Di Maio risponde alle accuse di Mosca: «Nessuna campagna contro la Russia. I nostri media non prendono lezioni di giornalismo da voi»

Il ministro si è scagliato anche contro la censura di Mosca: «In Russia è vietato parlare di guerra, mentre vengono censurate le immagini terrificanti di civili ucraini uccisi dalle bombe russe»

L’attacco è arrivato dalla pagina Facebook dell’ambasciata russa in Italia. È qui che è comparso un post in cui Mosca attacca i media italiani e il governo, accusando il nostro Paese di aver creato un clima di odio verso la Russia e la sua popolazione. Un testo in cui si parla di «un’aperta campagna anti-russa da parte dei media italiani» e della «crescita di sentimenti russofobi nella società italiana». Per rispondere a queste parole è intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha voluto smentire tutte le accuse: «In Italia nessuno sta portando avanti una campagna anti-russa, i media hanno solo raccontato le crudeltà commesse dall’esercito russo. Basta con questa mistificazione della realtà e con le provocazioni. L’Italia rispetta il popolo russo, che nulla c’entra con le folli scelte di Putin, e continuerà sempre a rispettarlo. Putin si sieda al tavolo delle trattative e metta la parola fine a questa guerra».


Di Maio ha difeso poi il lavoro dei giornali italiani: «I media italiani svolgono il proprio lavoro in maniera egregia, e dall’inizio di questa atroce e sanguinosa guerra che Putin sta portando avanti in Ucraina, hanno raccontato i fatti in modo professionale, con inviati sul campo che hanno rischiato la vita per documentare i tragici fatti». Il ministro ha ricordato anche che in Russia c’è invece una censura iniziata dal primo giorno di guerra: «Tutto questo, mentre in Russia è vietato parlare di guerra, mentre vengono censurate le immagini terrificanti di civili ucraini uccisi dalle bombe russe, mentre manifestanti russi vengono arrestati perché si oppongono alla guerra. I nostri mezzi d’informazione non possono prendere lezioni di giornalismo dalla Russia, né tantomeno ricevere minacce».


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