L’idea ha cominciato a circolare nella prima mattinata, anche tra i consiglieri di Palazzo Chigi, ed è stata fatta immediatamente sua dal ministro per i rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, che è contemporaneamente quello che comunica il ricorso alla fiducia a nome del governo, un esponente di punta del Movimento 5 stelle e uno dei ministri più draghisti. Insomma l’uomo ideale per provare la mossa disperata: alla capigruppo che si è svolta prima dell’aula, il ministro grillino ha proposto di andare al voto evitando la fiducia ma votando articolo per articolo. Sarebbe in corso un confronto con Palazzo Chigi dai risultati ancora incerti anche perché arrivano già i primi “no”, ad esempio quello di Davide Faraone di Italia Viva che parla di “tentativo incredibile” e “non serio”. Se questa ultima prova di mediazione non dovesse andare a buon fine, l’agenda è già fissata: la discussione generale nell’aula del Senato è già iniziata e durerà due o tre ore, poi mozione di fiducia. La “chiama” potrebbe durare circa un’ora, con il risultato finale attorno alle 15. Poi, il premier Mario Draghi quasi certamente salirà al Colle e si aprirà una nuova partita. Con molti possibili scenari finali.
Foto in evidenza: Federico D’Inca, ministro per i Rapporti con il Parlamento
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