Giravolta Trump, sceglie di non rispondere all’interrogatorio per l’inchiesta sul fisco: «È una caccia alle streghe» – Il video

L’ex presidente si appella al Quinto emendamento, che consente di non testimoniare contro sé stessi. Anche se lui lo aveva più volte criticato come «segno di debolezza»

«Rifiuto di rispondere alle domande in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla Costituzione americana». Con una nota, l’ex presidente Donald Trump si mette di traverso alle indagini della procuratrice di New York Letitia James, che da anni investiga sulle società del tycoon e sulla possibilità che abbia gonfiato il valore dei suoi asset per spuntare condizioni finanziarie migliori. «Non ho fatto nulla di sbagliato ed è per questo che dopo cinque anni di indagine i governi federale, statale e locale, insieme alle fake news, non hanno trovato nulla», si difende Trump, secondo il quale James, «una razzista» (è la prima donna afroamericana a ricoprire questo ruolo, ndr), sta conducendo una campagna politica contro di lui, la sua famiglia e la sua società «per fare carriera».


Era stato lui stesso, questa mattina 10 agosto, ad annunciare sulla sua piattaforma Truth Social la convocazione da parte della procura di New York, definendo l’indagine sulle dichiarazioni al fisco della Trump Organization «la più grande caccia alle streghe nella storia degli Usa», motivata, ovviamente, da interessi politici. Non si era sbilanciato però su come si sarebbe comportato. Ora è chiaro che non risponderà alle domande, invocando il «Quinto emendamento», che consente di non testimoniare contro sé stessi. Uno strumento «segno di debolezza» che l’ex inquilino della Casa Bianca aveva più volte criticato durante la campagna elettorale del 2016. «Una volta mi è stato chiesto: “Se si è innocenti perché invocare il Quinto emendamento?” Ora so la risposta. Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone nella tua orbita diventano target di una infondata caccia alla streghe motivata politicamente non si ha altra scelta», scrive Trump, parlando di un «attacco da tutte le parti».


«Se avevo qualche dubbio al riguardo, questi sono stati spazzati via dal raid dell’Fbi due giorni prima della deposizione. Non ho altra scelta perché l’attuale amministrazione e molti procuratori in questo paese hanno perso la decenza morale e etica», ha concluso, facendo un chiaro riferimento all’indagine portata avanti dall’Fbi che, nel pomeriggio dell’8 agosto, si è presentato con un mandato di perquisizione alla porta della sua dimora di Mar-a-Lago, in Florida. Gli agenti federali stanno cercando di capire se, prima di abbandonare la Casa Bianca, Donald Trump abbia effettivamente trafugato alcuni documenti coperti dal segreto di Stato. Azione che costituirebbe un reato. Anche in questo caso, l’ex presidente ha parlato di un «attacco politico contro la sua candidatura alle elezioni del 2024», paragonando il blitz dell’Fbi al Watergate.

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