Fissata la data delle prossime elezioni al 25 settembre, il Consiglio dei ministri ha iniziato a lavorare sulla direttiva che definirà l’agenda con i cosiddetti affari correnti che il governo uscente dovrà portare avanti fino al nuovo esecutivo. Una lista di cose da fare che comprendono la preparazione dei decreti attuativi delle leggi delega già approvate e la partecipazione a impegni internazionali già fissati. «Dobbiamo essere molto orgogliosi», ha detto Mario Draghi alla sua squadra di governo riunita per il Cdm ribadendo che dovranno fare di tutto per «favorire» il presidente che verrà. «Il perimetro di azione è quello che garantisce un’operatività piena nell’ambito delle decisioni che può assumere», ha affermato la ministra alla Famiglia e pari opportunità Elena Bonetti uscita dal Consiglio sottolineando che le decisioni possibili riguardano «in particolare l’emergenza pandemica che non è ancora finita, l’Ucraina e il Pnrr».
Il primo degli ultimi obiettivi di questo esecutivo sarà, infatti, quello di evitare il rischio di perdere i fondi europei. Un lavoro necessario per assicurarsi la prossima tranche da 19 miliardi di euro e che coinvolgerà tutti i ministeri. Andranno, infatti, approvati i decreti attuativi della riforma della giustizia civile, penale e tributaria (dopo che verrà chiusa in Parlamento), quelli sul codice degli appalti e del ddl concorrenza, dopo il probabile via libera che si otterrà grazie allo stralcio delle norme sui taxi. In queste ultime settimane, l’esecutivo dovrà mettere a punto anche il nuovo decreto Aiuti: dal valore che si aggira intorno ai 10 miliardi, verrà varato tra fine luglio e inizio agosto. Infine, Draghi sarà di certo presente all’annuale assemblea Onu prevista per settembre, mentre per il Consiglio europeo di fine ottobre e il G20 di metà novembre dovrebbe essere già stato eletto il nuovo premier.
Cosa rimane in sospeso
Potrebbero, poi, proseguire anche i confronti con le parti sociali. L’obiettivo è quello di individuare misure per proteggere i salari con l’aumento dei costi dell’energia e con il crescere dell’inflazione. Rimane sullo sfondo la proposta sul salario minimo, considerata da Draghi una questione a «medio termine» e che potrebbe essere lasciata al prossimo governo. Lo stesso discorso vale per il nuovo taglio del cuneo fiscale. Il suo arrivo era stato assicurato dal presidente in persona, ma con ogni probabilità la stesura della legge di bilancio sarà compito del suo successore. Per settembre, invece, è previsto l’appuntamento con la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef). Questa aggiornerà il quadro macro-economico, ma non darà indicazioni sulle nuove politiche. Potrebbe quindi non arrivare un vero e proprio quadro programmatico, ma solo quello tendenziale.
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