premier ha dato un nuovo scossone al M5s, in particolare ai senatori della commissione Industria, commercio e turismo che hanno definito le parole del premier «irricevibili». E non è mancata anche la risposta dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro che, di fatto, è stato tra i più attivi “creatori” del Superbonus 110%, che però non si mostra sorpreso dalle parole del premier: «Lo avevamo già dedotto dai continui blocchi e dalle modifiche apportate alla misura nei mesi scorsi che di fatto hanno rischiato di renderla inutilizzabile». Ma l’esponente pentastellato, sottolineando che la misura «è espressione della volontà parlamentare di tutte le forze politiche», rilancia: «Anche se il giudizio personale di Draghi è negativo, il premier non può boicottare una misura che peraltro in più occasioni ha ricevuto lodi dalla stessa Unione Europea».

Guerra: «Si troverà un punto di mediazione»

Quest’oggi, anche la sottosegretaria del Mef Maria Cecilia Guerra, in un’intervista a Radio Capital, sottolineando che sono in programma «moltissimi interventi a favore delle ristrutturazioni con finalità positive, dalla riqualificazione energetica degli edifici a quella antisismica» ha specificato che «la norma attuale prevede già la fine del Superbonus nei termini del 110%». Già, perché con la legge di Bilancio 2022 l’esecutivo ha fissato un abbandono graduale della misura, con una progressiva riduzione delle percentuali di rimborso per le spese sostenute per l’efficientamento energetico. E Guerra aggiunge: «Ci si confronterà perché questa norma ha avuto grande successo e ha creato anche grandi problemi, ed è stato utile mettere dei controlli sulla formazione dei prezzi e sulla cessione dei crediti, perché truffe per 4-5 miliardi non ce le possiamo permettere e queste neanche il Movimento 5 Stelle le vuole. Poi ci sono posizioni diverse e si troverà un punto di mediazione, come al solito il Parlamento è sovrano»

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