Roma, 3 turisti derubati geolocalizzano la refurtiva: «È in un campo nomadi, ma la polizia non può entrare»

Avevano lasciato l’auto parcheggiata sul lungotevere. Un paio d’ore di passeggiata e, al ritorno, si sono trovati i finestrini distrutti e la macchina svuotata

Mai lasciare oggetti di valore in macchina: un mantra che si sta rivelando ottimo consigliere. Soprattutto nella Capitale. Dopo la storia di Luca Ioli, che ha raccontato di come ha visto gli agenti della polizia non poter perquisire il campo rom dove si trovava l’Apple Watch e altre cose che gli avevano rubato nella sua auto parcheggiata, è successa la stessa cosa a 3 turisti americani. Siamo a Roma, di nuovo. Parcheggiano alle 9:00 del mattino l’auto sul lungotevere dei Cenci per poi visitare la città a piedi. Tornano alle 12:00, ma si trovano di fronte alla loro macchina con i finestrini distrutti. Una Toyota, riferiscono, completamente svuotata. Dentro c’erano 3 zaini, 2 Macbook, alcune borse e dei documenti. Poi stessa scena di Luca: attivano la geolocalizzazione dei pc e scoprono che la refurtiva si trova in un campo nomadi di via Candoni, alla Magliana. Chiamano la polizia, che però non interviene. «Le forze dell’ordine ci hanno detto che purtroppo non sono potute entrare nel campo per motivi di ordine pubblico», raccontano i turisti a Il Messaggero.


I tre, che sono di origine ebraica, hanno così chiesto aiuto a Chabad, organizzazione ebraica mondiale. «Quando ci hanno contattato abbiamo cercato di aiutarli – spiega il rabbino Menachem Lazar – Non è la prima volta che capitano episodi del genere. È terribile che le forze dell’ordine non abbiano avuto modo di aiutarli. Si sapeva benissimo dove fosse la merce rubata ma nessuno è potuto entrare lì. Episodi del genere rovinano la sicurezza della città. La lotta alla microcriminalità dovrebbe essere una delle priorità per Roma». Oltre ai tre e a Luca, poche settimane fa è rimasta vittima di questa dinamica anche una squadra di cricket. Questa volta però hanno deciso di muoversi da soli: alcuni di loro si sono recati nel campo nomadi e si sono fatti ridare l’attrezzatura rubata, tra cui le mazze da gioco, dietro un compenso in denaro.


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