Lo scontro finale nel M5s: Di Maio attacca Conte su tutti i fronti, dalla guerra al confronto nel Movimento – Il video

Duro il ministro degli Esteri sull’analisi del voto dopo il flop alle Comunali del Movimento: «Non siamo mai andati così male»

Meno di cinque minuti. Un appuntamento annunciato nelle chat del suo ufficio stampa e dedicato ai giornalisti. Ore 12.00, in piazza del Parlamento a Roma. È qui che Luigi Di Maio ha sferrato un attacco a Giuseppe Conte su più fronti e in pubblico, partendo dalla guerra in Ucraina: «Siamo sicuramente in un momento molto delicato del nostro Paese. Mosca sta riducendo le quantità di gas verso l’Europa. Fino a questo momento stiamo riuscendo a gestire la situazione ma serve un tetto del gas. Stiamo gestendo una guerra in Ucraina causata dalla Russia che richiede il massimo sforzo diplomatico. Non credo sia opportuno mettere nella risoluzione del Presidente del Consiglio delle frasi o dei contenuti che ci disallineano dalle alleanze storiche. L’Italia non è un Paese neutrale». 


«Non imitiamo Salvini»

Poi il riferimento alla maggioranza e l’accusa che il M5s stia seguendo la linea della Lega: «Anche sul tetto del gas dobbiamo essere compatti. Non credo che possiamo stare nel governo e poi un giorno sì e un giorno no per imitare Matteo Salvini si vada ad attaccare il governo». Ma l’attacco più duro riguarda il risultato delle ultime elezioni comunali: «In questi giorni molte persone mi hanno chiesto un commento sulle amministrative. Anche rispetto ai temi di cui abbiamo parlato è normale che ci sia un elettorato molto disorientato. Non abbiamo mai brillato alle amministrative ma non siamo mai andati così male. Non si può dare sempre la colpa agli altri. Non si può risalire all’elezione del presidente della Repubblica per dire che le cose sono andate così male. Credo che bisogna assumersi delle responsabilità».

«Serve più inclusività nel M5s»

L’ultimo passaggio parla direttamente del Movimento e della sua democrazia interna: «Io credo che il M5s dovrebbe fare un grande sforzo di democrazia interna. Non veniamo da una storia che si è distinta per democrazia interna ma proprio per questo, rispetto anche a un nuovo corso servirebbe più inclusività e più dibattito interno. Non si può dare sempre la colpa agli altri. Bisogna anche assumersi responsabilità. Io credo che il nostro Paese debba restare nella Nato. Credo che serva un salario minimo, facciamolo anche con una contrattazione sindacale. Noi siamo una forza politica che ambisce a guardare al 2050 ma sta guardando a prima del 2018, che era un altro mondo».

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