Netflix si mette in regola con il fisco italiano: pagherà quasi 56 milioni di euro di tasse arretrate

Si tratta della prima indagine al mondo su «un’organizzazione occulta» nella Digital Economy, completamente priva di personale e caratterizzata solo da una struttura tecnologica

Netflix ha versato 55 milioni e 850mila euro all’Agenzia delle Entrate, in un’unica soluzione. La piattaforma streaming chiude così il suo contenzioso con il fisco italiano, generato da un’inchiesta della Procura di Milano e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza milanese, che ha accertato un’omessa dichiarazione dei redditi da parte del colosso. A Netflix si contesta una vera e propria «stabile organizzazione occulta di una società estera operante della Digital Economy». D’ora in poi, quindi, Netflix dovrà pagare le sue tasse, tanto più in seguito all’apertura, lo scorso gennaio, di una sede operativa in Italia: «Netflix ha costituito una società di diritto italiano che ha iniziato a stipulare contratti e fatturare i corrispettivi provenienti dagli abbonamenti sottoscritti con gli utenti nazionali. Ciò determinerà la tassazione dei redditi prodotti da questa vendita», si legge in una nota della Procura di Milano.  


Le indagini  

Le indagini rappresentano «il primo caso al mondo» in cui viene ipotizzata l’esistenza di «un’organizzazione occulta stabile» di una società estera operante nella Digital Economy, «completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata». Iniziate nel 2019, le ricerche hanno accertato che il colosso dello streaming aveva infrastrutture tecnologiche non registrate, ma fisicamente presenti in Italia, che gli consentivano di trasmettere i contenuti digitali in maniera autonoma ed efficiente. «Una complessa ed evoluta infrastruttura tecnologica (chiamata «Content Delivery Network», ndr) composta da oltre 350 server utilizzati in via esclusiva e installati stabilmente sull’intero territorio nazionale presso Data Center e operatori di telefonia», continua la nota della Procura di Milano.


L’organizzazione è stata scoperta grazie al contribuito di professionisti esperti del settore tecnologico e informatico, che hanno ricostruito l’estensione dell’infrastruttura digitale della quale Netflix si avvaleva per «diffondere il traffico video con elevatissimi standard qualitativi». Secondo la Procura di Milano, quest’infrastruttura è da considerare «essenziale e significativa ai fini dello sviluppo del business dell’impresa estera sul territorio nazionale, poiché avrebbe garantito l’offerta di un servizio streaming di qualità agli utenti finali, grazie alla prossimità dei server rispetto al mercato di riferimento».  

Un portavoce di Netflix ha commentato: «Siamo soddisfatti di aver posto fine a questa vicenda, che ha riguardato gli anni fiscali 2015-2019. Abbiamo mantenuto un dialogo ed una collaborazione costanti con le autorità italiane e continuiamo a credere di aver agito nel pieno rispetto delle norme italiane e internazionali applicabili al caso di specie».

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