Crisanti: «Il virus farà ancora 50-60 mila morti l’anno, gli obblighi non servono: si proteggano i fragili»

Il professore di microbiologia: i vaccini non evitano l’infezione ma questo è un bene

L’immunità di gregge «si raggiunge quando mortalità e contagi oscillano, ma nel tempo rimangono sostanzialmente stabili. Questo significa che il tasso di riproduzione del virus Rt è uguale a 1 o intorno a 1. In realtà si sarebbe raggiunta anche prima dei vaccini ma con un costo ancora più alto in termini di decessi. L’immunità di gregge non significa che il virus non circola più, questa è pura fantasia». In un’intervista al Fatto Quotidiano il microbiologo Andrea Crisanti spiega perché con Covid-19 avremo ancora 50-60 mila morti l’anno. E aggiunge che questi vaccini non evitano l’infezione «e questo paradossalmente è un bene: sarebbe molto peggio un vaccino che protegge dall’infezione ma dura solo sei mesi».


Rispetto ai numeri delle vittime che scendono lentamente, invece, secondo Crisanti «ormai sappiamo che i morti per lo più non passano per le terapie intensive. Non si portano in rianimazione persone di 85 anni con più patologie, perché le probabilità che se ne giovino sono basse. Più passa il tempo, più questa forchetta aumenta». Il professore aveva proposto un cambio di strategia ma «non hanno fatto nulla e questo ci porta a 50/60 mila morti l’anno per una malattia infettiva, cioè a livelli dell’inizio del XIX secolo quando le malattie infettive erano la prima causa di morte. Se il Covid ne fa 50/60 mila diventa la prima causa di morte in Italia». D’estate diminuiranno «forse di un quinto».


E questo perché il virus, circolando, «sta creando protezione, molto più del vaccino. Se noi oggi bloccassimo la trasmissione, a settembre sarebbe un disastro». Per Crisanti «non servono gli obblighi, come non serviva il Green pass. Bisogna solo proteggere i più fragili».

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