Assedio Azovstal, al via l’evacuazione dei feriti dall’acciaieria. Trasportati in bus in territori filorussi – Il video

Secondo quanto riferito dallo Stato maggiore ucraino sono stati evacuati 264 militari, di cui 53 in gravi condizioni e che necessitano di urgenti cure mediche

«I difensori di Mariupol hanno eseguito l’ordine. Nonostante tutte le difficoltà, hanno respinto le forze schiaccianti del nemico per 82 giorni e hanno permesso all’esercito ucraino di riorganizzarsi, addestrare più personale e ricevere armi dai Paesi partner. Nessuna arma funzionerà senza militari professionisti, il che li rende l’elemento più prezioso dell’esercito. Per salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol sta attuando la decisione [di evacuare l’acciaieria] approvata dal Comando supremo e spera nel sostegno del popolo ucraino» così il comandante del Reggimento Azov annuncia, in un video su Telegram l’evacuazione del gruppo armato dall’acciaieria Azovstal. Secondo quanto riferito dallo Stato maggiore di Kiev sono stati evacuati 264 militari, di cui 53 feriti in modo grave e condotti nella città di Novoazovsk, mentre altri 211 combattenti sono stati invece portati nella città di Olenivka, nei territori sotto il controllo delle forze separatiste filorusse, nell’ambito di uno scambio di prigionieri con Mosca.


In questi video si può vedere il primo membro di Azov, ferito, mentre viene portato fuori dall’acciaieria Azovstal. Verrà portato a Novoazovsk, nei pressi di Mariupol ma già controllata dai separatisti, dai militari della autoproclamata repubblica filorussa di Donestk. Pare, al momento, che quindi, non sia passata la linea di Kiev, che chiedeva un’evacuazione mediata dalla Turchia, per portare i militari ucraini a Istanbul dal vicino porto di Berdyansk ed evitare che venissero fatti prigionieri.


Come si è giunti all’accordo

Lo spiraglio per l’evacuazione degli ultimi feriti rimasti nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, si è aperto dopo l’annuncio del ministero della Difesa russo su un accordo di tregua raggiunto con Kiev come riportato dall’agenzia Interfax. Sui negoziati in corso si era espresso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel videomessaggio diffuso ieri 15 marzo aveva parlato di «trattative molto difficili e delicate per salvare la nostra gente da Mariupol e da Azovstal». Un corridoio umanitario sarebbe stato già attivato per i soldati feriti nell’acciaieria. I media locali, aveva già dato la notizia che all’esterno era pronto il pullman che trasporteranno oltre 51 feriti, per lo più del battaglione Azov, che saranno portati prima in ospedale e poi in prigione dalle truppe dei separatisti di Donetsk.

L’annuncio del Cremlino sulle aperture è di fatto stato accolto con scetticismo a Kiev. Il consigliere del ministro dell’Interno ucraino, Vadym Denysenko, citato da Ukrinform: «Qui è tutto chiaro su Azovstal. Sfortunatamente, l’unico compito delle truppe russe è quello di catturare l’acciaieria. Non ci sono altre vie d’uscita malgrado tutti gli sforzi, del presidente Zelensky, di tutta la nostra diplomazia e dei parenti di coloro che sono attualmente dentro l’impianto siderurgico, purtroppo questa è una decisione personale di Putin».

Il giallo sui soldati ucraini arresi

Poche ore prima dell’annuncio del Cremlino, il comandante di un’unità delle forze interne dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Alexander Khodakovsky, aveva annunciato le prime rese dei soldati asserragliati nell’acciaieria con «dieci militari che portavano bandiere bianche sono usciti da un tunnel». Una circostanza però smentita dal consigliere del sindaco di Mariiupol, Petro Andryushchenko, che aveva bollato invece ribadito come i bombardamenti russi fossero diventati più intensi sull’impianto.

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