No alla sorveglianza per il rapper Baby Gang, il giudice: «Ha diritto a fare musica, non è pericoloso»

La manifestazione del pensiero attraverso un prodotto musicale è «un diritto fondamentale e può essere accostata ad una misura di prevenzione personale solo se connessa alla consumazione abituale di delitti, di cui mancano gli estremi», si legge nella sentenza dei giudici

«È un leader di spicco nel panorama del gansta rap milanese, ma non è socialmente pericoloso». Sono alcuni dei passaggi decisivi con cui il Tribunale di Milano ha respinto una nuova richiesta di «sorveglianza speciale» di un anno per Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, trapper nato a Lecco nel 2001 e messo già da tempo sotto contratto da una major musicale, con quasi 870 mila followers su Instagram e maturati guadagni milionari. È la seconda volta, dopo lo scorso marzo, che la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale milanese boccia una richiesta di questo genere da parte della Procura, sottolineando la non pericolosità dell’artista, il cui unico precedente riportato sul certificato penale risale al 2016, quando aveva 15 anni.


Manifestare il pensiero in musica è «un diritto fondamentale»

L’offerta «di un prodotto musicale ritenuto difforme dai modelli auspicabili resta coperta dal diritto fondamentale di manifestazione del pensiero e può essere accostata ad una misura di prevenzione personale solo se connessa alla consumazione abituale di delitti, di cui mancano gli estremi», stabiliscono i giudici Rispoli, Cernuto e Pontani, accogliendo le tesi difensive del legale Niccolò Vecchioni. A modo suo, Baby Gang non farebbe altro che musica, sembra dire la sentenza. E così si sgretola l’impalcatura di accuse costruita per giustificare la misura cautelare del rapper, tra cui una presunta resistenza a pubblico ufficiale «nell’aprile di quest’anno», quando il giovane è stato fermato per un controllo insieme a un amico. Quest’ultimo è già stato processato e assolto, da cui la successiva sentenza che «ha stabilito l’insussistenza del fatto».


Il livello dei controlli a cui Baby Gang è sottoposto ne esclude la pericolosità

Tra l’altro – spiegano i giudici – «il livello dei controlli» a cui il 21enne è attualmente sottoposto porta ad «escludere che questi sia coinvolto nell’uso di armi, negli spacci e nelle violenze di cui tratta nelle canzoni». Non basta perciò recriminargli «atteggiamenti sfidanti», così definiti nell’istanza di sorveglianza speciale. Inoltre, precisa il Tribunale, oggi Baby Gang «appartiene alla schiera dei cantanti che hanno a disposizione un budget più che adeguato destinato alla produzione di video». Per lui, dunque, è finito il tempo «di partecipare ad assembramenti in strada per la registrazione di video musicali». Il cantante, che colleziona contratti con multinazionali della musica, è anche indagato per essersi fatto filmare con un telefono quando era detenuto nel carcere milanese di San Vittore con l’accusa di rapina. Ma, scrivono i giudici, non risulta che abbia usato il cellulare «per scopi che avrebbero potuto mettere a rischio la sicurezza dell’istituto penitenziario».

Le altre inchieste

Quanto all’inchiesta per rapina, per la quale Baby Gang era stato arrestato, il suo avvocato Niccolò Vecchioni era riuscito a ottenerne la scarcerazione appellandosi al Riesame che ha constatato «la mancanza di indizi di colpevolezza». Infine, nella sentenza con cui l’amico del rapper è stato assolto dalla contestata resistenza a pubblico ufficiale, il giudice delle direttissime ha scritto che semmai i due giovani sarebbero «parti lese» delle forze dell’ordine che hanno agito «con modalità aggressive». Insomma il 21enne, «ormai un artista affermato», non è un «pericolo per la sicurezza pubblica» e non sono sufficienti le infrazioni ai fogli di via che gli sono state notificate, tra Milano e Lecco. Nemmeno una querela presentata da una giornalista nei suoi confronti lo scorso 10 giugno.

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