«A casa di Trump l’Fbi cercava documenti top secret collegati alle armi nucleari»

Il Washington Post: dieci scatoloni portati via dal Bureau. L’uomo dell’assalto agli uffici del Bureau era a Capitol Hill il giorno prima dell’assalto al Congresso

Durante il blitz nella residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago l’Fbi cercava documenti top secret collegati alle armi nucleari. A scriverlo è il Washington Post, secondo il quale la perquisizioni ha messo in evidenza le preoccupazioni nel governo Usa sulle informazioni in possesso dell’ex presidente e sul pericolo che possano finire in mani sbagliate. Le fonti (anonime) citate dal WaPo non hanno chiarito se le informazioni siano relative ad armi nucleari in possesso degli Stati Uniti o di altre potenze straniere. Né hanno specificato se l’Fbi abbia effettivamente ritrovato questo materiale tra le mura della residenza di Trump in Florida.


La perquisizione di Mar-a-Lago

Ieri il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto a un giudice di pubblicare il mandato che autorizzava la perquisizione. Il ministro della Giustizia Merrick Garland ha dichiarato di aver autorizzato lui il blitz. E ha aggiunto che gli attacchi al Bureau sono insensati. Il ministro ha parlato dopo che un uomo armato ha tentato di entrare negli uffici dell’Fbi in Ohio. Si chiamava Ricky Shiffer, è stato ucciso e aveva con sé una pistola lancia-chiodi e un fucile da guerra tipo Ar-15. Shiffer indossava un giubbotto antiproiettili. Ed è apparso in un video postato su Facebook il 5 gennaio 2021 che lo ritraeva partecipare a un comizio pro-Trump la sera prima dell’attacco al Congresso.


L’indagine che ha portato alla perquisizione di Mar-a-Lago punta a verificare se Trump abbia rimosso illegalmente documenti dalla Casa Bianca mentre lasciava l’incarico nel gennaio 2021. Il Dipartimento di Giustizia ritiene che alcuni di questi documenti siano classificati. Una fonte collegata al dossier sostiene che l’Fbi abbia portato via dieci scatoloni di documenti dalla casa del tycoon. Il caso si trova davanti al giudice Bruce Reinhart, che ha riesaminato il mandato per assicurarsi che il Dipartimento di giustizia avesse una causa probabile sufficiente per la perquisizione. L’Fbi non ha chiesto al giudice di leggere la dichiarazione allegata al mandato. Nel contenuto potrebbero esserci alcune informazioni riservate.

L’indagine dell’Fbi

L’indagine sulla rimozione dei documenti da parte di Trump è iniziata all’inizio di quest’anno, dopo che gli archivi nazionali hanno fatto un rapporto al Dipartimento. L’ex archivista David Ferriero aveva affermato in precedenza che Trump ha restituito 15 scatole al governo nel gennaio 2022. Gli archivisti hanno successivamente scoperto che alcuni degli articoli erano «contrassegnati come informazioni di sicurezza nazionale classificate». Un paio di mesi prima della perquisizione, gli agenti dell’FBI hanno visitato la proprietà di Trump per indagare su alcune scatole che si trovavano in un ripostiglio chiuso a chiave, secondo una persona che ha familiarità con la vicenda.

Il presidente Joe Biden, ha fatto sapere il suo entourage, non era a conoscenza dell’iniziativa dell’Attorney General. L’intervento di Garland è la sua prima apparizione pubblica dopo il raid, ma senza riuscire a giustificarlo. La perquisizione può portare a due possibili sviluppi. O sono state trovate prove schiaccianti che potrebbero mettere Trump con le spalle al muro. Oppure quello che è avvenuto lunedì è il punto di non ritorno di una crisi istituzionale dagli sviluppi imprevedibili. Trump e i suoi alleati hanno rifiutato di rendere pubblica copia del mandato di perquisizione. Il figlio del tycoon, Eric, ha raccontato che gli agenti non hanno consegnato nessun warrant. Limitandosi a mostrarlo ai legali di Trump solo a tre metri di distanza.

Cosa farà Trump

L’ex presidente Usa e i suoi legali non hanno ancora chiarito come intendono procedere sulla mozione presentata dal Dipartimento di Giustizia per chiedere che il giudice pubblicizzi il mandato di perquisizione. Trump ha tempo fino alle 21 di oggi per decidere se opporsi o meno alla diffusione del documento. Per il tycoon e i suoi legali si tratta di una scelta complessa: l’ex presidente ha in mano il mandato da lunedì. Ma non l’ha reso pubblico limitandosi a criticare duramente l’Fbi. Bloccare la richiesta del Dipartimento di Giustizia potrebbe lasciar intendere che Trump ha qualcosa da nascondere nel mandato. Trump può correre per la Casa Bianca anche in caso di incriminazione o dal carcere.

Foto copertina da: Rivista Studio

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