Ungheria, i consiglieri di Orbán: «Troppe donne laureate, natalità a rischio». L’opposizione in rivolta

Secondo un rapporto redatto dai revisori economici del Parlamento ungherese, la crescita del numero di donne nel corpo docente metterebbe a repentaglio la rappresentanza maschile, favorendo «problemi mentali e comportamentali» negli uomini

Alle donne piace troppo studiare, e quest’inclinazione metterebbe a repentaglio la crescita demografica e l’economia ungheresi, oltre a discriminare gli uomini. La teoria è sostenuta in un rapporto redatto dall’Ufficio dei revisori economici del Parlamento ungherese, che è considerato molto vicino al premier Viktor Orbán. Gli autori della ricerca, che, stando al Corriere della Sera, ha coinvolto 700 tra studenti e genitori, notano che nell’ultimo decennio nelle università ungheresi si sono iscritte più donne che uomini, con una percentuale che quest’autunno si è attestata al 54,5%. Nello stesso arco di tempo, è cresciuto il tasso di abbandono degli studi universitari da parte degli uomini. Secondo lo studio, questo vuol dire che «un domani l’Ungheria sarà popolata da troppe donne istruite che, immancabilmente, non troveranno uomini alla loro altezza e quindi non si sposeranno e non faranno figli», scrive Monica Ricci Sargentini sul Corriere.


Le politiche per la famiglia Orbán

Le politiche per la famiglia sostenute da Orbán prevedono, tra l’altro, l’esenzione a vita della tassa sui redditi per tutte le donne che partoriscono e crescono almeno quattro figli; un prestito a interessi ridotti di 31.500 euro per le donne sotto i 40 anni che si sposano per la prima volta, con un terzo del debito estinto alla nascita del secondo figlio e tutti gli interessi cancellati alla nascita del terzo. Inoltre, 3.150 euro erogati dallo Stato alle famiglie con due figli per comprare casa, a cui se ne aggiungono 12.580 dopo il terzo figlio. Per ogni nuovo nato, infine, i genitori riceveranno altri 3.000 euro.


«Uguaglianza dei sessi indebolita»

Misure che incoraggiano la natalità, senza però tenere conto di quella che gli autori dello studio vedono come una minaccia per il Paese: la sempre più massiccia presenza femminile tra i docenti universitari. Sarebbe appannaggio delle donne, secondo gli autori della ricerca, l’82% del corpo docente di scuole e atenei ungheresi. «Ma chiunque abbia visto un ragazzo giocare a calcio sa che gli uomini sono in grado di svolgere compiti con un livello di concentrazione molto alto», si sottolinea. Se le competenze maschili non vengono valorizzate, è la tesi di fondo, gli studenti non acquisiscono le capacità necessarie a «riparare un rubinetto, aggiustare un computer o montare un mobile».

«Se l’istruzione favorisce tratti femminili — conclude la ricerca — come la maturità emotiva e sociale, favorendo la sovrarappresentanza delle donne nelle università, l’uguaglianza (dei sessi) sarà notevolmente indebolita». Inoltre i ragazzi, che sono più inclini «all’assunzione di rischi e all’imprenditorialità», non potrebbero svilupparsi liberamente e sarebbero a rischio di «problemi mentali e comportamentali». Si fa notare, tra l’altro, che «i tratti maschili» sono «necessari per lo sviluppo ottimale dell’economia». Il rapporto è stato diffuso il mese scorso, ma le conclusioni sono state pubblicate l’altro ieri dal quotidiano Nepszava, attirando forti critiche da diversi politici ungheresi e da esperti di diritti umani. Il deputato dell’opposizione Endre Tóth ha scritto su Facebook che parlare di attitudini maschili e femminili «è una totale assurdità scientifica».

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